Roubaix 2018, la "connerie" di Sagan e Goolaerts


Sarà pure una "connerie" - copyright di Bernard Hinault intraducibile in tv - ma ci sarà un perché se l'ultimo a vincerla in maglia iridata era stato lui, nel 1981. Al quarto, e penultimo, tentativo. Prima di lui solo gli altri fuoriclasse Rik Van Looy '61-62, Eddy Merckx '68 e Francesco Moser '78. Trentasette primavere dopo il Tasso, ci è riuscito il più grande della nostra epoca. L'unico nella storia con indosso l'arcobaleno per tre anni in fila. 

Nella settimana delle polemiche post-Fiandre, su tutti il Monsieur Roubaix moderno Tom Boonen, Peter Sagan ha risposto à la Sagan: ai -54 km e con ancora undici settori di pavé, andando a prendere i quattro battistrada. 

Solo lo stoico Silvan Dillier, campione di Svizzera (nel 2017 anche una tappa al Giro e argento nella cronosquadre mondiale a Bergen), in fuga dal mattino, è riuscito a non perderne la ruota. Anzi, oltre a non negargli cambi, ha preso in testa la volata nel Velodromo più famoso al mondo. Lì, però, il verdetto era scritto: il 28enne slovacco lo ha quasi scherzato, centrando al settimo tentativo la seconda monumento in maglia arc-en-ciel dopo il Fiandre 2016 e la seconda classica stagionale dopo la Gand-Wevelgem che ha fatto piangere Elia Viviani. terzo, Niki Terpstra, primo qui nel 2014 e una settimana fa alla Ronde.


La 116esima volta all'Inferno del Nord è stata anche quella della caduta, per arresto cardiaco, del 23enne belga Michael Goolaerts. Rianimato col defibrillatore, è stato intubato ed eli-trasportato all'ospedale attrezzato di Lille. Col suo s'è fermato il cuore di tutti. 

Vero, è una connerie. Ma un corridore vive per questo: per sfidare il drago, e provare l'effetto che fa.

PER SKY SPORT 24 ©, CHRISTIAN GIORDANO ©

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