Pasquino, prof campionessa - La spada della roccia


(c.arr.) Una delle più forti schermitrici del mondo a sognare @paris2024 @paralympics e una professoressa di ingegneria alla Federico II di Napoli. Per raccontare @rosspask bisogna partire da queste sue incarnazioni. Una storia bellissima che ho raccontato per @corrierebuonenotizie sul @corriere della Sera in edicola. Rossana Pasquino è un orgoglio italiano, della @federscherma e del @comitatoitalianoparalimpico nello sport, ma anche del @ministeroistruzione per quello che fa nel mondo accademico. Evviva!
E grazie sempre a chi sa fermare il tempo come @augusto280766

Rossana alterna le pedane di scherma alle aule dell’università Federico II di Napoli Beneventana, paraplegica dall’età di 9 anni, approda a Parigi con un ricco medagliere Oro in Europa, Coppe del Mondo, Mondiali. Il progetto Campioni ogni giorno di P&G

30 Jul 2024 - Corriere della Sera
Di Claudio Arrigoni
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«Sono molto felice di questa vita complessa». Perché davvero la sua lo è. C’è la professoressa universitaria che ogni giorno si confronta con studenti e studentesse, fa ricerca, organizza tesi di laurea. Poi sveste i seriosi panni accademici e viaggia fra palestre e accademie usando spade e sciabole. Tutto si mischia a famiglia, amicizie, incontri: «Lo sport mi ha insegnato la gestione del tempo».

Sicuramente ne ha avuto bisogno in questi anni. È diventata una delle più forti schermitrici paralimpiche non solo italiane: si presenta ai Giochi di Parigi come campionessa europea di spada e sciabola, con vittorie in Coppa del Mondo e bronzi ai Mondiali. Rossana Pasquino, beneventana, 41 anni, alterna le pedane di scherma alle aule di una delle università più prestigiose: insegna «Princìpi di ingegneria chimica» alla Federico II di Napoli. «Lo studio è sempre stato il mio principale interesse, grazie anche a papà, ingegnere, e mamma, insegnante di matematica». Aveva 9 anni quando un infarto midollare l’ha resa paraplegica: «In pochi istanti mi sono trovata a non poter più utilizzare le gambe. Ero ancora giovanissima, forse questa è stata una fortuna. Ho sentito il calore della famiglia, i miei fratelli Pierpaolo e Antonio, cugini e cugine mi hanno sempre coinvolto in tutto. Mi sentivo già inclusa, prima ancora di esserlo. Uscivo, mi divertivo, sognavo».

Faceva ginnastica artistica, ma lo sport si è allontanato in quegli anni. Anche con momenti difficili: «L’adolescenza, i primi amori, i motorini che non si possono guidare. Ma da soli non si fa nulla, le persone che ci sono intorno ci aiutano a diventare quello che vogliamo». Fra queste c’è Francesca Boscarelli, amica dai tempi delle scuole medie e superiori, campionessa di scherma: «Una sorella, mi è stata sempre vicina». Le dice: «Hanno portato una pedana per le carrozzine, perché non vieni a provare?». Rossana va: «Sapevo poco o nulla del mondo paralimpico». Ha iniziato a tirare nel 2013 e quattro anni dopo era alla sua prima gara internazionale: «Non cercavo la competizione, ma la scherma mi piacque, c’è tanto lavoro di testa, non solo fisico». Anche perché il suo maestro di sciabola è Dino Meglio, compagno di Francesca e uno che ai Giochi di Los Angeles era sul podio a festeggiare. Quello di spada Antonio Iannacone. Si divide fa il Centro Schermistico Partenopeo e l’accademia beneventana di scherma: «Lo sport mi ha aiutato a scoprire meglio il mio corpo, del quale non ho mai avuto una accettazione piena, e a vivere all’interno di una squadra. Francesco Malena, il mio preparatore, è stato fondamentale in questo percorso».

La laurea

Laureata con lode nel 2005 con tesi sulla reologia di fluidi complessi, esperienze internazionali in Belgio, Grecia, Svizzera. Poi il ritorno alla università dove si è laureata. Quando si iscrisse non c’era una rampa di accesso per le sue aule e i bagni non erano accessibili. Per lei cambiarono le cose: «All’interno della Federico II c’è un ottimo servizio di supporto per persone che hanno qualunque condizione di disabilità, grazie all’associazione Sinapsi». Una storia perfetta per una iniziativa come «Campioni ogni giorno» di Procter & Gamble, che si propone di promuovere la pratica sportiva fra chi ha disabilità anche con l’esempio di campionesse come lei e di chi li ha supportati: «Io non sono “speciale”. Sono una che fatica e cerca di non abbattersi. In questi 28 anni di disabilità ho visto miglioramenti. Storie come quelle di Alex Zanardi e Bebe Vio hanno fatto la differenza. Forse il gioco sta qui: rivoluzionare la prospettiva, partire dal concetto di unicità. C’è bisogno di fare formazione. E aiutare chi non ha una famiglia forte di supporto».

  • La campagna «Campioni ogni giorno» è promossa da Procter & Gamble, global sponsor del CIO e del Comitato Paralimpico

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