"Cenerentola" Wevelgem: Gand ma non grandissima


di CHRISTIAN GIORDANO ©
in esclusiva per Panache magazine ©

È l’altra grande classica della regione. E una volta rivaleggiava, per importanza, con la regina, sua maestà De Ronde

A lungo stretta in mezzo alla settimana “santa” tra Fiandre e Roubaix, la “Gand” (per i valloni, Gent per i fiamminghi) non è mai assurta a tappa di Coppa del mondo UCI, e il suo prestigio è andato via via scemando. Come il suo chilometraggio: dai 277 (record) del 1977 ai 275 di fine anni Ottanta fino agli attuali 254 dell’ormai appuntamento fisso del Pro Tour (2005) prima, e del World Tour (2011) poi. 

Nata per iniziativa della Gazzetta di Anversa, è passata alla storia come classica per velocisti per via del suo arrivo piatto. Ma la sua stessa storia, fatta di vento, freddo, pioggia e la duplice ascesa sul ripido pavé del Kemmelberg, racconta (anche) ben altro. Perché sono relativamente poche le edizioni conclusesi con uno sprint di gruppo. Ben più frequenti gli epiloghi con una volatina ristretta di un manipolo di coraggiosi e indomiti fuggitivi. 

In sei l’hanno vinta tre volte: i belgi Robert Van Eenaeme, Rik Van Looy, Eddy Merckx e Tom Boonen, il nostro Mario Cipollini e lo slovacco Peter Sagan, che detiene pure il record di podi (sei). 

L'arrivo nella piccola Wevelgem, anziché nella più “logica” Anversa, fu scelto perché città natale del primo boss della corsa, l’imprenditore tessile Georges Matthijs, e in omaggio al suo concittadino Gaston Rebry, negli anni Trenta una delle prime star del ciclismo belga. 

La prima edizione, il 9 settembre 1934, si corse su 120 km piatti e con al via solo dilettanti belgi. La vinse Gustave Van Belle. Due anni dopo, su 168 km, la prima vittoria di un professionista: il belga Robert Van Eenaeme. 

Dal 2011 organizzata - come il Fiandre - dalla Flanders Classics, dall’anno successivo prevede, nel pomeriggio dello stesso giorno di quella maschile, la gara femminile. La britannica Lizzie Armitstead la prima nell’albo d’oro, l’olandese Kirsten Wild (2013, 2019) l’unica plurivittoriosa. 

Solo la Seconda guerra mondiale ne interromperà (1940-1944) l’annuale cadenza. 

Alla ripresa dopo il conflitto, nel 1945, la corsa organizzata come evento professionistico da Rebry, nel frattempo divenuto presidente del vélo-club Het Vliegend Wiel (“La ruota volante”) e nuovo direttore di corsa, non per caso fu vinta proprio da Van Eenaeme, undici anni addietro il primo vincitore pro’. Fu, quella, un’edizione oltremodo storica. Perché la vittoria gli fu assegnata dieci giorni dopo (!), e tramite visione del pionieristico fotofinish. 

Altra sliding door epocale - per riconoscimento e prestigio nel calendario internazionale - fu, dal 1947, lo spostamento in primavera. Rebry riuscì a portare in cartellone Fausto Coppi e Gino Bartali, superstar capaci di attirare folle di appassionati. 

Non ebbe fortuna né lunga vita, invece, dieci anni dopo, la formula con l’inserimento della corsa nel cosiddetto Trofeo delle Fiandre, una due-giorni che prevedeva la Gent-Wevelgem il sabato e la Omploop Het Volk la domenica. 

Il grande appeal internazionale arrivò nei favolosi Sixties con le triplette e il relativo passaggio di consegne fra i grandissimi belgi Van Looy e Merckx e, nel 1964, con il primo successo di un francese, nientemeno che Jacques Anquetil. 

L’anno del chilometraggio-record, 1977, fu pure quello dello “sconfinamento” su undici muri delle Fiandre ardennesi (tra cui Kwaremont, Kluisberg e Koppenberg) e la duplice scalata - da due versanti - del Kemmelberg (pendenza massima 18%); e il primo successo internazionale di Bernard Hinault fece il resto. Il Tasso, non il più accanito fan del pavé (eufemismo), disse che aver dovuto metter giù il piede scalando il Koppenberg era una farsa. E l’esperimento morì lì. 

Non la Gand-Wevelgem, non più servetta della regina cattiva Ronde ma cenerentola perenne invitata al debutto in società delle grandi mai monumento. La zucca s’era trasformata carrozza. La scarpetta di cristallo le calzava perfetta, e la mezzanotte sembrava ancora lontana. 

Christian Giordano

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