Franco Chioccioli: il mio rimpianto rosa
Tuttobici
Numero: 12 Anno: 2004
di Gino Sala
Era il 5 giugno 1988 e pur essendo trascorsi 16 anni da quella tremenda giornata, nella mia memoria sono vivi gli episodi della quattordicesima tappa del Giro d'Italia. Episodi toccanti e indimenticabili. Si andava da Chiesa Valmalenco a Bormio col Passo Gavia come punto cruciale, imperversava il maltempo, temperatura invernale, strade impossibili, con un fondo di neve e di ghiaccio, corridori intirizziti, una gara che doveva essere annullata e che invece veniva portata a termine.
Ancora oggi non abbiamo l'esatta conoscenza di ciò che è accaduto. Non abbiamo nomi e cognomi dei ciclisti che per continuare sono stati aiutati in vari modi. Sicuro che molti hanno ricevuto soccorsi fuori delle regole. Chi si era rifugiato in macchina, chi veniva dato per scomparso e poi riappariva, un susseguirsi di scenari crudeli e al tirar delle somme un ragazzo stralunato che giunto in sala stampa mormorava con un fil di voce: «Mi hanno portato via il Giro. Non è giusto, non è giusto...». Quel ragazzo era Franco Chioccioli che completamente avvolto in una coperta di lana mostrava tutta la sua sofferenza e il suo dispiacere nel dover togliersi la maglia rosa per passarla a Hampsten, secondo classificato nella scia dell'olandese Breukink e primo americano che farà suo il Giro.
A distanza di tanto tempo Chioccioli commenta: «Il Giro l'ho poi vinto nel '91 precedendo Chiappucci di 3'48", Lelli di 6'56" e Bugno di 7'49". Venti tappe su ventidue al vertice della classifica a dimostrazione del mio dominio, ma voglio ribadire che nell'88 ero più forte. Nessuno mi avrebbe buttato giù dal trono senza l'ingiustizia del Gavia».
Franco Chioccioli detto Coppino per la somiglianza atletica e principalmente per il naso paragonabile a quello del grande Fausto, bello da vedersi quando tagliava la corda in salita, di poche parole, amico di chi scrive, ma diffidente nei rapporti con la stampa, nato il 25 agosto 1959, professionista dall'82 al '94, il Giro del Trentino, la Coppa Agostoni, la Coppa Sabatini, la Bicicletta Basca tra le sue vittorie, tanti piazzamenti, un elemento che meritava di più di ciò che ha ottenuto. E non a caso Alfredo Martini osserva: «Le qualità di Chioccioli erano quelle di un elemento completo. Peccato che non abbia avuto la fortuna di militare in una grande squadra, a fianco di compagni capaci di far risaltare le sue qualità. Lo ricordo in grande forma nel mondiale di Chambéry '89, quando una caduta a due giri dalla fine gli impedì di giocarsi il titolo...».
Chioccioli è un toscano di Pian di Scò, paese in collina che occhieggia su Arezzo. Gestisce un agriturismo nella casa che ha costruito coi guadagni del ciclismo, coltiva sette ettari di uliveto, due figli e per giunta l'attività di direttore sportivo di una squadra dilettantistica. Un uomo felice, tutto considerato, laborioso e soddisfatto per quanto ha realizzato. Che in apparenza sembra poco, ma che in realtà è molto.
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