Dal ciclismo all'impero della sanità cattolica
Arrestato da Di Pietro in Tangentopoli, ammise di aver pagato due tangenti
di DANIELE FERRAZZA
la Tribuna di Treviso - 19 luglio 2011
TREVISO. Si concedeva pochi vezzi - le belle macchine e il gioco delle carte - e coltivava seriamente un'unica passione: quella del lavoro.
Negli anni aveva dato concretezza alle intuizioni di don Luigi Verzè, trasformando le prime strutture di accoglienza per gli orfanelli milanesi nel più grande - e più discusso - ospedale d'Italia. Ma la sua resistibile ascesa al cuore del potere della Fondazione di don Luigi Verzè, intrecciata a doppio filo alla nascita delle fortune di Silvio Berlusconi, ebbe anche un breve stop nella stagione di Tangentopoli.
Il manager di Motta di Livenza fu arrestato su ordine del magistrato Antonio Di Pietro il 13 novembre 1994 e, dopo poche ore a San Vittore, gli furono concessi gli arresti domiciliari perché ammise di aver pagato due tangenti ai funzionari delle Agenzie delle Entrate perché non mettessero troppo il naso nei conti della Fondazione San Raffaele.
Mario Cal, da quella esperienza, aveva imparato a stare un po' più in disparte. Così come il suo sodale di molte avventure Roberto Cusin, trevigiano di San Polo, ex proprietario della Gemeaz.
Nato in una casa di campagna a Lorengaza di Motta di Livenza il 30 giugno 1939, ultimo di dieci fratelli, Mario Cal è cresciuto in paese fino al diploma di ragioniere. Dopo il militare a San Giorgio a Cremano, dove si occupa di ponti-radio, il ragioniere di Lorenzaga decide di raggiungere il fratello a Milano, nel 1962.
Prende a occuparsi di un'agenzia di pompe funebri, diventandone presto l'amministratore. Sposa Tina Besana, una bella ragazza milanese dalla quale non avrà figli.
Si occupa di ciclismo, diventando manager della Bianchi-Colnago e poi, negli anni Ottanta, della Malvor Bottecchia. A metà degli anni Settanta l'incontro con don Luigi Verzè, che lo chiama quale primo collaboratore.
Le spiccate capacità di organizzazione sono complementari all'esuberanza del sacerdote veronese e Mario Cal diventerà a poco a poco il suo braccio destro e regista in tutte le operazioni del San Raffaele.
Consigliere dal 1984 e vicepresidente dal 1990, all'apice del successo va in Concorde a New York per farsi incassare una laurea in Economia e commercio.
Manager delegato di quasi tutte le società legate alla galassia di don Verzè, amministratore nelle piantagioni di mango in Brasile, negli hotel di lusso in Sardegna, nelle operazioni immobiliari in Italia e all'estero.
Un'architettura sfuggita al controllo del fondatore e dello stesso manager trevigiano, da più di un anno alle prese con un difficile tentativo di rientro di una voragine da 900 milioni di euro di indebitamento. Fino al defitivo siluramento, venerdì scorso, deciso per scongiurare il fallimento della creatura di don Verzè.
A Milano viveva con la moglie in una palazzina di sei appartamenti nella esclusiva via della Spiga. Ogni mattina alle sette è nel suo ufficio in via Olgettina, paura pranzo in zona Sempione, da Silvano in via Londonio, dove ogni giorno si concedeva il classico giro di briscola.
Weekend nella sua casa sul Lago Maggiore, dove si dedicava al tennis. Nel Trevigiano torna ogni mese, ma fa vita riparata tra la sorella, gli amici più cari, la cucina di Franco Menegaldo a Monastier e le partite a scopa e il tressette con Adriano Righetto, Giuliano Tagliapietra, Marco Pasqualini.
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