Qualcosa va cambiato - per sempre



di SIMONE BASSO

Ieri pomeriggio, nella tappa regina del Tour de Suisse, si affrontava il classico (e durissimo: un monte che non finisce più e sbuca in una sassaia) Albulapass. 

Da tanti anni, lo percorrono (percorriamo, noi, con lo sguardo). 

Dopo la selezione darwiniana della salita, la discesa. Una delle più tecniche delle Alpi. Stradone, asfalto ben messo, serpentine, tornanti, drittoni (da paura): a sinistra la montagna, a destra (in alcuni tratti) il vuoto. 

Il fuggitivo, con la vittoria addosso, Juan Ayuso, un giovane fuoriclasse in divenire, in un tratto raggiungeva i 104 chilometri orari. Bastava guardare certi approcci, a manetta, dei migliori, per essere quasi terrorizzati. Nei due gruppetti che si inseguivano, quasi al fondo della picchiata, i ciclisti battevano di giustezza le moto dell'organizzazione. Sullo stretto, le bici passavano le moto. Adrenalina, spavento. 

La notizia sull'incidente (gravissimo) a Gino Mäder è circolata subito, come in un tam tam. Trenta metri di volo, sotto, in un fiumiciattolo, con Magnus Sheffield che si è fermato poco sopra. 

Gino Mäder è (era) un bello scalatore. Lo ricordiamo quando Primož Roglič, stronzetto quella volta, andò a riprenderlo (per superarlo) sul traguardo, in una frazione della Parigi-Nizza. 

Mäder è (era) una bella persona, intelligente, onesta. 

Oltre l'idea della sicurezza stradale, dei percorsi, dei pericoli, dovremmo aprire un dibattito sulle performance stellari di queste (meravigliose) biciclette. Che, leggere e filanti, sotto i 7 chili, paiono accelerare sui falsipiani da quanta energia raccolgano dall'azione del combinato uomo più mezzo. Ormai, soprattutto nelle discese lunghe, la velocità media si è impennata, con picchi record. I freni a disco, che permettono frenate improvvise, violente, hanno accentuato queste dinamiche esasperatissime. 

Il ciclismo degli anni Venti, avanti così, sta diventando pericoloso quanto il motociclismo degli anni Ottanta. Con buona pace degli agonisti da divano, quelli che rimpiangono uno sport mai esistito (solo raccontato come in una favola), qualcosa deve essere cambiato. Per sempre.

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