Muchas gracias "Pipita" Higuaín, el fútbol tra business ed emoción


"Siento que el fútbol me dio muchísimo.
Di todo de mí y más.
Muchas gracias a todos los que confiaron en mí,
llegó el momento de decir adiós.”
- Gonzalo Higuaín

Se il fútbol, oltre che business, è prima di tutto emoción, allora El Pipita ne è stato - nel bene e nel male - un sommo epitome: 17 anni e mezzo di ottovolante fra vertiginosi alti - River Plate, Real Madrid, Napoli e Juventus - e bassi (Milan, Chelsea e Juve-bis), con 333 gol in 708 partite con i club, più i 31 in 75 con la Selección. E in bacheca 14 trofei.

L'Europa lo scoprì, e subito se ne innamorò, una notte d'ottobre del 2006: doppietta e pure taconazo nel 3-1 del River nel Superclásico di Apertura.

In patria, ancora oggi, "EL DÍA QUE HIGUAÍN DESTRUYÓ A BOCA".

In panchina Daniel Passarella, el Caudillo che in lui vedeva un mix della tecnica di Zidane e Francescoli e doti di goleador più alla Thierry Henry, partendo da lontano, che da David Trezeguet dell'area.

El Pipita, da papà Jorge, oltre che il nick per il naso puntuto e i lineamenti, aveva preso anche la doppia cittadinanza franco-argentina.

Gonzalo Gerardo infatti è nato in Francia, a Brest, perché "el Pipa" originale giocava difensore per lo Stade Brestois.

A dieci mesi, il ritorno in Argentina e la Francia non la rivedrà che nel '98.

Tre i mondiali disputati, con il rimpianto eterno dei gol falliti nella finale contro la Germania a Brasile 2014.

In albiceleste, il boccone più amaro secondo solo al suo errore ai rigori in quella di Copa América, l'anno dopo, contro il Cile.

Da noi ha unito e diviso forse come nessuno più popoli. La clausola da 90 milioni per lasciare Napoli ha fatto epoca più dei suoi 36 gol in una stagione, record poi eguagliato da Immobile: tra tutte, proprio la Juve.

Lì è finito il miglior Higuaín. Poi il Milan, il fantasma intravisto al Chelsea - dove con Sarri ha però alzato l'Europa League - e il mesto ritorno a Torino: l'emoción s'era spenta, restava il business.

«La gente crede che la nostra sia una vita facile, ma non è così». 

Il mondiale in Russia il giorno dopo la nascita della figlia, la malattia della madre da lontano per la pandemia. 

Poi, l'ultimo sussulto d'orgoglio: all'Inter Miami e, nella insospettabile MLS, l'amore ritrovato nel giocare al fútbol.

Dodici gol e due assist nelle ultime 14 partite, cinque reti nelle ultime quattro.
Altri due match di regular season e poi dirà stop. 

Il 10 dicembre saranno 35. Muchas gracias, Pipita. Il privilegio è stato - anche - nostro.

PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
Lunedì 3 ottobre 2022

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