Renato Bongioni - Campione del mondo dilettanti a Salò 1962




Renato Bongioni da Ome era "figlio" di "Tone" Zanola che l'aveva allevato al Pedale Bresciano con grande cura e certosina attenzione, dedicandogli tanto tempo e ancor più affetto. Il giovane di Ome era un campione nato, cresciuto alla ferrea disciplina ciclistica che al tempo imponeva sacrificio per gli allenamenti da assommare all'impegno per la quotidiana attività di lavoro: l'aveva ben intuito l'allora commissario tecnico dei dilettanti Elio Rimedio. Renato visse quella stagione 1962 in proiezione della corsa mondiale di Salò. 

Antonio Zanola, allenatore e massaggiatore, aveva predisposto per il suo corridore un accurato programma di lavoro: cinquemila chilometri con il pignone fisso, novità ai quei tempi, a inizio stagione. Renato colse il successo in quella stagione ad Asola, campione lombardo, dopo la partecipazione al Tour de l'Avenir. Quindi il Trofeo delle Regioni, cronometro a squadre nella Lombardia con il conterraneo Antonio Tagliani, Danilo Grassi e Pietro Scandelli.
Sul circuito mondiale di Salò, con la salita dei Tormini, la discesa tecnica delle Zette e lo strappo finale del Belvedere, giusto per necessità agonistica trasformato da tratturo in strada, furono disputate due prove premondiali: Renato Bongioni era già in proiezione iridata e vinse tutte e due quelle gare.
Il giorno del mondiale: Ritter e Hartog i primi fuggitivi. Esaurito il tentativo, il Tormini e il Belvedere divennero palestra per ripetuti allunghi. Renato non si decideva a uscire allo scoperto. Era tanta però la sicurezza dimostrata da Zanola che infatti ripeteva: "Renato va bene così per ora, poi si vedrà". E infatti Renato sfoderò un finale entusiasmante e l'ultimo decisivo allungo fu il suo; rimase solo al comando fino all'arrivo e fu tripudio. Ole Ritter secondo, Arie Den Hartog terzo. E' il primo settembre e il presidente dell'UCI e dell'UVI Adriano Rondoni veste d'iride Renato Bongioni.

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