Moscon: “Ho il fuoco dentro, vincere subito per zittire tutti”
Siamo andati a Innsbruck, dove il 30 si corre il Mondiale: qui vive il trentino, cacciato dal Tour e poi squalificato, che sabato torna in gara all’Agostoni
12 SETTEMBRE 2018 - INNSBRUCK (AUSTRIA)
dal nostro inviato Ciro Scognamiglio - © GAZZETTA DELLO SPORT
“Vincere e zittire tutti. Così. Dando una lezione con i fatti. Semplicemente vincendo…”. Gianni Moscon ha appena finito di pranzare. Pomodori, cetrioli, riso in bianco, pane integrale e due pezzi di formaggio. Nella nuova casa in affitto sta da pochi mesi. Una stradina tranquilla, non lontana dal centro di Innsbruck e neppure dall’aeroporto. Pure Gianni è tranquillo. Ma dentro ha il fuoco. Oggi scade la squalifica di 5 settimane per la manata data verso Gesbert (senza colpirlo) al Tour. Nel fine settimana il 24enne trentino di Sky corre: Agostoni sabato, Bernocchi domenica. C’è un Mondiale da onorare (ieri doveva vedersi con il c.t. Cassani). Un finale di stagione per scatenarsi e riprendersi in un botto il tempo perduto.
Gianni, ha voglia di spaccare il mondo?
“Sì. Ma le dirò che all’accaduto… non ci sto pensando più. Non me ne frega niente, neppure di quello che dicono. Hanno continuato a buttarmi m… addosso, ma io con la testa sono tornato a quando ero dilettante. Quando c’era una salita, scattavo e andavo da solo. Ho ricominciato a pensare così, in positivo. Voglio andare alle gare senza paura. Pensando ad attaccare, a scattare sui denti ai rivali. Mi è scattato qualcosa in testa. Voglio correre in maniera più aggressiva, senza paura. Fregandomene di tutto. O la va o la spacca”.
Prima non era così?
“Gli incidenti di percorso capitano, li ho avuti, ma stavolta ho preso la situazione di petto invece di subirla. Mi sono allenato come mai, ho fatto 8 e poi altri 10 giorni di altura allo Stelvio. Tutti i giorni, a parte quelli di scarico, sei ore in bici. È stata la mia reazione. Il Giro del Bernina e lo Stelvio tutto dietro moto, con l’aiuto di un amico. Mai fatto prima”.
C’è però chi la considera un bullo, una testa calda.
“Pensino quello che vogliono. Io vado convinto per la mia strada. Quelli che ce l’hanno con me se ora che torno vado forte magari si arrabbiano…”.
Ma esistono due Gianni Moscon? Il Moscon che pedala e il Moscon della vita ‘normale’?
“No. E non ho mai dato un pugno a nessuno. Invece di pugni ne ho presi. E sono stato tolto dall’ordine d’arrivo dell’ultimo Mondiale per la borraccia e il traino, ma non sempre è così. Vogliamo dirlo?”.
A che cosa si riferisce?
“Al Gp Harelbeke ero a ruota di Küng (svizzero della Bmc, ndr), eravamo rimasti coinvolti nella stessa caduta. Ci davamo i cambi per rientrare, stava tirando lui… arriva l’auto, e lo porta via, è rientrato così… Ma non ho fatto reclami, zero. Cosa ci avrei guadagnato? Niente. Non ci vedevo niente di troppo brutto, era caduto anche lui… fatalità, proprio Küng alla Tirreno-Adriatico in passato prima di prendere il Terminillo mi ha dato un pugno sulla schiena. Io tenevo la mia squadra davanti, lui voleva passare... L’ho preso e sono stato zitto. Gesbert al Tour neppure l’ho sfiorato... Mah, mi fanno ridere. Io faccio quello che mi piace, mi alleno e vado in bici, finché non mi stufo. E mi pagano, pure. Gli altri facciano ciò che gli pare”.
Adesso ha riscoperto il piacere di andare in bici?
“Esatto. Pensi che appena rientrato dal Tour avrei voluto buttarla giù dal dirupo. Poi mi sono detto che c’era una stagione da salvare. Dovrei andare anche in Cina dopo il Lombardia, è sempre una gara World Tour. Non posso fare tanto il difficile. Quest’anno ho vinto zero. Mi manca tantissimo”.
Non trova che dipenda anche dal fatto che correndo a Sky troppo spesso si trova a fare il gregario?
“Beh sì. Se ogni gara che corro posso giocarmi le mie carte, e magari in un calendario più abbordabile, le possibilità aumentano. Però, avete visto Thomas? È cresciuto fino a quando è arrivato a giocarsi il Tour per vincere”.
Sempre convinto che sia la scelta giusta per lei?
“Sì, anche se subito dopo il Tour non mi era piaciuto troppo l’atteggiamento del team. Ho avuto l’impressione che mi avessero ‘sacrificato’ nonostante non fossi colpevole. Ma ci ho riflettuto. Non credo potessero fare altrimenti, e c’era il Tour da vincere. Poi mi sono stati vicino. Credo che con il mio stop abbiano voluto dimostrare che pure Sky fosse punibile, dopo che Froome per il salbutamolo era passato per un dopato che si è salvato solo perché aveva tanti soldi”.
Al Tour com’era l’atmosfera?
“Orribile. Una vergogna. Mi urlavano dopato, a me che vado sei ore in bici e poi mangio il riso in bianco. Ci hanno tirato di tutto, bicchieri di roba… spero non fosse anche urina, ma in ogni caso ormai l’ho lavata. Io e Rowe, quando facevamo gruppetto, avevamo cura di metterci al centro e non ai lati per evitare il peggio. Puoi trovare un pazzo che ti tira giù…”.
Moscon, ora parliamo del Mondiale. Pronto?
“Sì. Il circuito è duro ma molto aperto. Per me potrebbe decidersi prima dell’ultimo strappo. Non tolgo dal pronostico certo uno come Sagan. Cassani mi è stato molto vicino, è stato uno stimolo, un obiettivo. Io sono pronto a mettermi a disposizione, a fare ciò che mi verrà chiesto. Fosse per me, farei anche la crono. La leadership di Nibali non è in discussione”.
E il suo integrarsi nel gruppo? E’ vero che l’anno scorso aveva discusso con De Marchi? E Nibali, al Tricolore 2018, sembrava non fosse contento della sua condotta di gara…
“De Marchi diceva che noi di Sky eravamo arroganti. Io non ero d’accordo, abbiamo discusso. Ora non ci sono problemi da parte mia. Ho letto delle perplessità di Nibali, a me non aveva detto niente. Facevo la mia gara e stop. Potevamo discuterne, sarebbe stato meglio, ma ho il massimo rispetto per lui”.
In definitiva, che Moscon vedremo a partire da sabato?
“Mi attacco le mani al manubrio con il bioadesivo e non prendo più neanche una borraccia... Non voglio più dare nessun appiglio a nessuno. Non si può piacere a tutti. C’è tanta invidia. Ma chi mi conosce da vicino mi vuole bene. E tanto basta”.
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