LE “SUPER AQUILE” DELLA NIGERIA VOLANO SUL GRADINO PIU’ ALTO DEL PODIO


Nwankwo Kanu in azione – da bbc.co.uk




E’ opinione diffusa, tra gli addetti ai lavori, che l’oro nel torneo maschile di calcio ai Giochi di Atlanta 1996 non possa sfuggire ad una delle due “tradizionali rivali” sudamericane, vale a dire Argentina e Brasile che, ai successi Mondiali e nella Copa America, non sono ancora riuscite ad abbinare il titolo olimpico.

Colpa, chiaramente, del regolamento che, sino a fine anni ’70, consentiva alle squadre dell’Est Europa di schierare le loro migliori formazioni rispetto a quelle dilettantistiche degli altri paesi, con l’oro andato via via al collo dei vari Puskas, Jascin o Deyna, tanto per citare un esempio.

Con le modifiche normative che, viceversa, aprono la partecipazione solo a giocatori Under 23 con l’aggiunta al massimo di tre “fuori quota” per nazione, ecco che si registrano le vittorie di Francia nel 1984, Urss nel 1988 e Spagna nel 1992.

E, per l’appuntamento americano, il Brasile schiera una “Seleçao” di prim’ordine in cui, assieme ai “fuori quota” Aldair, Bebeto e Rivaldo (scusate se è poco), sono presenti, tra gli altri, Dida, Roberto Carlos, Flavio Conceiçao, Juninho, Savio ed un certo Ronaldo.

Roba da competere anche in un Mondiale, cui l’Argentina non è da meno, rispondendo con i “fuori quota” Chamot, Sensini e Simeone, cui fanno degna compagnia Ayala, Zanetti, Almeyda, Claudio Lopez, Ortega e Crespo, tutti futuri protagonisti della nostra Serie A.

Difficile poter sperare di competere contro queste corazzate, men che meno l’Italia che – pur contando su Pagliuca, Crippa e Branca come “fuori quota” e su Nesta, Cannavaro, Tommasi e Del Vecchio – rimedia la consueta brutta figura venendo eliminata nel gruppo D, sconfitta 0-1 dal Messico e 2-3 dal Ghana dopo aver chiuso in vantaggio 2-1 il primo tempo, rendendo inutile il successo per 2-1 sulla Corea del Sud all’ultimo turno.

Avanzano viceversa ai quarti, pur con qualche difficoltà, sia il Brasile che l’Argentina che si riscattano nella fase ad eliminazione diretta, i carioca superando 4-2 il Ghana (doppietta di Ronaldo ed assolo di Bebeto) e gli albiceleste travolgendo 4-0 la Spagna, con doppietta di Hernan Crespo, mentre inizia a stupire la Nigeria che, dopo essere stata sconfitta 1-0 dal Brasile nel girone eliminatorio, batte 2-0 il Messico, guadagnandosi il diritto alla rivincita contro i brasiliani in semifinale, mentre agli argentini tocca il Portogallo che ha eliminato la Francia 2-1 ai supplementari.

La strada verso la più classica delle finali annunciate tra Argentina e Brasile sembra oramai delineata, tanto più che il 31 luglio, nella prima semifinale, una doppietta di Crespo garantisce ai sudamericani il successo per 2-0 sul Portogallo e l’accesso all’atto conclusivo del torneo, mentre invece…

Giova ricordare come, nei tornei internazionali, vi sia una regola non scritta che sconsiglia di incontrare nella fase ad eliminazione diretta una compagine già affrontata nel girone di qualificazione, poiché spesso l’esito è opposto ed anche il match tra Brasile e Nigeria non sfugge a tale situazione, visto che, la sera dopo la prima semifinale, si registra una delle più clamorose sorprese della storia del calcio olimpico.

