La corsa infinita di Baronchelli


LA STORIA/LE STORIE 
di PIER BERGONZI 
Gazzetta dello Sport, 31 gennaio 2004

Nel ' 74, al primo anno da professionista, concluse il Giro al 2° posto a 12" da Eddy Merckx. Poi Giovan Battista Baronchelli vinse tanto, ma non quanto avrebbe potuto grazie alla classe immensa. Come conferma in questi anni, dominando per passione le gare amatoriali 

«Dopo il Giro del '74 ho subìto tre operazioni e poi ho avuto l'epatite: non sono più stato quello che ero. Il rammarico? Avrei dovuto vincere il Mondiale ' 81: ero in fuga, vennero a riprendermi Panizza e Saronni. Corro ancora per amore della bici: se non pedalo sto male» 

Due righe da un corrispondente: «Giovan Battista Baronchelli vince sotto la pioggia il 13° trofeo del Ventennale di mountain bike, a Capriate, staccando Maurizio Saccomandi di 4' 08"». Ma sì, è proprio Tista Baronchelli, quel talentaccio mai definitivamente espresso, che al debutto tra i professionisti arrivò a 12 secondi dalla maglia rosa di un certo Eddy Merckx. Era il 1974. Trenta anni fa. Allora Baronchelli duellava con il più grande di sempre, con il Cannibale. Poi ha incrociato le ruote con Hinault, Moser, Saronni e ha chiuso che già vinceva Cipollini. Ora, in sella a una mountain bike, stacca Maurizio Saccomandi. Ma dovreste vederlo. La passione è la stessa. Così la voglia di mettersi, a ogni metro, alla prova. Baronchelli ha 50 anni. Faccino levigato da montagne di allenamenti, fisico asciutto e occhietti felici di correre. In bici. 

Tista la scoprì a 15 anni. Erano gli anni Sessanta e nell'Italia che cercava la via dell' industrializzazione di massa il ciclismo era ancora un mezzo per affrancarsi dalla vita contadina. Settimo di nove fratelli, Baronchelli cercava con la bici la via dei sogni. Da allora non ha mai smesso di pedalare. In 35 anni di pedalate ha percorso oltre 700 mila chilometri. Diciotto volte il giro del mondo. Un viaggio andata e ritorno dalla luna. «Sì, ma ho già dovuto rifare il motore un paio di volte», ci scherza su il Tista, dentro al negozio di biciclette che gestisce con il fratello Gaetano, lui pure professionista per qualche anno. 

Come nella poesia di Rodari, Baronchelli è l'ex professionista che da «vecchio poi si acquista un negozio da ciclista». Ma sarebbe meglio dire una bottega dove si insegna l'arte come nel Quattrocento. Provate a passare un giorno dai Baronchelli, ad Arzago d' Adda. Scoprirete che i clienti sono prima di tutto amici che mettono il naso dentro per avere un consiglio, per fissare l'appuntamento di una pedalata. Poi magari comprano l'ultimo manubrio in carbonio o un raffinato telaio in titanio e carbonio, ma questo è un altro discorso. 

Dietro il bancone c' è quel volto col sorriso malinconico, da ciclismo antico, di Tista Baronchelli. C' è la sua voce che trema, che però non ha paura di graffiare. «Io sono stato sfortunato. Sono passato al professionismo dopo aver vinto Giro d' Italia Baby e Tour dell'Avvenire e sono subito arrivato secondo al Giro d'Italia battuto, e di poco da uno che si chiamava Eddy Merckx. Poi però ho subito tre operazioni e l' anno dopo mi sono beccato l' epatite virale. Insomma non sono più stato quello che ero». 

Sarà, ma tra i professionisti il Tista ci è rimasto per 16 stagioni vincendo 90 corse, tra le quali due Lombardia (1977 e ' 86) sei Giri dell' Appennino consecutivi e quattro tappe al Giro d' Italia. In certe giornate era incontenibile. Nel 1974, appena passato al professionismo dopo aver vinto Giro Baby e Tour dell' Avvenire, Baronchelli arrivo secondo, nel suo primo Giro d' Italia, dietro a Merckx. Il Cannibale vinse per dodici minuscoli secondi e il ciclismo italiano aveva trovato un nuovo fuoriclasse. Peccato che il talento di Tista sia rimasto inespresso anche per cause imponderabili (operazioni, epatite...) Grandissimo fu anche il Baronchelli del Mondiale di Sallanches 1980, ma ancora più grande fu Bernard Hinault e Tista ci rimase d' argento. Ma il rammarico più grande riguarda un altro Mondiale. «Io avrei dovuto vincere a Praga, nel 1981. A due chilometri dall' arrivo partì lo scozzese Millar. Io mi fiondai sulla sua ruota e lo avrei battuto agevolmente. Anzi lo avrei staccato perché quel giorno volavo. Ma venne a prendermi qualcuno e quel qualcuno aveva la maglia azzurra... Soltanto dopo la gara, rivedendo le immagini scoprii che vennero a prendermi Panizza e Saronni. In gara, però, io fui corretto fino in fondo. Tirai la volata per Moser e Saronni. È vero che mi rialzai presto, ma lo feci perché avevo esaurito le energie. Non potevo dare una pedalata in più. Ma non fu quello il motivo della sconfitta di Saronni. No, quello è un comodo alibi. Saronni perse da Maertens perché disputò la volata con le mani alte sul manubrio. Ma quando mai una volata si fa con le mani alte sul manubrio?». 

