Cubetti storici


La Mapei, la celebre azienda di prodotti per l’edilizia, ha sponsorizzato per soli dieci anni un team di altissimo livello, ma ha lasciato un segno indelebile

di GILES BELBIN
Cyclist Italia, dicembre 2018

Il 14 aprile 1996 gli occhi della comunità ciclistica sono tutti puntati su Roubaix, dove si sta concludendo la 94ª edizione della Regina delle classiche. A 80 km dal traguardo, tre corridori staccano il gruppo e partono in volata. Sono Andrea Tafi, Gianluca Bortolami e Johan Museeuw. 

È una mossa audace, ma non è solo l’audacia ad accomunare i tre uomini che decidono di giocarsi tutto quando manca ancora un terzo Cubetti storici La Mapei, la celebre azienda di prodotti per l’edilizia, ha sponsorizzato per soli dieci anni un team di altissimo livello, ma ha lasciato un segno indelebile di gara (con 11 tratti in pavé). Vestono tutti la maglia del team Mapei. I tre lavorano insieme, e quando Museeuw buca gli altri due lo aspettano, obbedendo alle direttive del team. Dopo aver speso le loro energie sul pavé entrano nel celebre velodromo di Roubaix tutti insieme. Il mondo del ciclismo trattiene il respiro in attesa del finale. Quale dei tre uomini della Mapei taglierà il traguardo per primo? I telecronisti parlano tutti esaltati di tattica dello sprint. 

Ma non c’è nessuno scatto, non c’è nessun gioco tra gatto e topo. Nessuno sfrutta cocciutamente la scia di un altro. Mancano ancora 200 m quando i tre corridori alzano le braccia. E allora tutti capiscono. Lo sprint non ci sarà. 

“Questo è un giro d’onore!”, esclama David Duffield su Eurosport. “Non ho mai visto niente di simile in una gara o in una Classica di questo livello prima d’ora”. Pochi secondi dopo Museeuw taglia il traguardo per primo, prendendo a pugni l’aria, seguito da Bortolami e da Tafi in quest’ordine. Si saprà poi che l’esito dello sprint è stato deciso a 15 km dalla fine, quando il patron della Mapei, Giorgio Squinzi, ha parlato con il direttore di gara Patrick Lefevre e ha dato istruzioni affinché Museeuw tagli il traguardo per primo. 

La decisione non piace a tutti: il giornalista italiano Gianni Ranieri scrive che il finale non fa onore alla classe di Museeuw e lo paragona a una commedia “messa in scena sulla pista del vecchio velodromo”. È la prima delle tre Parigi-Roubaix vinte da Museeuw e il primo di tre traguardi 1-2-3 della Mapei in questa gara. 


Nascita di una dinastia ciclistica 

Il dominio della Mapei alla Parigi-Roubaix del 1996 giunge a soli tre anni dall’ingresso dell’azienda italiana nel mondo del ciclismo. Fondata da Rodolfo Squinzi nel 1937 per produrre intonaci colorati e materiali per rivestimenti edili, negli anni Novanta la Mapei è una società di respiro internazionale gestita dal figlio del fondatore, Giorgio Squinzi. 

Squinzi è sempre stato un grandissimo fan delle due ruote (“Il ciclismo è la mia grande passione”, ha detto. “Una metafora della vita, e il mio motto è ‘mai smettere di pedalare’”), e prima del Giro d’Italia del 1993 accetta di  investire nel team Eldor-Viner, che naviga   in cattive acque. 

Con il nome Mapei-Viner il team registra solo una vittoria – grazie a Stefano Della Santa, al Trofeo Melinda – ma per la stagione 1994 la Mapei si fonde con la squadra spagnola Clas e avvia la lunga collaborazione con la Colnago e la mitica bicicletta C40.

Iniziano ad arrivare le vittorie. Nel giro di due mesi Tony Rominger vince la Parigi-Nizza e la Vuelta, mentre lo spagnolo Abraham Olano è primo ai Campionati nazionali. Un anno dopo Rominger vince il Giro e Olano la maglia iridata.

Nel 1995 l’identità della Mapei cambia ancora una volta: arriva il direttore sportivo belga Patrick Lefevre, in precedenza alla GB-MG Maglificio, e porta con sé i connazionali Museeuw, Wilfried Peeters, Ludwig Willems e Carlo Bomans. Inizia così la storia d’amore del team con le Classiche: negli otto anni successivi i corridori della Mapei vincono più volte la Parigi-Roubaix, il Giro delle Fiandre, la Liegi-Bastogne-Liegi e il Giro di Lombardia, oltre ai Campionati del mondo. 

Il budget della Mapei è tale da oscurare tutti gli altri. Nel suo libro “Domestique”, Charly Wegelius, che ha fatto parte del team per tre anni, scrive che “la Mapei era generosa con i suoi corridori, a volte anche troppo… correva voce che i nostri ciclisti chiedessero all’agente di viaggi della squadra di comprare loro nuovi biglietti aerei solo per essere a casa 20 minuti prima”. 

Nel 2002 sul libro paga della Mapei ci sono 42 corridori. Uno di loro è lo spagnolo Óscar Freire. La Mapei ha occhio per i giovani talenti (mette sotto contratto Paolo Bettini, Cadel Evans e Fabian Cancellara a inizio carriera) e quando Freire, ancora relativamente sconosciuto, si laurea a sorpresa campione del mondo nel 1999, Squinzi si affretta ad accaparrarselo.

“Mi ritrovai in compagnia di buoni corridori come Museeuw, come (Michele) Bartoli, come Bettini”, racconta Freire nel 2017 riflettendo sulla propria carriera. “Grossi nomi. Alla prima corsa dissero ‘adesso dobbiamo lavorare per Oscar’. Impegnativo, per un ragazzo di 23 anni”.

L’unica classica monumento che sfugge alla Mapei è la Milano-Sanremo. “Fin dall’inizio dell’anno parlavano solo della Milano-Sanremo”, racconta Freire. “Era una squadra italiana che aveva vinto tante gare, le Classiche più importanti, ma mai la Milano-Sanremo.  Il percorso per me era perfetto e mi dissi che con questo team, la Mapei, dovevo vincere la Milano-Sanremo”. Freire vincerà la Milano-Sanremo tre volte, ma mai con i colori della Mapei.

Nel 2002 Stefano Garzelli risulta positivo all’antidoping mentre è maglia rosa al Giro. Anche se altri ex corridori della Mapei verranno poi sospettati di doping –nel 2015 Museeuw in un’intervista al giornale belga De Zondag dirà che allora “a non prendere l’EPO sarà stato forse il due per cento dei professionisti” – Squinzi, che è un ardente fautore del ciclismo pulito fino a entrare in conflitto (si dice) con l’UCI sulla questione, annuncia il ritiro della sponsorizzazione alla fine della stagione. L’ultima vittoria del team è al Giro del Piemonte, grazie a Luca Paolini.

In 10 anni la Mapei ha registrato più di 650 vittorie, ma tra queste non figura la Milano-Sanremo. Tanto per girare il coltello nella piaga, sei delle successive otto edizioni della gara verranno vinte da ex della Mapei.

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