LA VITA È UN PALLONE ROTONDO (N. 1)


di MICHELE DI VIRGILIO, 19 settembre 2016

LA VITA È UN PALLONE ROTONDO

Parte oggi una rubrica che attenzionerà la più potente diagonale ascendente. Ossia: il calcio, senso stretto e senso lato. Disincanto, ironia e sguardo lungo saranno i tre strumenti d'indagine. In due, cinque, dodici o venti punti: pari o dispari, brevi post-it, nulla di stabilito e stabile. Ogni lunedì, su questa piazza. Motivo? In generale, i più disparati e i più variegati. Il principale: onorare (da qui il titolo della rubrica stessa) la memoria di un uomo temerario e inclassificabile. Vladimir Dimitrijević. Che scriveva: «Il mistero del calcio sta nell'inesauribile varietà degli uomini, ed è per la diversità che ne deriva che lo stupore si rinnoverà sempre».

1. Paul Pobga si candida a essere ricordato come il più sopravvalutato della storia del calcio. O, dovesse andargli peggio, come il Balotelli d'Oltralpe.

2. Gonzalo «Caciocavallo» Higuaín. Incensato, osannato, idolatrato, adulato, lodato, -ato come il centravanti che tutto move e tutto puote, e passato dal Napoli alla Juventus in cambio di 90 milioni di euro, resta a stagionare in panchina per non meno di 60 minuti a partita: e siamo appena a metà settembre. Vuolsi così colà.

3. Maurizio «Friedrich» Sarri. L'antidivo par excellence. Il bancario che ha mollato il posto fisso e si è messo in testa di insegnare football ai profani. L'allenatore che ama le sigarette e le more. L'uomo che divora Bukowski, Fante e Vargas Llosa. Se non esistesse il suo personaggio, assicurano i calciofili di bocca buona, la Serie A sarebbe interessante quanto uno scoop di Alfonso Signorini sulla duecentonovantanovesima liaison tra Belén Rodríguez e Marco Borriello.

4. Dopo tre giornate di Bundesliga, lo Schalke 04, zero goal fatti e cinque subìti, staziona all'ultimo posto. Vi segnalo gli strafalcioni picareschi con cui, ieri, gli uomini di Markus Weinzierl hanno condotto in porto la gara per conto dell'Hertha Berlino. Tu chiamali, se vuoi, kamikaze.

5. Marcus Rashford, 18 anni e sole in faccia, ha le stigmate del predestinato. Ricalcherà sicuramente le orme di Thierry Henry. A una sola condizione: che José «Por qué?» Mourinho non gli seghi le gambe.

6. Anziché licenziare Paolo Di Canio perché porta tatuato l'epiteto di Mussolini sul bicipite destro, quelli di Sky farebbero bene a regalare un corso di grammatica e sintassi italiana a Luca Marchegiani. Della serie: ciuccio, soporifero e presuntuoso.

7. Al Groningen: 36 presenze, 14 reti, 7 assist (2.834 minuti giocati). All'Ajax: 158 presenze, 111 reti, 68 assist (13.256 minuti giocati). Al Liverpool: 133 presenze, 82 reti, 53 assist (1.324 minuti giocati). Al Barcellona, finora: 102 presenze, 91 reti, 53 assist (8.738 minuti giocati). All'anagrafe: Luis Alberto Suárez Díaz.

8. Ieri l'altro, Massimiliano Allegri era un po' Nereo Rocco e un po' Rocco Siffredi. Ieri, la reincarnazione di uno a piacere tra Valerij Lobanovs'kyj e Marcello Lippi. Oggi è un bìgol fatto e finito. Potere dell'equanimità (di Tuttosport).

9. Feyenoord-PSV (1-0) è stato il match clou della 6ª giornata di Eredivisie. Migliore in campo, Dirk Kuijt, 36 primavere alle spalle. Due parole di elogio sono dovute: professionista esemplare.

10. Di domenica in domenica, di miracolo in miracolo, Manuel Neuer ci rammenta che merita di vincere almeno un Ballon d'Or.

11. A proposito di Pallone d'Oro. Pare confermata l'indiscrezione secondo cui si sarebbe consumata una frattura tra «France Football» e la Fifa in merito all'assegnazione dell'ambito premio. Si torna dunque al passato, alla vecchia formula, coi giornalisti al potere. In attesa di mandare in soffitta i desiderata degli sponsor. Prosit (possibilmente, senza far tintinnare i bicchieri).

12. «Donnarumma lo paragono a un Modigliani. Vale 170 milioni». Parola dell'Han van Meegeren dei giorni nostri, alias Carmine «Mino» Raiola.

13. Bijoux di giornata. Le palombelle di Jordan Henderson, da 25 metri, in Chelsea-Liverpool (1-2) e di Nicola Sansone, da metà campo, in Villareal-Real Sociedad (2-1), e la volèe di Serge Gnabry, da fuori area, in Borussia Mönchengladbach-Werder Brema (4-1).

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