Tra i tanti gialli che avvolgono la storia del ciclismo c'è quello dell' abbandono improvviso di Baronchelli al Giro del 1986. Tista correva nella squadra di Moser ed era terzo della generale quando lasciò a sorpresa la corsa rosa. Moser e il resto del mondo a due ruote si chiede ancora adesso perché. «Moser non doveva nemmeno essere nella mia squadra. Io avevo accettato di rimanere alla Supermercati Brianzoli senza sapere che sarebbe arrivato lui. Ma la causa del mio addio non fu Moser. Furono una serie di cause che mi fecero salire l'ansia fino a non poterne più. In quei giorni la mia tensione era tale che avevo, a volte, attacchi di tachicardia». 

Baronchelli ha detto basta al termine della stagione 1989. Un basta che è durato un paio di mesi. Niente più. «Quello fu il mio periodo più lungo senza bici. Pedalare per me è un bisogno. Mi è capitato di parlarne anche con fior di medici. La passione per la bici può diventare una sorta di sana malattia con tanto di dipendenza. Sì, io sono ciclo-dipendente. Pochi giorni senza pedalare e divento nervoso, perdo l'appetito». 

Tista è asciutto come quando era professionista. «E non mi privo di nulla. Mangio di tutto e mi concedo sempre il mio buon bicchier di vino. D'estate arrivo a pesare come ai bei tempi, ma non sono lo stesso, perché allora avevo qualche chilo di muscoli che ora non ho più». Baronchelli si allena almeno due volte la settimana. Pedala su strada con la bici da strada che porta il suo nome. Telaio in titanio («perché ammorbidisce i colpi e ha più rispetto per la mia vecchia schiena»), gruppo Shimano 10 velocità e ruote leggere e il resto della componentistica WR («made in Bergamo»). Pedala per circa 50 chilometri su percorsi pianeggianti intorno a Crema. «Esco anche con altri amici, ma davanti a tirare ci sono sempre io. Perché mi alleno poco, ma voglio farlo bene. La velocità, il vento in faccia continuano a piacermi molto». E la domenica viene santificata alle gare. Prove di mountain bike, soprattutto, e qualche gran fondo sulle distanze brevi. «Lo scorso anno ho disputato 11 gare e nella mia categoria le ho vinte tutte». Tista è il campione italiano di mountain bike. Tra i gentlemen non ha rivali. Allenamenti, corse e a fine stagione il computer delle sue bici in titanio vola oltre quota 10.000 chilometri. E siccome Tista pedalerà sempre, l'obiettivo del milione di chilometri non è un' idea balzana. E' l'idea di un malato della bici. Come, per fortuna, ce ne sono ancora tanti. 

DA PROFESSIONISTA 
Bis al Lombardia Due volte 2° al Giro 84 vittorie totali Giovan Battista Baronchelli è nato il 6 settembre 1953 a Ceresara, in provincia di Mantova. Presto, però, si è trasferito ad Arzago d' Adda ( Bergamo), vicino a Treviglio, dove vive e dove gestisce un negozio di biciclette con il fratello Gaetano, anche lui professionista ( dal 1974 al 1986). Sposato con Stefania, ha tre figli: Arianna, 15 anni; Ilaria, 13 anni; Davide, 2 anni e mezzo. Professionista dal 1974 al 1989, Baronchelli ha raccolto 84 successi, tra i quali spiccano 2 Giri di Lombardia ( 1977 e 1986), sei consecutivi Giri dell' Appennino ( dal 1977 all' 82) e il G. P. di Francoforte 1980. Al Giro d' Italia ha debuttato con il secondo posto del 1974, a 12' da Eddy Merckx ( nella foto sotto, i due in azione sulle Tre Cime di Lavaredo), ed è stato secondo anche nell' edizione 1978 a 59' da un altro belga, Johan De Muynck. Al Giro ha vinto quattro tappe ( Pinzolo ' 77, Canazei ' 78, Cascia ' 81 e Nicotera ' 86) ed ha vestito per due giorni la maglia rosa nell' edizione 1986. Al Mondiale di Sallanches 1980, Tista colse un secondo posto alle spalle di uno straordinario Bernard Hinault. Baronchelli si è ritirato nel 1989, dopo 16 stagioni tra i professionisti. Ma a distanza di 15 anni continua a vincere ancora: in mountain bike 

DA AMATORE 
Ultimo successo il 18 gennaio ed è tricolore. Giovan Battista Baronchelli, 50 anni, ha incominciato la stagione agonistica 2004 come aveva chiuso quella del 2003: vincendo. Lo scorso anno, Tista ha disputato 11 gare di mountain bike vincendole (nella sua categoria) tutte. Tra l'altro ha conquistato i titoli tricolori invernale e assoluto, sempre di mountain bike. Il 18 gennaio scorso, Baronchelli ha vinto il 13 ° Trofeo del Ventennale di Mtb, nella categoria Master 5, staccando di 4'08' Maurizio Saccomandi. Ora Tista punta al Tricolore d'inverno amatori, sempre di mountain bike, che si disputerà il 15 febbraio a Zelo Buon Persico (Lodi). Gli altri due momenti importanti della stagione saranno il Mondiale cross country a cronometro del 6 giugno a Endine Gaiano (Bergamo) e il tricolore di cross country in programma a Borgo D' Ale, in provincia di Vercelli. Baronchelli si allena sempre su strada, con l'inseparabile bicicletta da corsa in titanio: ma i suoi obiettivi agonistici sono quasi esclusivamente legati alla mountain bike.
Pier Bergonzi

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