Amsterdam 1997 - JuveCentus di questi giorni


1997, alla «Amsterdam ArenA» la Juve si festeggia

di Christian Giordano ©, Guerin Sportivo n.1 - 7-13 gennaio 2003
© Rainbow Sports Books

Nel girone eliminatorio la Juve si ritrova il temibile Manchester United (regolato con un doppio 1-0) e le incognite Fenerbahçe (0-1/2-0) e Rapid Vienna (1-1/5-0), ma si qualifica in scioltezza e nel frattempo passa alla cassa di Tokyo per ritirare dal River Plate la Coppa Intercontinentale. Di Champions League se ne riparla a primavera, quando i bianconeri affrontano nei quarti i norvegesi del Rosenborg, piegati con più fatica del previsto (1-1 fuori, 2-0 in casa).

La Juventus che torna a dominare in Europa e in Italia (memorabile il 6-1 rifilato a domicilio al Milan campione), ha trovato il suo «líder maximo». E silenzioso. È Zinedine Zidane, che nella doppia semifinale con l’Ajax, si consacra a fuoriclasse assoluto. Tre giorni dopo il cappotto di San Siro, la corazzata bianconera vìola anche la Amsterdam ArenA con un’altra prova straordinaria. I biancorossi, assente per infortunio il centravanti Kluivert, partono bene ma al 13’ sono già sotto grazie ad Amoruso che mette dentro un passaggio di Jugovic. Al 41’ arriva il raddoppio di Vieri. La Juventus è semplicemente di un’altra categoria e potrebbe dilagare, ma il gol di Litmanen al 66’, le strepitose parate di Van de Sar e gli errori di mira dei bianconeri tengono gli «ajacidi» in partita. Poteva scapparci un altro 6-1. Ma se quell’anno il Milan è poca cosa, l’Ajax è la squadra che nel ’96 ha ceduto alla Juve il trofeo solo ai rigori. Nel dopopartita l’allenatore olandese Van Gaal deve ammettere l’evidenza: «Solo con il Parma tre anni fa in Coppa delle Coppe subimmo una sconfitta così netta, ma allora non ero convinto di avere una squadra inferiore. Qui, invece, ero preoccupato dei duelli con i bianconeri, e difatti li abbiamo persi tutti. Nella mia carriera non ho mai visto una squadra così forte». Più che un giudizio, un’investitura. Confermata dal 4-1 bianconero nel match di ritorno al Delle Alpi. Ma smentita, il 28 maggio, dal Borussia Dortmund.


La tattica/ Nel segno di “Zizou”

L’estate del ’96 porta in casa Juve grandi novità. L’attacco è nuovo di zecca: partiti Vialli e Ravanelli, arrivano Boksic, Vieri e Amoruso. A centrocampo Zidane rileva Paulo Sousa e, valori tecnici a parte, non è proprio la stessa cosa perché l’ex Bordeaux è abituato a giocare alle spalle delle punte, mentre Lippi lo vuole più indietro. Il tecnico viareggino disegna una Juve a trazione anteriore con “Zizou” davanti alla difesa, pronto a rastrellare palloni da dirottare su Boksic, Vieri o Del Piero. La formula è suggestiva, ma il francese incide se sta più avanti, libero di inventare. La svolta arriva il 20 ottobre, la sera di Juve-Inter, quando fa la differenza giocando a ridosso dell’attacco e con più responsabilità offensive. Il modulo costringe Jugovic e Deschamps agli straordinari, ma funziona.

L’Ajax dei fratelli De Boer e della stella finnica Litmanen applica con diligenza il tanto strombazzato teorema della bilateralità tecnica (il 3-4-3 olandese, leggibile in senso verticale e orizzontale, con i quattro di centrocampo disposti a rombo) e parte forte, ma viene immediatamente soggiogato da una Juve che fa pressing a livelli spaziali e che taglia il campo con le verticalizzazioni di Jugovic e di Zidane. In avanti, con Vieri e Amoruso in serata di grazia, le palle-gol fioccano. E l’Ajax non può che assistere impotente.


Il tabellino della semifinale di andata

Amsterdam, stadio «Amsterdam ArenA», 9 aprile 1997
Ajax-Juventus 1-2 (0-2)
Ajax (3-4-3): Van der Sar; Melchiot, F. De Boer, Blind; Musampa, Scholten, Litmanen, Witschge; Babangida, R. De Boer, Overmars.
Juventus (4-4-2): Peruzzi; Porrini, Ferrara, Montero, Pessotto; Di Livio, Deschamps, Zidane, Jugovic; Vieri, Amoruso. Allenatore: Marcello Lippi.
Arbitro: López Nieto (Spagna).
Marcatori: Amoruso (J) al 13’, C. Vieri (J) al 41’, Litmanen (A) al 66’.

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