SANREMO sei unica
DA CANCELLARA A PHILIPSEN IL REBUS MAI VISTO
In 17 edizioni, dal 2008 al 2024, 17 trionfatori diversi, come nessun’altra grande corsa. Sabato Pogacar punta a essere il diciottesimo
20 Mar 2025 - La Gazzetta dello Sport
Di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA
Al mondo non c’è niente di paragonabile. L’unicità della Milano-Sanremo sta (anche) nella sua imprevedibilità, e dando un’occhiata più attenta all’albo d’oro recente se ne trova una conferma ulteriore: dal 2008 al 2024, 17 edizioni, la Classicissima ha avuto 17 vincitori diversi. L’ultimo ad averla conquistata più di una volta resta Oscar Freire, capace del tris (2004, 2007, 2010). L’ultimo ad avere trionfato due volte in fila è Erik Zabel: 2000-2001, e 1997-1998.
Nello stesso intervallo 2008-2024, gli altri Monumenti (Fiandre, Roubaix, Liegi, Lombardia), il Mondiale, il Giro, il Tour, la Vuelta, insomma tutti i grandi appuntamenti hanno avuto almeno un vincitore capace di ripetersi. La Milano-Sanremo, no. E sabato, quando andrà in scena l’edizione 116, la serie potrebbe continuare – per esempio con Tadej Pogacar... – oppure no. Chi riesce a esserne sicuro? Si può far notte a ragionare sugli scenari, tentare di immaginarli tutti salvo essere spiazzati dalla resa di conti in Via Roma, differente da qualsiasi aspettativa.
Imprese
Tra il 2008 e il 2024 è successo di tutto. L’Italia ha festeggiato solo una volta, ma chi se la scorda: l’azione da fuoriclasse nel 2018 di Vincenzo Nibali sul Poggio e l’espressione divertita dello Squalo al traguardo, proprio l’aria di chi è riuscito a mettere il resto del mondo nel sacco. Una perla tra le perle, in una carriera da fenomeno. Ma quella serie era cominciata dieci anni prima con la stoccata alla Cancellara… di Fabian Cancellara, il Gladiatore che fu capace di staccare tutti sull’Aurelia. E che cosa dire della volata mozzafiato di Mark Cavendish del 2009? Non l’aveva mai corsa prima, e avendo fatto saltare il banco al debutto, a 23 anni, si pensava che potesse addirittura impensierire il record dei sette successi di Eddy Merckx: invece non è più salito neppure sul podio...
Sorprese
Se lo sprint di Oscar Freire nel 2010 non fu sorprendente, di sicuro a stupire furono Matthew Goss e Simon Gerrans, entrambi australiani, primi rispettivamente nel 2011 e nel 2012: mai la Sanremo era “arrivata” così lontano. Ma lo stupore vero andò in scena l’anno dopo: quello della neve, della corsa fermata a Ovada e ripresa ad Arenzano, con tanti sull’orlo dell’ipotermia. E vinse l’outsider (eufemismo) Gerard Ciolek, beffando Peter Sagan, cioè colui che dopo avrebbe vinto tre Mondiali in fila, un Fiandre, una Roubaix, ma mai la Classicissima, nonostante il percorso sembrasse disegnato per lui. Non meno cocente, per Peter, la beffa del 2017, quella dell’arrivo serratissimo a tre con Alaphilippe e Kwiatkowski: proprio quest’ultimo vincitore sul filo, lo slovacco ancora secondo.
Immagini
Sono tanti i modi in cui si può vincere. Alexander Kristoff, John Degenkolb e Arnaud Démare misero la firma su uno sprint folto (tra il 2014 e il 2016), mentre Julian Alaphilippe si prese quella che è rimasta finora la sua unica Monumento nel 2019 in una volata più ristretta. Nel 2020 si corse l’8 agosto, causa Covid, e furono in due a piombare sul traguardo di Via Roma: Wout Van Aert ebbe la meglio su Alaphilippe, e pure per lui è ancora l’unica Monumento. Jasper Stuyven vinse da finisseur nel 2021, e Matej Mohoric stupì il mondo nel 2022 con una discesa del Poggio da kamikaze e l’accorgimento tecnico del reggisella telescopico. Fu regale, due anni fa, l’impresa di Mathieu van der Poel, capace di togliersi di ruota sul Poggio Filippo Ganna, Wout Van Aert e Tadej Pogacar, finiti nell’ordine alle sue spalle. Mentre nel 2024, in maglia iridata, sempre van der Poel fu decisivo per favorire il successo del compagno Jasper Philipsen, in una volata ristretta su Matthews e Pogacar. Ma fino a 6-700 metri dalla fine in testa c’erano ancora Matteo Sobrero e Tom Pidcock... Perché solo la Sanremo sa essere così. Meravigliosamente unica.
