Giancarlo Ferretti e la Rinascita Ravenna



Giancarlo Ferretti è nato a San Bernardino (Ravenna) nel 1941. 
Nel suo paese la "colonnetta" del ciclismo svetta da sempre su tutte, per merito di promotori e organizzatori instancabili tanto da meritare il bel libro dedicato alla S.S. San Bernardinese da Sergio Chiodini. 

Quando poi i compaesani si vennero a trovare tra le mani un allievo promettente, l'entusiasmo salì di molto e Ferretti lo alimentò con due belle vittorie nei dintorni di casa sua: Coppa Città di Bagnacavallo e GP d'Autunno a Fusignano. Nella corsa di Bagnacavallo era in fuga con Semprini che superò in volata. Più tardi il battuto ebbe modo di dire: "Ferretti un bravo direttore sportivo? Era il suo mestiere che aveva imparato già da allievo, infatti, per l'intera fuga non tirò neanche un metro poi mi sconfisse". 

Nel 1960, per sua scelta pienamente condivisa dai suoi compaesani, iniziò l'attività da dilettante nella Rinascita, due anni di positiva maturazione, due anni di presenze in tutti gli ordini d'arrivo nelle gare dure, ma anche una bella vittoria nella Coppa Amati e, guarda un po', il non eccellente velocista Ferretti prevalse in volata su due compagni di fuga, proprio sul velodromo riminese prima che fosse abbattuto.

Passista competitivo, velocista così così, ma scalatore alla grande, a questa qualità deve le sue poche vittorie e i tanti piazzamenti, ma soprattutto le sue prove per rivelarsi corridore di fondo, di rapido recupero e di spiccato talento tattico. 

Nella Rinascita militò negli anni '60 e '61, si fece un nome che gli valse un apprezzabile trattamento da parte della neonata "Vital" di Fusignano dove si trasferì trovandosi con Gregori, Ursi, Pretolani, Camanzi ecc. La Vital, rimase in lizza per breve tempo e scomparve sia come club sportivo sia come industria alimentare. 

Se per un ciclista il numero delle vittorie non rappresenta il parametro ideale per definirne le qualità, per Ferretti questo vale il doppio e la dice lunga il suo inserimento nella squadra azzurra al Tour de l'Avenir 1962 che, si badi bene, aveva praticamente vinto con l'attacco sull'Izoard, virtualmente maglia gialla, ma nonostante il suo talento, non seppe evitare una maledetta caduta nella discesa a seguito della quale si giocò tutto. 

Quasi un decennio di professionismo al servizio dei più grandi campioni, il più a lungo con Gimondi, senza mai vincere, ma trovandosi sempre al posto giusto per fare il giusto al momento giusto. Non solo col merito di sapere faticare per gli altri, ma, come i fatti dimostreranno ampiamente, con la virtù di "vedere" la corsa con maggiore lucidità dei suoi capitani. 

Sceso di sella e in attesa di organizzare il proprio futuro, sul finire del 1970 avvenne il secondo incontro con la Rinascita, questa volta nella veste di Direttore sportivo della squadra dilettanti. Lavorò in piena libertà, mise al servizio della Rinascita la sua esperienza arricchendosi di nuove conoscenze, sperimentò la guida di una squadra, contribuì alla conquista di tanti successi, ma va detto chiaramente che disponeva di corridori di gran classe tra i quali: Tonoli, Landini, Zamagni che preparò e guidò alla vittoria della Coppa Italia nel 1971. 

A stagione terminata e con i necessari meriti acquisiti, proprio sulla vecchia scrivania della Rinascita furono firmati i documenti, attestanti il ruolo di Direttore sportivo, per la richiesta di frequentare la scuola nazionale da cui ne uscì col titolo di Maestro dello sport. Come giusto prese il volo sulla via della direzione sportiva e, da "secondo" di Adorni alla Bianchi nel 1973, non tardò ad andare in "fuga" e tutto quello che ha fatto vedere in questi 17 anni è ben noto. Nella Rinascita si sono formati, chi in fase iniziale chi in fase matura, molti corridori e non si toglie niente a nessuno se si ritiene che l'ambiente rosso verde abbia rappresentato il trampolino di lancio anche d'importanti Direttori sportivi.

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