Argentina, il trionfo di Milei: «E adesso torneremo grandi»


Il nuovo presidente si insedierà il 10 dicembre. Annunciate già privatizzazioni «a tappeto»
Il futuro - Avrà un micro-governo di soli 8 dicasteri. In Parlamento con lui 37 deputati e 7 senatori

"Tutto il mondo stava guardando! 
Sono molto fiero di te. 
Trasformerai il tuo Paese e davvero renderai di nuovo grande l’Argentina"
    - Donald Trump ex presidente degli Stati Uniti

"Le persone in Argentina si sono espresse in elezioni libere e democratiche.
L’Argentina è uno stretto partner dell’Unione Europea" 
    - Charles Michel presidente del Consiglio europeo

"È triste per l’America Latina e vedremo... il neoliberismo non ha più una proposta per la società, non può rispondere ai problemi attuali dell’umanità"
    - Gustavo Petro presidente della Colombia

21 Nov 2023 - Corriere della Sera
DALLA NOSTRA INVIATA Sara Gandolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

BUENOS AIRES - L’Argentina ieri si è svegliata con l’emicrania che segue una notte di festa, per metà nazione, e di lacrime, per l’altra metà. Ha un nuovo presidente, l’«anarco-capitalista» Javier Milei, che domenica ha ottenuto una vittoria netta su Sergio Massa, 55,69% contro 44,30%. «Ora comincia la ricostruzione e la fine della decadenza, finisce il modello impoveritore dello Stato onnipresente che beneficia solo alcuni — ha detto nel suo primo discorso Milei —. Oggi abbracciamo il modello della libertà per tornare una potenza mondiale».

Il peronismo esce dalla Casa Rosada e il Paese si prepara ad affrontare il terremoto libertario. «Entriamo in una geografia sconosciuta», dice lo storico e giornalista Carlos Pagni. Il presidente eletto, che si insedierà il 10 dicembre, ha annunciato «un cambiamento drastico, senza alcuna gradualità» e privatizzazioni a tappeto, anche se ha riconosciuto che «per portare l’inflazione a livelli internazionali, ci vorranno due anni» e che la «dollarizzazione» dell’economia, uno dei cavalli di battaglia della sua campagna, avverrà a tappe. Le prime misure sono la privatizzazione di tv e radio di Stato e la totale liberalizzazione degli affitti. La risposta dei mercati è stata immediata: le azioni delle società argentine sono aumentate fino al 143% a Wall Street.

In Argentina ieri era festa e sulla strada il «dollaro parallelo» (o blu) si cambiava ancora a 910 pesos, ma il «dollar cripto» — il cambio delle criptovalute — si è impennato oltre i 1.000 pesos. Per le strade di Buenos Aires, dove la primavera è esplosa con temperature che sfiorano i 30°, regnava il silenzio, dopo la sbornia del popolo «mileista», che ha celebrato fino all’alba intorno all’Obelisco, a pochi passi dal quartier generale di Milei. È stato il suo avversario, Sergio Massa, a rompere l’attesa, riconoscendo la sconfitta prima che venissero pubblicati i risultati: «Ora la responsabilità di garantire il funzionamento sociale, politico ed economico del Paese è del presidente eletto», ha detto il peronista. Sulla transizione dei poteri si sono vissute ore di altissima tensione, con un continuo rinvio dell’annunciata riunione fra il presidente uscente Alberto Fernández e Javier Milei, che ha accusato Massa, costretto controvoglia a restare alla guida del ministero dell’Economia fino a fine mandato, di essere «una canaglia».

Donald Trump ed Elon Musk sono stati tra i primi a congratularsi con Milei. «Sono orgoglioso di te», ha detto l’ex presidente statunitense. Milei ha confermato che visiterà USA e Israele prima di insediarsi alla Casa Rosada. E la ministra designata per gli Esteri, Diana Mondino, parlando con i giornalisti, ha corretto il tiro rispetto a Cina e Brasile: «Un conto sono i rapporti personali, altro le questioni di Stato. L’Argentina non romperà le relazioni politiche, diplomatiche o commerciali con nessuno». Nominati i primi ministri del suo micro-governo, di soli otto dicasteri, Milei dovrà da subito negoziare in Parlamento, dove conta solo su 37 deputati e 7 senatori, molti dei quali debuttanti in politica. La stampella, indispensabile, saranno i voti del centro-destra guidato dall’ex presidente Macri.

Chi è - JAVIER MILEI

● L’economista ultraliberista Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina
● Ha portato avanti l’anima anti-peronista in un Paese afflitto da una gravissima crisi economica, con l’inflazione al 142%
● È un politico anti-sistema, diventato famoso nei talk-show televisivi e con tormentoni su TikTok e Youtube
● Ai comizi brandiva una motosega per animare la folla dei suoi sostenitori
● Si è auto definito «anarco-capitalista» e segue il modello di Trump e di Bolsonaro
● Autore di numerosi libri di politica ed economia, si ispira agli economisti della scuola austriaca e di Chicago
● È membro del World Economic Forum

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