ROGLIC A 5" DAL SOGNO


BETTINI - I duellanti Da sinistra lo sloveno Primoz Roglic, 34 anni, secondo a 5”, 
e l’australiano Ben O’Connor, leader della Vuelta, 4° al Giro 2024 e al Tour 2021

6 Sep 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Tiziano Marino 
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DUE ARRIVI IN SALITA E CRONO FINALE PER LA QUARTA VUELTA: «MI SENTO GIOVANE»

Lo sloveno, già re dal 2019 al 2021, in dieci tappe ha recuperato 4’46” al leader O’Connor. Pronto a stupire ancora: a 34 anni

Solo cinque secondi. Sono quelli che separano Primoz Roglic dall’australiano Ben O’Connor, leader della Vuelta dalla frazione numero 6, quando grazie alla fuga vincente riuscì a sfilarla proprio allo sloveno sul traguardo di Yunquera. Da quel momento Roglic è un uomo in missione, deciso a portare a termine un grande inseguimento - da 4’51” a 5” in dieci tappe - che gli permetterebbe di conquistare la sua quarta corona di Spagna, dopo i tre successi consecutivi dal 2019 al 2021.

Carpe diem 

«La maglia rossa? Ci stiamo avvicinando ogni giorno di più e per questo devo essere felice - aveva detto al termine della 16a frazione, quella dei Laghi di Covadonga -. Le salite che ancora mancano sono molto impegnative, può succedere di tutto». Qualcosa accadrà, impossibile pensare il contrario: «Dovremo essere bravi ad aspettare e cogliere il momento migliore». Carpe diem: due occasioni in salita, oggi sull’Alto de Moncalvillo e domani sul Picón Blanco, una a cronometro, domenica a Madrid.

La missione 

A 34 anni (compirà i 35 il 29 ottobre) Primoz vuole mettere l’ennesimo punto esclamativo sulla sua carriera, per la quarta volta color rosso Vuelta. Dovesse farcela, eguaglierebbe il record dello spagnolo Roberto Heras, vittorioso nel 2000 e dal 2003 al 2005. Di smettere, peraltro, non ne vuole sapere: «Mi sento ancora come se avessi 18 anni - ha ammesso -. Certo, non è come 15 anni fa: più invecchi, più aumentano le parti del corpo che al risveglio ti fanno male. Però il fatto di essere ancora in grado di competere a questi livelli mi rende orgoglioso. In un certo senso, è la competizione stessa a mantenermi giovane. Per questo voglio continuare a correre». 

Nel 2025 Roglic sarà alla tredicesima stagione in sella, la decima ad alti livelli, da quando cioè, dopo i primi tre anni con il team sloveno Adria Mobil, firmò per l’allora Lotto-Jumbo. Una carriera costellata di successi, 86 sin qui: oltre alle tre Vuelta, il Giro d’Italia 2023, la Liegi-Bastogne-Liegi 2020, l’oro a cronometro ai Giochi di Tokyo 2021, senza dimenticare il secondo posto al Tour 2020 perso all’ultimo respiro, nella cronoscalata della Planche des Belles Filles per mano dell’astro nascente del ciclismo mondiale, il connazionale Tadej Pogacar. «Le sconfitte fanno parte della vita - disse al tempo -. Sono sicuro che vincere il Tour non mi renderebbe una persona diversa. E non voglio che la gente si ricordi di me per questo. Semmai perché sono stato un atleta che ha sempre dato il massimo».

Saltatore 

Il tutto in “solo” 9 anni, un’inezia se si pensa che Roglic ha cominciato a pedalare tardissimo (22 anni). Non è cresciuto col mito del ciclismo, da piccolo non seguiva in tv le gare e non conosceva a memoria i nomi dei corridori, come è capitato invece alla maggior parte dei suoi colleghi. Semplicemente faceva altro: salto con gli sci. A 14 anni era in Nazionale e nel gennaio 2007, a Tarvisio, si laureò iridato junior a squadre. Poi nel marzo dello stesso anno, un salto gli cambiò la vita: a Planica, il vento lo sorprese in volo, lui cadde, perse i sensi e la capacità di fare la differenza con gli sci ai piedi. Abilità che invece, poco dopo, scoprì di avere in bici. «Quando ripenserò alla mia carriera, vorrei essere quello che si è divertito col ciclismo e che ha illuminato gli altri con questa gioia». Sicuramente sulle strade della Vuelta. 

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