Visentini piace a tutte
Mezzo campione mezzo play-boy
DAL NOSTRO INVIATO - Maurizio Caravella
La Stampa, martedì 22 maggio 1979
POTENZA — Gli hanno affibbiato la patente di «playboy». Un po', forse, se l'è anche voluta: è ricco e bello, prima di andare in televisione si pettina con gran cura; abita in una villa sulla collina di Gardone, quasi in faccia al Vittoriale; guida pericolosamente una Dino Ferrari e due grosse moto (una Kawasaki 900 e una KTM 250 da cross). Le ragazzine dicono che è carino da impazzire, le ragazze che è tanto «sexy», le signore non si sa, perché sussurrano e basta quando passa. Lui, Roberto Visentini, «playboy» in bicicletta, spiega che d'estate a Gardone, con tutti quei bikini, fatica a voltarsi dall'altra parte. Per diventare un campione dovrebbe pensare soltanto a pedalare. Dovrebbe, ma mica è facile.
Al suo paese, le ragazze gli dicono: «Roberto, chi te lo fa fare? Perché sudi in bicicletta?», e sottintendono che ci sarebbero modi molto più piacevoli per far passare il tempo, sudando molto meno. Certo, potrebbe lavorare con suo padre (ma è solo un esempio), tanto per far finta di rendersi utile. Ma suo padre ha un'azienda di pompe funebri, non è mica un lavoro tanto bello, meglio la bicicletta, anche se vuol dire fatica.
Da dilettante, Roberto batteva quasi tutti: riusciva persino a precedere Saronni, in salita. L'anno scorso fu la rivelazione del Giro d'Italia: aveva addosso una brutta bronchite, eppure attaccava, chissà dove trovava la forza per attaccare. Un «playboy» con tanta grinta. Panizza, che era il suo capitano, a fine stagione cambiò squadra e andò alla corte di Moser. Perché gli davano più soldi, forse, ma anche perché quel Visentini minacciava di togliergli i gradi. Meglio prendere tutti in contropiede e fare le valigie.
Con la responsabilità di guidare la squadra da solo, Visentini fu preso da un certo nervosismo: «Lo scorso inverno — dice —, mentre tutti si allenavano lo andavo a sciare, per rilassarmi. Poi mi sono dedicato allo yoga e al training autogeno». Il suo obiettivo era soprattutto quello di battere Saronni: ci riusciva da dilettante, doveva riuscirci ancora. «Playboy» magari si, ma con tanto orgoglio.
Ma ieri Visentini, alle sue ammiratrici, non ha offerto il solito spettacolo di «playboy» in bicicletta. Il fatto è che gli è venuta fame, ha mangiato troppo e troppo in fretta come un bambino goloso e poi ha rimesso tutto, arrivando al traguardo molti minuti dopo il vincitore. Succede.
Da oggi, forse, penserà un po' più ai bikini e un po' meno alla classifica. Ma una grossa impresa, almeno una, vuole tentarla. Non vuole diventare un «playboy» condannato ad occuparsi di pompe funebri.
Maurizio Caravella
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