Pogačar re della Catalogna, terza fuga e terza vittoria


Lo sloveno senza rivali in Spagna, oggi van Der Poel va all’assalto della Gand-wevelgem

Marco Bonarrigo
24 Mar 2024 - Corriere della Sera
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Otto giorni di gara in tre settimane, 130 chilometri totali di fuga solitaria, quattro vittorie, un secondo e un terzo posto (alla Milano-sanremo) e (oggi) l’atteso 14° trionfo in una corsa a tappe, una delle più antiche del mondo (103 edizioni), quel Giro di Catalogna che sta dominando con distacchi da Tour de France sui poveri rivali. Tadej Pogačar è incontenibile: ieri nella penultima tappa della prova spagnola (già comodamente in tasca) se n’è andato a 30 chilometri dal traguardo piantando sul posto tipi come Landa (2°), Bernal (3°), Kuss e Vlasov. Terza fuga e terza vittoria in tre arrivi in quota, lui a spianare la salita, gli altri a faticare come bestie sulle rampe del Queralt. Di stare a ruota, di partire solo sull’ultimo gran premio della montagna, di risparmiare le forze non se ne parla per uno che ha vinto la Strade Bianche prendendo il vento per 80 chilometri.

«A dire il vero noi della Emirates volevamo solo controllare la corsa — ha spiegato l’ineffabile Tadej — ma a un certo punto la Visma si è messa a tirare. Io ho reagito con un allungo e nessuno mi ha seguito. Il resto è storia». Nella storia c’è la risposta più eclatante e muscolare di Pogačar alla doppia impresa dell’arci-rivale Vingegaard alla Tirreno-Adriatico, una sfida con il danese a chi la combina più grossa che fa impazzire i rivali e soprattutto i tifosi. Oggi lo sloveno riceverà il trofeo nella kermesse di Barcellona, poi si isolerà in altura per tre settimane di ritiro monastico: prima del Giro d’Italia (che scatta da Torino il 4 maggio) lo vedremo solo il 21 aprile alla Liegi-Bastogne-Liegi già vinta nel 2021. In Catalogna bravi Tiberi (8°) e Fortunato (10°): le nostre migliori speranze azzurre per la prossima corsa rosa hanno corso in rimonta e con intelligenza.

C’è un altro fenomeno del ciclismo mondiale in cerca dell’ennesima impresa. Dopo aver bullizzato i rivali venerdì alla E3 Saxo Classic, Mathieu van Der Poel va oggi a caccia della sua prima Gand-Wevelgem, l’unica classica fiamminga che manca nel suo strepitoso albo d’oro, la più complicata per le caratteristiche dell’iridato visto che il tracciato favorisce anche velocisti puri come il compagno Philipsen (già gratificato alla Sanremo, non è il caso di esagerare), l’altro olandese Kooij, Girmay, Merlier e Matthews. Per vincere qui bisogna rendere la corsa dura e partire magari sull’ultimo «muro», l’arcigno Kemmelberg a una quarantina di chilometri dal traguardo. In altri tempi il Kemmelberg sarebbe stato troppo lontano per un’azione, nel ciclismo dei marziani di oggi è un buon trampolino di lancio.

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