Bruxelles 1958 - Milan, prove tecniche di grandezza
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L’anno dopo la mission impossible della Fiorentina ci riprova un'altra italiana, il Milan.
Orchestrati da tre cervelli (Cesare Maldini in difesa, Liedholm in mediana e Schiaffino sulla trequarti) e contando sull’esplosività del centravanti argentino Grillo, i rossoneri arrivano alla finale di Bruxelles, la prima in campo neutro, dopo aver superato il Rapid Vienna (4-1/2-5; 4-2 nello spareggio, allora ancora previsto), il Glasgow Rangers (4-1/2-0), il Borussia Dortmund (1-1/4-1) e il Manchester United (1-2/4-0).
Ma il 28 maggio 1958 allo stadio «Heysel», ancora una volta, è il Real a imporsi. La partita è avvincente e vede il Milan capace di portarsi sul 2-1, a 13 minuti dal termine ma agli uomini di Viani, oltre a un pizzico di fortuna, manca ancora una certa abitudine a vincere, rara e intangibile qualità che al club madridista certo non fa difetto.
Il Milan degli assi d’importazione (Cucchiaroni e Bredesen oltre ai citati Schiaffino, Liedholm e Grillo) e nostrani (Buffon, Mariani e i giovani Maldini e Radice) passa due volte in vantaggio: la prima al quarto d’ora della ripresa, con Schiaffino che, imbeccato da Liedholm, corona con il gol una prestazione eccezionale; la seconda, una ventina di minuti dopo, con Grillo, servito da una bella manovra Schiaffino-Liedholm.
In entrambi i casi il Real, tenuto in partita dallo strepitoso Di Stéfano, risponde per le rime. Al 74’ ci pensa la Saeta Rubia (freccia bionda) a pareggiare. Con un capolavoro: tre rossoneri saltati come birilli e conclusione imprevedibile. Neanche due minuti dopo il secondo allungo milanista, ecco la risposta di un altro argentino, Rial: 2-2 e tutto da rifare.
Ai supplementari, dopo la traversa colpita da Cucchiaroni, risolve l’ala sinistra Gento che, ribattendo a rete una sfortunata respinta milanista sulla sua stessa conclusione, sigla il definitivo 3-2 che getta nello sconforto le migliaia di minatori italiani accorsi al Park Astrid. Quello dell’imprendibile esterno (l’unico giocatore capace di vincere sei Coppe dei Campioni, dal 1956 al 1966, tutte con le merengues) è il gol che vale al Real il terzo titolo europeo consecutivo. E non finirà lì.
La tattica/Gento di passioni
Due i fulcri del gioco: l’uruguaiano Santamaría come regista difensivo e, dalla trequarti in su, Di Stéfano nella doppia veste di rifinitore e goleador. I mediani laterali (specie Zarraga) rimangono piuttosto «bassi», a protezione della difesa, mentre le mezzeali Joseito e Rial, in posizione più offensiva, sono pronte a inserirsi negli spazi aperti da Di Stéfano.
Kopa, sulla destra, funge da secondo regista offensivo; dall’altra parte Gento è libero di fiondarsi in avanti per sfruttare la sua sbalorditiva velocità. Strettissima invece la marcatura individuale che i terzini (il redivivo Atienza e Lesmes) riservano alle punte avversarie.
Con poche varianti (Marquitos laterale destro e Ruiz in mediana, con arretramento di Zarraga a terzino sinistro), i bianchi si apprestano alla loro quarta conquista europea (1959). Ma dovranno conquistarla senza Puskás che, pur essendo già del Real, non potrà disputare la finale di Stoccarda.
Il tabellino della finale
Bruxelles, stadio «Heysel», 28 maggio 1958
REAL MADRID-MILAN 3-2 d.t.s. (0-0, 2-2, 0-0, 1-0)
Real Madrid: Alonso; Atienza, Lesmes; Santisteban, Santamaría, Zarraga; Kopa, Joseito, Di Stéfano, Rial, Gento. Allenatore: Luis Carniglia.
Milan: Soldan; Fontana, Beraldo; Bergamaschi, C. Maldini, Radice; Danova, Liedholm, Schiaffino, Grillo, Cucchiaroni. Allenatore: Gipo Viani.
Arbitro: Alsteen (Belgio).
Marcatori: Schiaffino (M) al 59’, Di Stéfano (RM) al 74’, Grillo (M) al 77’, Rial (RM) al 79’, Gento al 107’.
Spettatori: 67 mila circa.
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