Johan Cruijff


di Lamberto Artioli
I più grandi - I campioni e gli avvenimenti che hanno fatto la storia pubblica e segreta dello sport mondiale nei giudizi di 192 giornalisti, scrittori, artisti, registi, esperti, amici e avversari
Sonzogno editore, Milano, 1980

Figlio di un fruttivendolo e di una lavandaia, scartato al servizio militare di leva perché aveva piedi piatti e caviglie deformate, Johan Cruijff – calciatore olandese – ha guadagnato nella sua carriera circa cinque miliardi di lire. Per la sua abilità nel trattare la palla sui campi di football, è stato definito “Il Pelé bianco”. Giovanni Arpino ha addirittura sentenziato che, al mondo, in tutta la storia del calcio, Cruijff viene subito dopo il brasiliano Pelé. Il che significa che Cruijff sarebbe addirittura più forte di Alfredo Di Stéfano, considerato da Gianni Brera il bravo in assoluto.

Certo è che Cruijff è stato il primo ad avere vinto per ben tre volte il “Pallone d’oro” quale miglior calciatore europeo nel 1971, 1973 e 1974. In apparenza fragile, Cruijff – chiamato “Il candido” perché nei ritagli di tempo amava dedicarsi ai lavori di giardinaggio, o anche “L’anatroccolo dai piedi d’oro” – è stato realmente una “meraviglia” del football. Con i suoi virtuosismi e la sua rapidità di movimento e di tiro ha rappresentato l’emblema del calcio moderno. Secondo me, l’ultimo vero grande calciatore.

Il 7 marzo 1972 la squadra di Cruijff, l’Ajax, batte l’Arsenal nei quarti di finale della Coppa dei Campioni. Scrive di lui il giornalista Peter Batt del “Sun” di Londra. «Di Cruijff dirò che è impossibile trovare l’uguale». Dello stesso calciatore dice Ken Jones del “Daily Mirror” per la medesima occasione: «La sua superiorità tecnica è straordinaria. Ha un talento spettacoloso: solo Pelé sarebbe in grado di uguagliarlo». Commenta Damon Hackett del “Daily Express”: «Cruijff e l’Ajax hanno toccato l’indimenticabile livello di perfezione calcistica raggiunto nel 1953 dalla nazionale ungherese di Puskás». Time, nel 1973, gli dedica una copertina.

La sua famiglia, povera, abitava proprio di fronte allo stadio dell’Ajax dove la madre vi lavorava come lavandaia. Johan entrò a far parte della squadra ragazzi dell’Ajax a dieci anni. A dodici era già in grado di effettuare 150 palleggi consecutivi entusiasmando anche i tecnici superiori. Per irrobustire il suo fisico da scricciolo, dai 13 ai 17 anni – con volontà feroce – si allena con sacchetti di zavorra del peso totale di quattro chili sistemati nella giubba della tuta. Nel suo primo torneo ufficiale segna 74 gol. A 14 anni vince il suo primo campionato ragazzi. Di Johan comincia a interessarsi anche il tecnico della prima squadra, l’inglese Vic Buckingham che lo fa esordire a 17 anni. A 19, nel 1966, vince il primo campionato olandese e l’anno successivo la sua prima Coppa d’Olanda con l’Ajax. Nel 1971, a 24 anni, sempre con l’Ajax vince la Coppa dei campioni che la squadra olandese – esempio di “collettivo” difficilmente imitabile – conquisterà con lui poi altre due volte (1972 e 1973). Ha disputato 48 partite e segnato 33 gol con la nazionale olandese. Nel 1967 ha segnato 32 gol in 34 incontri.

Nato ad Amsterdam il 25 aprile 1947, Johan Cruijff – 1,76 di statura per 72 chili – diventa ben presto il calciatore più famoso d’Europa. Nel 1973, per tre milioni di fiorini olandesi, pari a un miliardo e 250 milioni di lire circa, passa al Barcellona e il club catalano vince dopo quattordici anni il campionato di Spagna. Quel traguardo consentirà a al giovane talento di strappare al Barcellona un ingaggio di mezzo miliardo di lire. Consigliato dal finanziere internazionale Jack van Zanten e gestito dal suocero Cor Coster, il “Re dei diamanti”, Cruijff diventa ben presto ricchissimo. I Lloyd’s di Londra assicurano le sue gambe per due miliardi e mezzo. Durante la permanenza in Spagna egli guadagna circa tre miliardi con una serie di investimenti: imprese immobiliari, pubblicità di ogni tipo, contratti di qualsiasi genere. I suoi guadagni sono resi pubblici: per salvaguardare se stesso e la propria famiglia – tre bambini e la moglie ex fotomodella – Johan è costretto a reclutare otto guardie del corpo.

Disse un giorno di lui il suo compagno di squadra, Keizer, ottimo giocatore, ma forse uomo invidioso: «Johan gioca per denaro, ha l’hobby del denaro, ama soltanto il denaro. Al posto del cuore ha un lingotto d’oro». Forse Keizer non aveva torto: il 23 maggio 1979, infatti, Johan Cruijff disputa la sua prima partita nella squadra americana degli Aztecs di Los Angeles dopo che le trattative per passare ai Cosmos di New York e durate tre anni erano fallite. Ingaggio: tre milioni di dollari circa due miliardi e mezzo di lire più una percentuale sugli incassi per due anni. Il “Profeta del gol”, quel giorno di maggio indossò ancora la maglia che lo aveva reso famoso e contraddistinta da un numero: il 14. Il 26 febbraio 1980 gli Aztecs cedono Cruijff ai Diplomats di Washington. La notizia viene diramata dalla “Associated Press”. Il “grande” calcio di questo libro finisce qui.

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