La Regina chiama il Re


VAN DER POEL PER IL BIS DA IRIDATO: «ROUBAIX- ROULETTE MA IO SONO PRONTO»
L’olandese, 1° nel 2023, punta Van Looy 1962: unica doppietta con il Fiandre da campione del mondo.
Italia: c’è Milan per stupire

7 Apr 2024 - La Gazzetta dello Sport 
di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA

L’asticella è altissima, ma Mathieu van der Poel è l’unico che può scavalcarla. Non si tratta “semplicemente” di riuscire a vincere Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix una domenica dopo l’altra, ma di farlo con la maglia iridata e c’è un solo precedente: Rik Van Looy, l’imperatore di Herentals, nel 1962. «Sarà come una roulette russa, e bisogna avere la fortuna dalla propria parte. Ma io sono pronto», la sintesi dell’olandese, detentore del titolo. Che peraltro può fare la storia pure in un altro modo: la sua Alpecin-Deceunick ha già messo insieme Milano-Sanremo (con Jasper Philipsen) e Fiandre. Il tris nello stesso anno sarebbe una primizia. «Può succedere di tutto anche quando non sei sul pavé, in qualsiasi momento. Lo so bene – ha argomentato ancora Mathieu -. Vincere il Fiandre era il mio obiettivo principale per il 2024, e qualsiasi altro successo che verrà in più è un bonus».

Storia 

Parigi-Roubaix: siamo all’atto 121 di una storia cominciata nel 1896, stesso anno di nascita dell’Olimpiade moderna e della Gazzetta. Di una storia che esce dai confini del ciclismo fin dal via di Compiègne, una settantina di chilometri a Nord di Parigi: lì fu catturata Giovanna d’Arco, prima che venisse condannata al rogo. E sempre lì, su un vagone ferroviario, i francesi nel 1918 firmarono l’armistizio con la Germania per sancire la fine della Prima guerra mondiale. Naturalmente, è il pavé — più di sei milioni di pietre, curate da una associazione di “amici” che si serve anche delle capre per diserbare — a fare tutta la differenza del mondo: stavolta 55,7 chilometri (mai così tanti nell’ultimo trentennio) sui 259,7 totali, e il simbolo-Arenberg, i 2.300 metri della Foresta che più danno il senso al nome Inferno del Nord, un marchio ormai planetario.

Teatro 

Della chicane della discordia (o della vergogna), novità 2024, parliamo a parte: qui basti ricordare quanto detto da Andrei Tchmil, re nel 1994. Non per la prima volta, non per l’ultima, perché sono parole che più passa il tempo più acquistano fascino: «Arenberg è come l’alzarsi del sipario a teatro. La prima scena della tragedia che si apre davanti a noi». Una sintesi mirabile. Apparve nel percorso nel 1968 per la prima volta, su idea di Jean Stablinski, iridato 1962, perché in quel periodo la corsa stava diventando troppo facile. E a ‘Stab’ è dedicato il velodromo di Roubaix: ma attenzione, è quello coperto, quello dei Mondiali su pista 2021 trionfali per l’Italia. La corsa finisce di fianco, in quello all’aperto dedicato ad André Petrieux: era uno dei dirigenti del club ciclistico di Roubaix, e il proprietario di bar giusto a fianco della struttura. Pure quello è parte del mito. Tutto ciò che ruota attorno alla Roubaix ne è parte.

Cadute 

Van der Poel non ha già vinto, anche se Wout Van Aert non c’è: da Pedersen a Politt, da Philipsen a Van Baarle, di outsider “assatanati” ce ne sono tanti mentre Ineos schiera Tom Pidcock - al debutto, già re tra gli junior e gli Under 23 - oltre al più giovane, il 18enne August. Italia, prima in questo secolo solo con Colbrelli nel 2021: soprattutto Mozzato, 2° al Fiandre, il debuttante Alberto Bettiol, e Jonathan Milan. Quest’ultimo va seguito bene: a Roubaix è stato iridato con il quartetto, sembra più adatto a questo pavé che al Fiandre e la sua potenza è una buona carta da spendere sulle pietre del mito. In ogni caso, altra esperienza per il futuro. Tutti sperano che ci sia una tregua sul fronte cadute: il direttore Christian Prudhomme ha detto sì a un sistema di cartellini gialli e rossi. Al vincitore, il pezzo di pavé. Ogni anno se ne sceglie uno diverso da uno dei settori e non se ne può produrne un facsimile: il trofeo della Roubaix si guadagna solo sulla strada. Non si potrà mai comprare.

***


Sul velodromo - L’iridata Lotte Kopecky, belga di 28 anni, 
batte Elisa Balsamo (al centro), 26: poi Vos, 4a (BETTINI)

Balsamo, rabbia e lacrime: è seconda

Elisa: «Dopo la delusione, la soddisfazione. La Roubaix non mi piace tanto, ma ci riproverò»

7 Apr 2024 - La Gazzetta dello Sport - Verona
ci. sco. - © RIPRODUZIONE RISERVATA

Una scarica di emozioni intensissime: Elisa Balsamo è passata da rabbia e lacrime a sorrisi e consapevolezza al termine di una Parigi-Roubaix - la quarta per le donne — in cui ha sfiorato un colpo non grosso, di più. Alla fine, seconda: lo sprint nel velodromo ai 250 metri aveva dato l’impressione di essere una faccenda tra lei e Marianne Vos, solo che più all’esterno è spuntata l’iridata belga Lotte Kopecky che ha aggiunto un’altra perla a una carriera già favolosa tra strada e pista. Ma la 26enne della Lidl-Trek — già prima al Trofeo Binda e 2a alla Gand-Wevelgem — sta avendo una costanza ad alto livello che fa davvero ben sperare per i prossimi mesi, Olimpiade in testa. Il c.t. Paolo Sangalli, tra l’altro, è convinto del fatto che «Elisa non è ancora al massimo». Le parole della piemontese: «Non avrei mai creduto al secondo posto. Poi, nell’immediato, normale che ci sia stata un po’ di delusione. Ora sono molto soddisfatta. La Roubaix non mi piace tanto... ma a questo punto non potrò che riprovarci nel 2025».

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