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Thomas scorterà Ganna Kwiatkowski e Sobrero out
Definita la Ineos-Grenadiers per sabato: con Filippo Ganna, capitano, spicca la presenza di Geraint Thomas, re del Tour 2018 e all’ultima stagione da pro’, mentre non ci sarà Michal Kwiatkowski (noie a un ginocchio). Con Ganna e Thomas, Foss, Connor Swift, Ben Swift, Laurence e Turner.
Annunciata pure la Uae-XRG di Pogacar: l’iridato avrà al suo fianco Narváez, Del Toro, Wellens, Politt, Vegard Stake Laengen e Novak. Nella Visma, assente Laporte, ancora infortunato. Out anche Matteo Sobrero (Red Bull), caduto ieri in allenamento: l’anno scorso, ai -700 metri era in testa.
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MILANO-TORINO
Superga è Del Toro: «Pogacar per me come un papà»
Il talento messicano della UAE, 21 anni, fa l’inchino davanti alla Basilica per ringraziare i tifosi
Di Davide Romani INVIATO A TORINO
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La sua prima vittoria in una corsa in linea non poteva immaginarla in uno scenario migliore. All’ombra della Basilica di Superga, a quasi 96 anni dalla tragedia del Grande Torino, nella corsa ciclistica più antica al mondo (prima edizione 1876). E il cognome del vincitore, unito al luogo, riassume l’unicità della 106a Milano-Torino: Superga è Del Toro.
Alla seconda stagione da pro’, il 21enne messicano della UAE Emirates ha piegato la resistenza del britannico Ben Tulett e del norvegese Tobias Johannessen. «Negli ultimi due chilometri dovevo gestire situazioni diverse. Johannessen era troppo forte per la volata, mentre Tulett troppo forte per pensare di partire lungo. Allora ho pensato di usare l’intelligenza e sfruttare il momento» ha sottolinea Isaac del Toro.
- Una vittoria di squadra con Covi e Adam Yates tutti per lei.
«Ho solo da imparare dai miei compagni. Se il team ha fiducia in me e mi assegna questo ruolo io non posso che esserne felice. È un sogno quello che faccio».
- Che cosa significa per lei vincere in Italia?
«È un luogo speciale. Sono arrivato a 16 anni per correre nella A.R. Monex (squadra giovanile, ndr) e in questa realtà sono cresciuto tanto come persona e come ciclista. Con una vittoria così si avvera un sogno».
- Sul traguardo ha fatto l’inchino: che significato ha?
«Arrivo da un Paese molto lontano, ma correndo in Francia, Spagna e Italia mi sono reso conto di non sentirmi solo. Percepisco la vicinanza di molti tifosi e appassionati e allora sul traguardo ho voluto fare un gesto di deferencia, di ringraziamento».
- Ha vinto in un luogo sacro per i tifosi del Torino.
«Non seguo il calcio e ho scoperto solo ora quello che è successo qui molti anni fa. Sono comunque onorato e ho grande rispetto per quello che è accaduto».
- Ora è il momento di tornare al servizio di Pogacar per la Sanremo e Ayuso per il Giro. È pronto?
«Alla corsa rosa manca ancora tanto tempo e non voglio appesantirmi la testa. Pensiamo a sabato, alla fatica che dovremo fare per Tadej. Lui merita di avere tutta la squadra al servizio per completare un bel lavoro».
- La scorsa stagione è passato pro’ con la UAE e corre con Pogacar. Che cosa le sta insegnando?
«Da lui cerco di assorbire tutto il possibile. Lui è fantastico nella sua normalità. Quando sono in corsa con lui, mi trasmette tranquillità perché in ogni momento si assume la responsabilità ma allo stesso tempo chiede sempre il massimo. E poi c’è sempre il buon umore con Tadej. Si scherza, si ride come due amici. E il solo pensarlo mi impressiona».
- Sanremo e Giro con due capitani diversi: Pogacar e Juan Ayuso. Come sono?
«Diversi (ride). Sono come il papà e la mamma. Importanti per me ma diversi. Sono pronto, che io sia il loro ultimo uomo o il penultimo».
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