1984 - Alla corte di re Michel
A sottolineare l'atmosfera che francesi e spagnoli trovano nel glorioso stadio parigino basta il titolo d'apertura dell'Équipe: «Il giorno della gloria è arrivato». Via con lo sciovinismo, quindi, e i richiami all'inno nazionale, alla Rivoluzione francese e così via si sprecano.
La squadra di Hidalgo, però, di populista ha poco più di nulla: al contrario, è formazione aristocratica che sul campo si muove con assoluta eleganza. Al suo interno, il citì transalpino ha saputo assortire al meglio gente in età verde come Bruno Bellone ed altra nel pieno della maturità come Tigana e Platini. Ed è ancora Michel, sempre più grande, sempre più leader, ad ispirare le manovre dei suoi compagni oltre che a trasformare in gol (il primo, quindi il più importante) un pallone apparentemente "innocente" come un agnello pasquale che Arconada si fa sfuggire dalle mani dopo aver dato l'impressione di tenerlo ben stretto.
Sotto di un gol, e quindi obbligata ad attaccare, la Spagna butta alle ortiche tutte le tattiche e, se da un lato fa sudar freddo Bats, dall'altro si offre alle insidie del contropiede dei padroni di casa che però, proprio nella partita più importante, non appaiono al meglio della condizione. Gli spagnoli le tentano tutte ma invano e quando l'arbitro Christov espelle Le Roux a cinque minuti dalla fine, le "furias Rojas" cercano in questi trecento secondi con ogni loro forza il pareggio che riaprirebbe il discorso, senza però ottenerlo.
Al contrario, quando mancano solo pochi attimi al triplice fischio di Christov, un lancio raggiunge Bellone; l'ala guarda negli occhi Arconada e lo batte con un preciso pallonetto. È il 2-0. Il Parco dei Principi esplode. Le grida di «Allez les bleus» rimbalzano dalle gradinate al campo. Il giorno della gloria è arrivato.
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