FOOTBALL PORTRAITS - "Kun" Agüero della stessa pasta dei sogni
di CHRISTIAN GIORDANO
"A-gue-ro". La dieresi non è mai stata - né mai sarà - negoziabile: per imperscrutabili motivi tutti argentini come il suo talento da futbol potrero, si pronuncia così, e non, alla spagnola, “Aghero”.
Abbiamo dovuto impararlo presto. Prestissimo.
A 15 anni, grazie al "Cabezón" Oscar Ruggeri che allenava l'Independiente, divenne il più giovane debuttante in prima divisione argentina. Vinse però 1-0 il San Lorenzo, era il 5 luglio 2003.
Tempo due anni e avrebbe regalato al Ct albiceleste Francisco Ferraro il Mondiale Under 17.
Giusto tre lustri fa, prima settimana del marzo 2006, Renato Zaccarelli allora direttore generale del Bologna volava in Argentina a visionarlo di persona. Sul posto.
Ne tornò rapito: "Bisogna vederlo per capire. Impressionante. E non solo col sinistro».
Quindici anni dopo, di cui dieci in Premier League della quale è miglior marcatore straniero, il primo nella storia del club e il quarto di sempre (257 gol in 384 partite), è tempo di salutarsi.
Il suo ciclo è finito, e che colpo da Agüero sarebbe - nella sua stagione più difficile fra covid-19 e infortuni - chiudere magari alzando quella Champions che al Pep lontano dal Barca è sempre sfuggita.
Il Kun, personaggio dei cartoni giapponesi che lui ha fatto conoscere al mondo, lascia il Man City cui ha consegnato lo storico titolo del 2012 dopo 44 anni di digiuno.
Se ne va con anche il record di 12 triplette in Premier e 13 trofei.
Difficilmente tornerà a Madrid sponda Atlético, o nella metà "Rojo" di Avellaneda.
Il sogno di papà Leonel del Castillo (Agüero è il cognome materno) è ri-vederlo là dove tutto è cominciato: al San Martín de Tucumán. E i sogni, come quella dieresi, negoziabili non lo sono mai.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
lunedì 29 marzo 2021
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