BIKE PORTRAITS - Da Messina a Messina: ciao Nibali, la fine di un'èra


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Un colpo di teatro, di fantasia, uno dei suoi. Una scelta d'istinto, testa-cuore-e-gambe, come sempre ha corso. E vinto.

L'annuncio - in diretta RAI - dell'addio là dove tutto era cominciato: nella sua Messina, come forse solo nei sogni. Lui che sin da 15-enne emigrato a Lamporecchio, in Toscana, nella Mastromarco di Carlo Franceschi, è sempre stato capace di addormentarsi ovunque. Persino nelle vigilie più importanti.

Se c'è stato un corridore, negli ultimi 18 anni, in grado di reggere le pressioni e al contempo regalare imprese, quello è stato Vincenzo Nibali.

Campione sempre, personaggio mai: il suo tallone d'Achille, la poca mediaticità, assieme allo spunto veloce.

Per il resto, un campione straordinario come le sue imprese: uno dei sette re dalla tripla corona nelle grandi corse a tappe - due Giri, il Tour e la Vuelta - e tre monumenti - i due Lombardia e la storica Sanremo. La corsa che forse meno di tutte gli si confaceva, e che forse più di tutte gli ha regalato quella popolarità tanto meritata quanto, per timidezza, volutamente rifuggita.

Gli è mancato, fra i 54 successi in carriera (e 11 podi nei grandi giri), il grande acuto in azzurro, sfumato in cadute pre o durante i mondiali (a Firenze 2013, al Tour prima di Innsbruck), a 11 km dal podio olimpico di Rio2016.

Dopo l'incidente all'Alpe d'Huez del 2018, nonostante i valori numerici dicessero - e dicano - il contrario, non è stato più il "vero" Nibali.

Ma anche nel tramonto si sta dimostrando il fuoriclasse che è sempre stato. L'epitome del corridore moderno proprio perché antico. 

L'amico di una vita di "Scarpa", il mentore di Rosario Costa della sua Academy.

Squali così non se ne fanno più, e lo apprezzeremo ancora di più nel tempo.

Grazie per le emozioni, Enzo.

PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
mercoledì 11 maggio 2022

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