HOOPS MEMORIES - Il tiro dimenticato di Frank Selvy
Giocatore di college per la stagione 1954, due volte capocannoniere e in un’occasione autore di 100 punti in una partita, Frank Selvy, guardia di 1.87, fu la prima scelta al draft NBA nell’agosto di quello stesso anno. I Baltimore Bullets lo avevano preferito a star del calibro di Bob Pettit e Gene Shue, scelta giudicata eccellente perché Selvy pareva avere i mezzi per adattarsi al gioco pro.
Il favoloso Frank fu subito il tiratore scelto della Lega per il primo mese, solo per avere i finanziariamente problematici Bullets falliti a fine novembre. Il contratto di Selvy fu assegnato ai Milwaukee Hawks, dove egli fu raccolto dove era rimasto a Baltimore. Selvy fu selezionato per giocare nell’All-Star Game della NBA, e finì quinto nella lega nei punti con una media di 19 punti a partita.
Ciò che appariva essere l’alba di una star NBA fu bruscamente interrotto quando Selvy fu reclutato nell’esercito dopo 17 partite della sua seconda stagione pro. Trascorse diciotto mesi in Germania, durante i quali si infortunò al ginocchio sinistro e soffrì di problemi alla schiena. Quando tornò agli Hawks nel 1957, Frank aveva perso il suo tocco al tiro. Con la squadra ben fornita nelle posizioni di “guardia”, Selvy ebbe poche opportunità di riguadagnarsi il suo tiro, e chiese di essere ceduto. Gli Hawks gli fecero un favore, mandandolo ai Lakers.
Per allora, Selvy aveva perso la sua fiducia accanto al suo tiro e al suo tempismo. Nei successivi due anni fu ceduto a New York, Syracuse e quindi di nuovo ai Lakers, avendo di media solo 9.5 punti e venti minuti a partita. Ma ritornare ai Lakers fu più una mossa fortunata, con coach Fred Schaus che aveva in mente un nuovo ruolo per il più grande cannoniere del college basketball. Schaus aveva già due grandi realizzatori in Jerry West e Elgin Baylor, e vide Selvy come un veterano di valore che poteva aiutare la squadra con il suo ballhandling e con la difesa.
Schaus disse a Selvy di dimenticarsi di segnare, e gli assegnò di coprire sulle migliori guardie avversarie. Andò testa a testa con Oscar Robertson e Bob Cousy con i Lakers che battagliarono per le finali NBA nel 1962 e nel 1963. Noto ai suoi compagni più giovani come Pops, il tranquillo, di basso profilo Selvy fu elogiato da Schaus per la sua consistenza. Nel 1962, Selvy aumentò la sua media realizzativa a 14.7 punti, ma Schaus puntualizzò: “Sono le altre cose che lui fa che lo rendono così di valore per la nostra causa”.
Sebbene Selvy avesse in realtà fatto un rientro di successo come fuoriclasse difensivo, la sua carriera NBA sarà meglio ricordata per un tiro che non riuscì a mettere dentro.
Nelle Finali NBA del 1962, i Lakers e i Celtics erano pari nei secondi conclusivi di Gara Sette al Boston Garden. Giocando per l’ultimo tiro, la guardia dei Lakers "Rod" Hundley passò a Selvy, che mise su una sorta di tiretto in sospensione che non sarebbe caduto dentro la retìna ma sarebbe rimbalzato sul ferro. Invece di vincere il titolo NBA su quel tiro, i Lakers furono costretti al supplementare e persero l’incontro. Selvy in seguito affermò che Cousy gli aveva fatto fallo, ma di quello, oggi, nessuno se ne ricorda. E non si ricordano che era stato un canestro di Selvy ad aver pareggiato la partita. Si ricordano invece il potenziale tiro vincente del campionato che sbagliò, e di quella prolifica carriera che poteva essere.
Nelle Finali NBA del 1962, i Lakers e i Celtics erano pari nei secondi conclusivi di Gara Sette al Boston Garden. Giocando per l’ultimo tiro, la guardia dei Lakers "Rod" Hundley passò a Selvy, che mise su una sorta di tiretto in sospensione che non sarebbe caduto dentro la retìna ma sarebbe rimbalzato sul ferro. Invece di vincere il titolo NBA su quel tiro, i Lakers furono costretti al supplementare e persero l’incontro. Selvy in seguito affermò che Cousy gli aveva fatto fallo, ma di quello, oggi, nessuno se ne ricorda. E non si ricordano che era stato un canestro di Selvy ad aver pareggiato la partita. Si ricordano invece il potenziale tiro vincente del campionato che sbagliò, e di quella prolifica carriera che poteva essere.
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