Roche, Visentini, l'orgoglio



Lo scorso weekend, nella sede aziendale di Caldiero, la Carrera Jeans ha tenuto una grande festa per celebrare il 30° anniversario della storica stagione ciclistica 1987, quella in cui Stephen Roche riuscì a conquistare Giro d'Italia, Tour de France e Campionato del Mondo.

Insieme al campione irlandese, erano presenti tra gli altri Davide Cassani, Claudio Chiappucci, Giovanni Battaglin, Guido Bontempi e lo storico ds del team, Davide Boifava, che per mesi ha cercato di convincere anche Roberto Visentini a prendere parte alla rimpatriata. Tutto inutile. "Roberto non vuole più vedere nessuno di quella squadra", ha detto a Tuttobiciweb. "Tantomeno Roche."

L'irlandese da parte sua si è detto profondamente dispiaciuto per l'assenza del compagno-rivale, e per l'insistere di una ruggine che il tempo non è riuscito a levigare: "È un peccato che Roberto sia sempre ripiegato sul passato. Era un campione, e ho sempre avuto grande rispetto per lui. Andrò a trovarlo a casa sua, faremo un giro in bici e ci spiegheremo." 

Nel seguente brano tratto da il Centogiro, si ripercorre la sequenza dei fatti che hanno contribuito a generare uno dei rapporti tra compagni di squadra più tesi della storia del ciclismo. Era il Giro d'Italia del 1987.


Il massacro di Sappada
di Leonardo Piccione

Quando Eddy Schepers partì all’inseguimento di Jean-Claude Bagot, nessuno poteva immaginare che il belga stava imbastendo una delle azioni che avrebbero deciso il Giro.

Era la sesta tappa, da Terni al Terminillo, il gruppo aveva deciso di lasciar andare quella fuga a due, tanto innocua quanto utile: due passistoni senza pretese che si ammazzano di fatica e occupano le telecamere per ore, certe volte è il meglio che si possa desiderare. In pochi si sorpresero quando Schepers, dopo aver tirato per gran parte della giornata, lasciò la vittoria di tappa a Bagot, senza troppo sbattersi. «À charge de revanche, Jean-Claude».

Eddy correva per la Carrera, la squadra della maglia rosa, e rinunciare a quella gioia individuale equivaleva a garantire ai suoi il sostegno della Fagor, la squadra di Bagot, per il prosieguo del Giro. Un’azione da manuale del perfetto gregario, se non fosse che Schepers non chiese a Bagot di correre genericamente in appoggio alla Carrera, ma di impegnarsi specificamente per l’unico suo vero amico dentro la Carrera. Quell’amico si chiamava Stephen Roche ed era destinato a diventare, insieme all’agente Jimmy Malone de Gli Intoccabili, l’irlandese più influente del 1987.

Il piano di Schepers e Roche si fece atto il 6 di giugno, in una sequenza di eventi ricordata come «il massacro di Sappada». Visentini, compagno di squadra di Roche, era in rosa da due giorni, nella crono di San Marino era andato fortissimo. Roche lo attaccò nei primi chilometri della 16a tappa, scendendo da Forcella di Monte Rest, e fece il vuoto.
Davide Boifava, il ds della Carrera, si avvicinò all’irlandese: «Stephen, devi fermarti. Hai mandato la corsa in frantumi, ci sono corpi sparsi ovunque.»
«Grandioso!», fece quello.
«Non hai capito. Devi fermarti. Ora. Visentini e il resto della squadra si sono messi a tirare per riprenderti».
«Se Visentini si ferma, mi fermo anch’io. Se non si ferma, allora digli di farsi coraggio, gli servirà».

Il tentativo di Roche fu annullato, ma Visentini, in crisi di nervi e di fame, salendo verso Sappada accusò 6' di ritardo. Cinque giorni dopo cadde e si ritirò. «La morale del ciclismo è ambigua», sintetizzò Mario Fossati su Repubblica.

Roche difese la maglia rosa fino alla fine, legittimandola agli occhi dei tifosi italiani. A luglio avrebbe vinto il Tour, a settembre il Mondiale, unico nella storia insieme a Merckx a completare la Tripla Corona. Eddy Schepers sarebbe rimasto suo fedele gregario ancora per anni. Roberto Visentini, invece, non gli avrebbe mai più rivolto la parola.


"Il massacro di Sappada" e altri 98 racconti sulla storia del Giro d'Italia sono raccolti ne "il Centogiro", disponibile in libreria e in tutti gli store digitali.

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