Barça-gate, e diluvio sarà
Barça-gate. Proprio nella settimana che porta alle elezioni presidenziali di domenica 7 marzo.
Per "falso in amministrazione e corruzione" sono in stato di FERMO l'ex presidente Josep Maria Bartomeu, in carica dal 2014 fino alle dimissioni - da sfiduciato - dello scorso 27 ottobre, e altri tre dirigenti: il suo uomo di fiducia Jaume Masferrer (già consigliere del predecessore Sandro Rosell), l'amministratore delegato (CEO) Oscar Grau e l'avvocato Roman Gomez Ponti, l'unico tornato a piede libero in serata.
I Mossos d'Esquadra, gli agenti della polizia catalana, hanno effettuato - si legge nel comunicato della Divisione Investigativa Criminale - "4 FERMI, 5 iscrizioni nel registro degli indagati e perquisizioni"; una di queste presso gli uffici blaugrana, al Camp Nou.
L'indagine era stata avviata dopo le indiscrezioni - prima di Cadena Ser e a ruota di altri di media catalani - secondo le quali il Barcellona aveva pagato fatture alla I3 Ventures, un'agenzia di consulenze di marketing, incaricata di 'screditare' via-social i giocatori critici verso la linea dirigenziale, primi fra tutti il capitano Messi e il totem Piqué.
L'inchiesta è condotta del giudice istruttore Alejandra Gil, che ha esteso sugli atti il segreto processuale.
Il Barcellona ha emesso un comunicato per esprimere "il massimo rispetto per il procedimento giudiziario in atto e per la presunzione d'innocenza degli interessati".
Il candidato Toni Freixa, ex direttore sotto Bartomeu e il cui slogan della campagna è "Fidels al Barca", ha twittato: "Troppa gente vuole il male del Barcellona. Non lo permetteremo. Non camminerete mai soli".
Il favorito Joan Laporta, già presidente nell'èra-Guardiola, sul fermo di Bartomeu - che si è avvalso della facoltà di non rispondere - ha così commentato: "Anche se non ha gestito bene il Barca, ne era pur sempre il presidente e queste non sono belle notizie".
Il Barça-gate s'è appena riaperto, e chiunque vinca domenica - Laporta, Freixa o Font - poi sarà diluvio.
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