GIRO '23 - Pinot nero, saeta Rubio e l'apologia del torticello

 

Elogio del proprio (t)orticello.

Ognuno attento al suo, tutti insieme disappassionatamente colpevoli di figuraccia globale: chi corre, chi fa correre, chi commenta e magari chi guarda, e magari critica senza sapere o conoscere.

Doveva essere il tappone di 207 km con la "Cima Coppi" e l'unico sconfinamento all'estero, a Crans Montana: in Svizzera poi non solo ci si è arrivati, ma si è addirittura partiti dopo un teatrino (eufemismo) imbarazzante. E infantile: colpa tua; no, vostra; anzi loro: delle app (meteo).

Nel 2023, anche basta.

Riassunto delle puntate precedenti.

Nel 2016 la UCI (la federazione internazionale) ha introdotto il Protocollo Meteo Estremo, studiato e concordato con le associazioni di categoria: commissari, corridori professionisti (CPA), gruppi sportivi (AIGCP) e organizzatori (AIOCC). E riguardante sei tipologie di condizioni, appunto, estreme per le quali farlo scattare:
  1. Pioggia gelida
  2. Accumulo di neve sulla strada
  3. Venti forti
  4. Temperature estreme
  5. Scarsa visibilità
  6. Inquinamento dell’aria
A seconda del tipo di condizioni (meteo, di corsa, di percorso) incontrate e/o previste, queste le altrettante misure applicabili.
  1. Nessuna azione
  2. Modifica del luogo di partenza
  3. Modifica dell’ora di inizio
  4. Modifica del luogo di arrivo
  5. Utilizzo di un percorso alternativo
  6. Neutralizzazione di una sezione della tappa/gara
Ora: già la sera prima del via, i pissi-pissi-bau-bau negli hotel della carovana, si sprecavano. Con tutta l'acqua e il freddo presi i giorni precedenti, più che comprensibile. Però c'è (più di) un però.

L'ammutinamento del Bounty (please, non chiamatelo "sciopero") di Morbegno 2020 è un ricordo ancora troppo fresco e vivido, e spesso obnubila anche le menti più elette. 

Ciò che resta inspiegabile - ma forse non troppo in questa Italietta sott'acqua al primo sgrullo, e figuriamoci quando d'acqua ne vien giù a secchiate - è che si ripetano le stesse cose, gli stessi errori (in primis di comunicazione, ma non solo), le stesse figuracce.

Ancor più incomprensibile che a farli siano più o meno sempre gli stessi. 

Cristian Salvato, il punching ball mediatico di Morbegno 2020, stavolta - da presidente della ACCPI (Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani) - ha "solo" fatto le veci del presidente dell'associazione mondiale, Adam Hansen, che, contumace al Giro, ha almeno avuto il buon gusto di assumersi la piena responsabilità della decisione. Condivisa, ha dichiarato, dal 90% dei corridori.

Quale decisione? Quella di tagliare la tappa ai soli ultimi 74,6 km con partenza da Le Châble e arrivo, come da tracciato originale, in vetta ai 1456 metri di Crans Montana. Motivazione: maltempo previsto anche sul versante svizzero, e "discesa troppo pericolosa" per gelo e fanghiglia.

Motivazione, quella della picchiata pericolosa che agli stessi corridori fa sorridere, ma solo finché non ci scappa il morto. E che comunque deve sempre preoccupare anche chi, in carovana, corridore non è.

Già annullati per neve i 2469 metri della "Cima Coppi", si sarebbe attraversato il tunnel (come nel 2006), oltre al San Bernardo venivano cancellati anche i primi 132 km fatta salva la comparsata della finta partenza di Borgofranco d'Ivrea.

Accontentati interessi vari, ma non lo sport né gli appassionati, i corridori sono stati fatti salire in pullman e fatti partire al vero "km zero" ai piedi della temibile Croix de Coeur. Pronti-via e subito 1350 metri di dislivello per scollinare ai 2174 della vetta.

Salvati (ironia dei nomi) capra e cavoli del contenuto tecnico, ma per modo di dire, ci sarebbe da raccontare la tappa.

Tutta incentrata sul duello rusticano tra l'emotivissimo paperino francese Thibaut Pinot e la sfinge ecuadoriana Jefferson Cepeda, ancora più imperscrutabile dietro quegli occhialoni più grossi di lui. E a rimorchio Einer Rubio.

Come spesso succede, fra i due litiganti a godere sarà il terzo incomodo.
Nella circostanza un maestro di resilienza nella sottile arte dell'elastico: mi stacco e torno sotto, respiro e magari vi beffo in volata.

E infatti è così che è andata. Ormai divenuta questione personale fra il plateale Pinot, e il finto dimesso Cepeda, la fuga è arrivata con 1'35" sui big, troppo impegnati a controllarsi a vicenda come già visto a Campo Imperatore.

Acceso da Cepeda, lo sprint più che vincerlo in rimonta Rubio lo ha perso Pinot - sulla carta pure il più veloce - ma ormai roso dal nervoso e piccato al punto da volere più far perdere Cepeda che non vincerla lui, la tappa. Perché, ha ammesso con poco fair-play al traguardo, "non se la meritava".

L'ha meritata eccome Rubio, colombiano di Chíquiza (2700 metri di altitudine nel Dipartimento di Boyacá), ma italiano di adozione con base a Pago Veiano (nel beneventano).

Partito da dietro come una saeta (non rubia, semmai morena) per infilzare Pinot e Cepeda, fin lì beccatisi come i capponi manzoniani.
 

Nato per perdere il povero Pinot, tifatissimo can bastonato che al suo ultimo Giro si consola almeno con la maglia azzurra di miglior scalatore e l'ingresso in top ten nella generale.

Un orticello troppo piccolo, per uno come lui. Ma come lo sono tutti se, nel difenderlo, tutti hanno sempre torto.

CHRISTIAN GIORDANO ©


LE PAROLE VIA-TWITTER DI ADAM HANSEN:

"Le condizioni meteorologiche estreme vissute quest'anno sono al di fuori del controllo di chiunque e i corridori sono grati per il supporto di Rcs, volontari e tifosi. Faranno del loro meglio per mettere su uno spettacolo che il mondo possa guardare".
"Per fare chiarezza dal punto di vista dei corridori, le condizioni meteorologiche vissute durante il Giro di quest'anno sono state tra le più intense. Ieri sera i ciclisti hanno votato per invocare il protocollo per condizioni meteorologiche estreme. Il processo di voto è stato condotto in forma anonima, con oltre il 90% dei corridori a favore. 
La CPA e io sosteniamo la loro decisione. Se qualcuno non è d'accordo con questa scelta, me ne caricherò il prezzo. Quindi criticate me, non i ciclisti. I corridori sono gli eroi di questo sport e credo che dovrebbero concentrarsi esclusivamente sulle loro corse piuttosto che essere soggetti a commenti negativi. Vorrei estendere la mia gratitudine all'organizzazione del Giro d'Italia per aver riconosciuto la necessità di cambiamento e aver compreso la prospettiva dei ciclisti". 

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