Terzo di sei fratelli vive a San Marino e si ispira a Sagan



di CIRO SCOGNAMIGLIO
Gazzetta dello Sport - mercoledì 18 maggio 2022

Biniam Girmay voleva essere Peter Sagan, da giovane aveva sentito tanto parlare di Pantani, e dai 2.480 metri di Asmara, capitale dell’Eritrea e sua città natale, è passato al centro Mondiale dell’UCI – Aigle, Svizzera – per avviarsi al grande ciclismo. 

Ormai ne fa parte pure lui a pieno titolo e tra poco più di tre anni neppure saranno immaginabili le scene d’entusiasmo per lui al primo Mondiale della bici che si disputerà in Africa, in Ruanda. 

I genitori, Girmay Hailu e Firweyeni Hailu, grandi appassionati di sport, hanno avuto 6 figli: 5 maschi e 1 femmina, Biniam è il terzo. Ora vive a San Marino, dopo avere fatto base a Lucca, e la famiglia è ancora ad Asmara: si è sposato giovane con Salime e hanno una bimba, Liela, che ha già festeggiato il primo compleanno. 

Di religione cristiano-ortodossa, appassionato di calcio, Girmay ha cominciato a pedalare su una Mtb marca Stevens. Si era ispirato al connazionale Teklehaimanot, che era arrivato non troppo tempo fa a indossare la maglia a pois del Tour. 

E a fine settembre dello scorso anno, l’argento ai Mondiali Under 23 in Belgio – vinse la volata alle spalle del nostro Filippo Baroncini – aveva lasciato più che intendere di che pasta fosse fatto. Semmai poteva peccare nella posizione in gruppo, ma quanto a potenza e progressione in volata era superiore alla media. Lo si può considerare un pioniere perché mai nessuno del suo Continente aveva vinto una classica in Belgio come la Gand-Wevelgem (27 marzo 2022). 

E qui al Giro, se non avesse trovato Van der Poel sulla propria strada, avrebbe potuto indossare la prima rosa di Visegrad: secondo. Quella di ieri è un’altra significativa prima volta dell’Africa nella storia dello sport, dal primo oro olimpico nel calcio con la Nigeria (1996) e il primo Mondiale del pallone organizzato nel continente (Sudafrica 2010). 

Senza voler scomodare immagini iconiche come quella di Abebe Bikila, olimpionico della maratona a Roma 1960 e Tokyo 1964, Girmay è comunque destinato a essere ricordato per sempre anche se non dovesse vincere più niente. Ma non succederà: il suo talento è purissimo, e questo ha l’aria di essere solo l’inizio di una grande storia. 
CIRO SCOGNAMIGLIO

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