Ponferrada azzurra: meglio di così, impossibile
E', insieme, il più grande dei complimenti e la fotografia più impietosa per un Mondiale che sulla carta non dovevamo - e sulla strada avremmo potuto - vincere.
Il capitano, Vincenzo Nibali, è caduto anche quest'anno: non nel finale come a Firenze 2013, ma all'inizio del quarto giro, a 188 km dalla fine. Niente di grave se non fosse che ha picchiato sul lato sinistro, lo stesso della ferita pulita male dopo la caduta alla Tre Valli Varesine, la sua ultima gara premondiale.
Ponferrada non era adatta allo Squalo, ma su quella discesa-trampolino avrebbe fatto da specchietto per le allodole Giovanni Visconti in una fuga, o Sonny Colbrelli in volata.
Fabio Aru e soprattutto l'immenso Alessandro De Marchi ci hanno provato in tutti i modi a fare corsa dura, per scremare il gruppo che tutto voleva tranne trovarsi allo sprint un fulmine come l'australiano Simon Gerrans - infatti secondo - o quel serpente velenoso di Alejandro Valverde, terzo. A fattori rimescolati lo stesso podio della Liegi 2014: primo
Gerrans, secondo Valverde, terzo Kwiatkowski.
Il resto ce lo hanno messo il maltempo, che ha reso più selettivi i 255 km di attesa, poi Michał Kwiatkowski e la miglior Polonia di sempre e infine l'incomprensibile tattica di Belgio e Spagna. Saltato il bis di Tom Boonen, l'ex iridato Philippe Gilbert si è sfiancato per riportare sotto il compagno Greg Van Avermaet, ma troppo tardi per riacciuffare Kwiatkowski, scappato in curva ai -7 km e a 24 anni primo polacco iridato in linea nella categoria élite.
I padroni di casa, invece, come un anno fa a Firenze hanno corso a perdere. E ai mondiali, nella specialità, nessuno come Valverde: sei podi senza oro, con 2 argenti e 4 bronzi, gli ultimi tre consecutivi.
Alfredo Martini, al primo Mondiale da Lassù, avrà scosso la testa e insieme applaudito. Bravi azzurri, bravo Davide: purtroppo, meglio di così non si poteva fare.
PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©
28 settembre 2014

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