VAN AERT AL GIRO POTRÀ LOTTARE SU TUTTI I FRONTI SARÀ GARANZIA DI SPETTACOLO


Debutto - Wout Van Aert, 30 anni, parteciperà al suo primo Giro d’Italia

Il belga non partirà da favorito per la vittoria finale, ma avrà tante occasioni per entusiasmare. 
E al debutto punterà alla prima maglia rosa

6 Jan 2025 - La Gazzetta dello Sport
Di PAOLO MARABINI

Dopo l’OK di Primož Roglić, vincitore dell’edizione 2023, e in attesa che il campione uscente Tadej Pogacar e gli altri tre big Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Mathieu van der Poel annuncino i loro programmi, il prossimo Giro d’Italia ha incassato un altro sì di grande prestigio, quello del belga Wout Van Aert. 

Una prima possibile obiezione: il re della Sanremo 2020 e di altre 48 corse di primo piano - per non parlare della sfilza di podi in tutte le principali classiche del calendario - non è un uomo che può puntare alla vittoria finale in una corsa a tappe di tre settimane. Tutto vero. Ma è anche vero che un grande giro non si può pesare soltanto in base ai nomi di coloro che possono ambire alla classifica generale. 

E la presenza di Van Aert - alla sua prima partecipazione - mette sul piatto della corsa Gazzetta non solo il pedigree di uno dei grandi nomi di quest’ultimo decennio, ma anche tanto pepe. La garanzia di spettacolo, soprattutto in certe tappe, è il marchio di fabbrica del trentenne di Herentals, un corridore generosissimo, nato per andare all’attacco appena il terreno glielo consente. 

E talvolta anche quando non vi sarebbe esattamente portato. Wout è l’uomo che, pur non essendo uno scalatore DOC, al Tour de France 2021 strappò la standing ovation dopo aver staccato tutti sulle feroci pendenze del Mont Ventoux.

Wout è l’uomo che, pur non essendo un velocista puro, in quello stesso Tour si prese la volata finale sui Campi Elisi battendo due ruote veloci del calibro di Philipsen e Cavendish. Ma sempre allo sprint ha freddato gente come Greipel, Ewan, Matthews. Wout è l’uomo che, pur non essendo il numero 1 della specialità, a cronometro si è preso gli scalpi eccellenti di Ganna, degli stessi Vingegaard, Pogacar e Roglić, di Kung, Dumoulin, Dennis, e ha pure incassato due argenti mondiali e un bronzo olimpico. Insomma, Wout è una sorta di decatleta del ciclismo, bravo dappertutto; uno di quelli che risponde al motto «per vincere bisogna correre il rischio di perdere»; uno di quelli che vorresti sempre vedere al via di una corsa, perché prima o poi qualcosa ti inventa, perché non ha paura di salire sul ring contro i più forti e di sfidarli a viso aperto, finanche sul loro terreno preferito.

La sua presenza al Giro numero 108, possiamo starne certi, si farà sentire sin da subito. Già lo scorso anno Van Aert avrebbe dovuto esserci, ma fu poi costretto a rinunciare in seguito alla tremenda caduta nella Attraverso le Fiandre. Quello che aveva in animo di fare allora sarà il suo obiettivo principale anche stavolta, cioè griffare già la tappa d’apertura in Albania, andando così a indossare la prima maglia rosa. E il compaesano di Rik Van Looy ha tutto per non lasciarla tanto presto sulle spalle di qualcun altro, chiunque egli sia. A maggior ragione la missione maglia rosa è il suo grande obiettivo, dopo che all’ultima Vuelta ha indossato quella rossa: entrerebbe nell’esclusivo club di coloro che hanno comandato almeno per un giorno tutti e tre i grandi giri.

A quel punto il mirino si sposterà sul traguardo finale e sulla maglia ciclamino, che spetta al vincitore della classifica a punti. E quella sarà ben difficile strapparla a uno come lui.

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