Lo spirito giusto di Deschamps
«Non porterò in Russia i migliori 23, ma quelli con il giusto spirito. A me interessa l'equilibrio del gruppo». Missione quasi compiuta, Monsiuer Didier. Manca solo l'ultimo passo.
Capitano (anche per la squalifica di Blanc) dei trionfi euromondiali '98-2000, Didier potrebbe diventare (dopo Zagallo e Beckenbauer) il terzo di sempre a vincere il mondiale da giocatore e da selezionatore.
Se c'è una sua squadra che più di tutte ne incarna "il giusto spirito" è questa di capitan Lloris, che contro il Belgio ha toccato 103 caps coi Bleus come il suo Ct.
Vent'anni dopo St-Denis, Deschamps torna in finale al mondiale. E con una rosa certo meno talentuosa di quella di Domenech a Berlino 2006.
Tante le analogie invece col 4-3-2-1 di Jacquet: una mediana tosta (Pogba-Kante-Matuidi come Karembeu-Deschamps-Petit) e là davanti libertè-egalitè-fraternitè per Griezmann (12 gol e 8 assist nelle ultime 20) e Mbappe, più veloci ma menio tecnici di Zidane e Djorkaeff, ma sempre dietro un centravanti operaio (Giroud à la Guivarc'h).
Ma è la solidità difensiva che diventa arma offensiva la vera firma di Didì. Al mondiale la Francia non segnava con tre difensori dal '98: Lizarazu, Blanc e Thuram allora; Pavard, Varane e Umtiti oggi. Non avrà portato i migliori 23, ma l'equilibrio sì. Almeno fino all'ultimo passo.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
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