Va in scena una delle partite dall’andamento più incredibile che si ricordi, dato che non crediamo vi sia stato nessuno disposto a scommettere sulla formazione africana, dopo che all’intervallo i verdeoro si trovano in vantaggio per 3-1 (doppietta di Flavio Conceiçao e rete di Bebeto contro l’autorete di Roberto Carlos per il momentaneo pareggio), pur se l’andamento dell’incontro non giustifica un tale punteggio.

Tanto più che, con il passare dei minuti dall’avvio della ripresa, le cose sostanzialmente non cambiano e si entra nell’ultimo quarto d’ora di gioco con il Brasile ancora saldamente (od almeno, così sembra) in vantaggio di due reti, quando una palla ingenuamente persa a centro campo innesta un veloce contropiede che Ikpeba trasforma nella rete del 2-3 quando mancano 12′ al termine dell’incontro.

La rete subita ha un effetto traumatizzante sui pur esperti brasiliani, i quali iniziano a vedersi materializzare i fantasmi della maledizione olimpica che non ha ancora permesso loro di fregiarsi dell’oro in tale manifestazione, fantasmi che poi divengono reali quando una magia di Nwanko Kanu, all’epoca diciannovenne, porta il risultato in parità proprio allo scoccare del 90‘ e che consente il prolungamento dell’incontro ai supplementari, dove peraltro vige la mai tanto vituperata regola del “Golden Goal“.

Ed è ancora Kanu, dopo solo 4′ dall’inizio dei supplementari, a ergersi quale giustiziere del Brasile nel raccogliere un pallone al limite dell’area, liberarsi con una finta di un difensore e fulminare Dida in uscita con un preciso rasoterra!

Attenzione, non che la Nigeria sia una squadra di sprovveduti, potendo contare, oltre che sui più esperti Amunike ed Amokachi, su giovani di valore inseriti nelle migliori squadre europee (Kanu e Babangida in forza all’Ajax, Okocha all’Eintracht Francoforte, Oliseh al Colonia, Ikpeba al Monaco ed il diciassettenne Babayaro all’Anderlecht) e che avranno tutti un luminoso futuro, però rispetto ai nomi ed al talento dei carioca, beh…

E così, mentre il Brasile sfoga la sua rabbia per quella che continua ad essere una maledizione olimpica dopo gli argenti del 1984 e del 1988, asfaltando 5-0 (tripletta di Bebeto) i portoghesi nella “finalina“, tutti si aspettano di vedere se gli africani saranno in grado di ripetersi anche nell’atto conclusivo contro i più concreti argentini.

Ancora una volta, la gara si mette in salita per i ragazzi allenati dal mister olandese Bonfrere, che vengono trafitti dopo appena 2′ dal fischio d’inizio della finale da Claudio Lopez per il vantaggio dell’Argentina, ma la rete subita ha l’effetto di caricare i nigeriani che prima colpiscono un palo con Amokachi al 25′ e poi ottengono il pareggio con un bel colpo di testa del giovane Babayaro due minuti dopo su azione di calcio d’angolo per l’1-1 con cui si conclude il primo tempo.

In avvio di ripresa il copione si ripete, con Collina che assegna ai sudamericani un rigore generoso per un contatto tra il futuro interista Taribo West ed Ortega, e trasformato da Crespo per la rete che gli vale il titolo di capocannoniere alla pari con Bebeto (6 centri a testa), ma ci vuol ben altro per abbattere le “Super Aquile“, che giungono nuovamente al pari con Amokachi ad un quarto d’ora dal termine e poi realizzano, ancora una volta al 90′, la contestata rete del 3-2 finale con Amunike che raccoglie in area un passaggio su punizione con tutta la difesa argentina scattata in avanti per porre gli attaccanti avversari in fuorigioco, posizione giudicata viceversa regolare dalla terna arbitrale.

Termina così, con il trionfo e la gioia incontenibile della formazione nigeriana, uno dei tornei dallo svolgimento più clamoroso ed impensabile dell’intera storia olimpica, con argentini e brasiliani che devono ancora rimandare il loro appuntamento con l’oro.

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