La terra ti sia lieve, "Uccellino" Hamrin



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Se Riva, per il fragoroso sinistro, era il breriano "Rombo di tuono".
Kurt Hamrin, per la levità, era "Uccellino".

Piccolo e inafferrabile, ti volava via in dribbling. E segnava.
Prima di Batistuta: miglior marcatore della Fiorentina, 150 gol in 289 partite in nove stagioni: dalla Viola dei quasi cento gol (in realtà 95 e poi 84) con Chiappella, Segato e quattro punte (con lui, Lojacono-Montuori-Petris) a quella di De Sisti e Merlo. 
Nel mentre, Coppa delle Coppe, Mitropa Cup e due coppe Italia.

Il nick fu una felice intuizione di un mito a Firenze - Renzo Propidi, in arte il Conte Razza -, poi ripresa su “La Nazione” da Beppe Pegolotti.

In patria è invece "Kurre", il Corriere, un po' per il nome e molto per la velocità di passo. 
La stessa con cui bruciava tappe e avversari.

Kurt Roland Hamrin era nato a Stoccolma il 19 novembre 1934.
Figlio di un imbianchino, comincia dodicenne nell'Huvudsta, l'anno dopo è al Råsunda e a neanche 15 anni nell'AIK Solna.

A 17 debutta in prima divisione, a 18 - stagione 1954-55 è capocannoniere con 22 gol in 22 presenze.
A 19 è già in nazionale.

Ex promessa pure nell'hockey, in un calcio svedese ancora (molto) dilettantistico vittoria o pareggio valgono 50 corone, la sconfitta zero.
Lavora così come zincografo sui cliché fotografici per il Dagens Nyheter.
Un funzionario della allora potentissima FIAT lo segnala alla Juventus.

Due anni prima che nel '58 lo scopra il mondo nella Svezia finalista sconfitta 2-5 in casa dal Brasile del 17enne Pelé.
In semifinale, il famoso "Smacco di Göteborg", è l'incubo di Erich Juskowiak, primo espulso della nazionale tedesca.
Suo il 3-1 alla Germania Ovest, uno dei 4 gol in 5 gare in quel Mondiale e dei 17 in 32 con la nazionale.
Con l'AIK erano stati 54 in 62 di campionato.

Nel novembre '55 Umberto Agnelli lo vede in amichevole, Portogallo-Svezia 6-2.
E l'Uccellino becchetta per primo.
In un battito d'ali è a Torino, sponda Po bianconera.
Nel '56-57 segna 8 gol in 23 partite, ma un infortunio alla zampetta (leggi caviglia) e le ricadute lo relegano ai margini.
L'anno dopo alla Juve i fior di stranieri sono John Charles e Omar Sivori e Hamrin, ritenuto troppo fragile, viene ceduto al Padova di Rocco per il diciassettenne Bruno Nicolé.

Il Paron gli fa fare appositi plantari, e l'Uccellino torna a volare: 20 gol e "Padova dei miracoli" al terzo posto.
Sulle grandi la spunta la Fiorentina di patron Enrico Befani.
Nel '67, a quasi 33 anni ne in cambio di Amarildo, il ritorno dal "Paron" Rocco ma al Milan: quello "dei veci" (lui, Cudicini, Sormani e Malatrasi); in due stagioni nono scudetto e Coppa Coppe e Coppa dei Campioni a Madrid '69 sull'acerbo Ajax di Johan Cruijff.


La chiusura nel '71 dopo due stagioni al Napoli e una all'IFK Stoccolma e con 317 gol in 585 partite.

Prima di svernare a Firenze da imprenditore, come a Cuccaro il suo ex compagno di nazionale Nils Liedholm.

E da lì, l'ultimo volo.
La terra ti sia lieve, Uccellino.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
Domenica 4 febbraio 2024

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