La corsa più amata del mondo
I 54 MILA DI NEW YORK LA MARATONA CULTO DA QUARANT’ANNI È UNA FESTA ITALIANA
Oltre 2000 dall’Italia: di più solo gli statunitensi Pizzolato nel 1984 il primo europeo a vincere: e da noi esplose il fenomeno del running
3 Nov 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Andrea Buongiovanni
Allora, correva il 1984 - giusto quarant’anni fa - gli italiani al via furono circa 150 su un totale di 16.000 (meno dell’1%). Uno di essi, il pressoché sconosciuto Orlando Pizzolato, 26enne vicentino di Thiene, con 2h14’52” divenne il primo europeo della storia a imporsi: “Pizzo what?” strillarono tutti. Oggi, dalla tradizionale partenza dal Ponte di Verrazzano, in Staten Island, i nostri connazionali saranno oltre 2000, un record (150 più dello scorso anno), su circa 54.000 in rappresentanza di 160 Paesi (quasi il 4%). Nessun’altra nazione, Stati Uniti padroni di casa naturalmente a parte, conterà su un numero maggiore di partecipanti. E sarebbero di più se gli organizzatori del Road Runners Club non fissassero, in generale, un numero chiuso. La maratona di New York celebra la 53a edizione e il fenomeno di massa, il fenomeno sociale, è sempre più realtà. Soprattutto in salsa tricolore. Con cinque tour operator dedicati che, dall’iscrizione (che costa 600 dollari, oltre 550 euro, trasferimento alla partenza compreso) ai voli, dai pasti alla sistemazione alberghiera, si occupano praticamente di tutto.
Sicurezza
È un rito che, rinnovandosi dal 1970, ha dato il la al fenomeno del running nel mondo. Aprendo, inevitabilmente, all’attività femminile. Anche in Italia, di colpo, negli anni sono tutti diventati esperti di tabelle di allenamento e di scarpe per correre. Le pubblicazioni specializzate sono spuntate come funghi. Quello della Grande Mela è peraltro un evento che, dopo gli anni recenti macchiati dalla pandemia di Covid, ha ripreso a viaggiare col vento in poppa. Dodici mesi fa sono stati 51.453 i maratoneti (di 148 Paesi) capaci di tagliare il prestigioso traguardo posto in Central Park, a Manhattan, dopo che il percorso della gara è come sempre transitato anche dagli altri tre distretti della città: il Bronx, il Queens e Brooklyn. Sarà così anche stavolta, spesso tra ali di folla. Anche se, con l’eco dei tanti venti di guerra e le elezioni presidenziali in programma martedì, quella di quest’anno sarà un’edizione super blindata. L’allerta, tra unità antiterrorismo e cinofile, agenti in borghese, forze dell’ordine e droni a sorvolare sopra tutti i 42 chilometri, sarà massima. La macchina della sicurezza complessa come non mai.
Il fascino
Anche il business cresce stagione dopo stagione. Indotto o no che sia. I due vincitori, oggi, riceveranno 100.000 dollari (91.000 euro), i secondi 60.000, i terzi 40.000 e via a scalare, più 50.000 in caso di record della gara: nel mirino, in questo senso, ci sono le 2h04’58” centrate dall’etiope Tamirat Tola nel 2023 e le 2h22’31” firmate dalla keniana Margaret Okayo nel 2003. Quella di New York, date le caratteristiche tecniche, con i tanti ponti spaccagambe e i numerosi saliscendi, non è certo la maratona più veloce al mondo. Il recente 2h09’56” di Ruth Chepngetich a Chicago, prima donna sotto il muro delle 2h10’, mette ancora i brividi e fa impallidire il confronto. A ben guardare, non è nemmeno quella dai numeri più grandi: sempre oggi, al via di quella di Pechino, da piazza Tienanmen, saranno circa in 30.000. Ma le richieste di iscrizione, provenienti da 43 Paesi, sono state addirittura 182.949. Resta però di gran lunga la più affascinante e suggestiva,
Per il bis
Il cast, poi, è in ogni caso di prim’ordine. Perché Tola, 33 anni compiuti in agosto, nel mentre, su un percorso per certi versi simile, a Parigi è anche diventato campione olimpico. E oggi andrà a caccia di un back to back che, in campo maschile, non riesce dai tempi del keniano Geoffrey Mutai, che si impose nel 2011 e nel 2013, dopo che l’edizione del 2012 venne cancellata a causa dell’uragano Sandy. Se riuscirà nell’impresa, diventerà anche il primo a conquistare Central Park con l’oro a cinque cerchi simbolicamente al collo. Insieme con lui, altri ex vincitori quali Geoffrey Kamworor (2017, 2019, quattro partecipazioni complessive e quattro volte sul podio), Albert Korir (2021) e Evans Chebet (2022), tutti keniani. Al via anche il belga Bashir Abdi, che ai Giochi francesi è stato d’argento, dopo il bronzo di Tokyo 2021. Pure Hellen Obiri, 34enne keniana, inseguirà un doppio traguardo. Se replicherà l’affermazione dello scorso anno (la doppietta femminile manca dal 2016, quando Mary Keitany si impose per la terza volta consecutiva), vincerà anche il titolo del circuito Majors 2024. Racchiude, annualmente, le sei maratone più importanti al mondo. New York è l’ultima: solo cronologicamente.
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I NUMERI
127 - I partenti al via della prima edizione che si corse nel settembre 1970: solo 55 tagliarono il traguardo
4 - Il record dello statunitense Bill Rodgers, vincitore di 4 edizioni consecutive, dal 1976 al 1979. Segue il connazionale Alberto Salazar con 3
9 - Le vittorie nella gara femminile della norvegese Grete Waitz tra il 1978 e il 1988
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«Le nostre 42 km evento popolare anche grazie a quel successo»
1) Pizzolato, qual è l’eredità del suo successo del 1984?
«Vinsi da outsider, per non dire da sconosciuto. E la mia vita, di colpo, cambiò. Le emozioni e il contesto, per chi si imponeva allora, erano diverse da quelle di oggi. La gara di New York, anche in fatto di dimensioni, a quei tempi era davvero un’altra cosa. A chi la conquistava, dava enorme visibilità. Ora c’è una maratona importante e veloce ogni domenica e di New York spesso nemmeno ci si ricorda di chi ha vinto l’ultima edizione».
2) Quali meriti si attribuisce?
«Intanto di essere riuscito a confermarmi: alla 42 km successiva, a Hiroshima, feci il record italiano. E dodici mesi dopo, in Central Park, firmai il bis. E poi quello di aver contribuito, in Italia, a trasformare la maratona in evento popolare».
3) Dove seguirà la gara quest’anno?
«Sono qui per la 41a volta: la prima parte in hotel alla tv, la seconda in Central Park, prima dell’arrivo. Nonostante sia direttore di Correre, non mi viene concesso un accredito per la sala stampa. E se lo chiedessi da ex vincitore avrei una lunga serie di impegni da rispettare. Preferisco così. Certo una bella differenza rispetto a quando tutti mi osannavano e vinsi anche due Mercedes. Le vendetti entrambe, aiutato da un avvocato, ma la seconda nel New Jersey: guadagnai il doppio...».
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