Pavé e chicane, la Roubaix da brividi


Mathieu van der Poel si allena sulle pietre (Afp)

Van der Poel il favorito: «Mi sembra una barzelletta, ma mi adeguo». Balsamo 2ª nella prova femminile

7 Apr 2024 - Corriere della Sera
di Marco Bonarrigo
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Tre minuti e 15” di furibonda follia agonistica: il cuore batte 185 colpi al minuto, la velocità tocca i 55 km/h, le gambe scaricano sui pedali fino a 720 watt per poter tenere in equilibrio la bici sui lastroni irregolari e scivolosi di porfido. Questa è la Foresta di Arenberg (i numeri sono quelli di Sonny Colbrelli quando la vinse nel 2021), dal 1968 settore simbolo della Parigi-Roubaix: un rettilineo in pavé di 2.270 metri a quasi cento chilometri dal traguardo ma decisivo per capire chi non vincerà la corsa ciclistica più pazza del mondo. Oggi dopo 56 anni la Porta dell’inferno non si spalancherà direttamente davanti ai partecipanti: il gruppo dovrà infilarsi prima in una chicane artificiale disegnata con le transenne (destra a 90°, sinistra a gomito, destra a 90°) per abbassare la velocità. L’obiettivo è risparmiare più costole e clavicole possibili in tempi di terribili cadute ma, mancando prove sul campo, nessuno può dire se ci si fa più male cozzando a 55 km all’ora contro una transenna della chicane o scivolando nella canaletta di Arenberg più avanti: lo sapremo tra le 15 e le 15.20.

Mathieu van der Poel storce il naso ma francamente se ne infischia: «A me la chicane pare una barzelletta — spiega il campione del mondo, oggi strafavorito — ma se hanno deciso così, mi adatto». Per l’olandese (trionfatore lo scorso anno) e per 174 colleghi il copione prevede 259,7 chilometri e 29 tratti di pavé per un totale di 55,7 km che a quanto si è visto ieri con le ragazze (bravissima Elisa Balsamo battuta in volata solo dall’iridata Lotte Kopecky) sono meno trucidamente fangosi di quanto facessero ipotizzare le piogge delle ultime settimane. Dopo un Fiandre di arrogante bravura, VDP è volato in Spagna a rifinire la gamba. Oggi, dovrà vedersela con Mads Pedersen e la sua attrezzatissima Lidl-Trek (nella quale c’è anche Johnny Milan nel ruolo di jolly), con il compagno Jasper Philipsen nel caso di volata allargata, con Kung, Politt, Merlier e Van Baarle (che però poi al via non partirà, ndr). Senza sottovalutare nessuno perché la Roubaix — vedi l'australiano Mathew Hayman nel 2016 — è paradossalmente così esclusiva da poter essere vinta da quasi chiunque.

Ieri la miglior notizia dall’ultima tappa del Giro dei Paesi Baschi è che nessuno è finito per terra. Classifica finale al talento spagnolo Juan Ayuso, bollettino medico dei big caduti non rassicurante: Jonas Vingegaard dovrà rimanere con un collare protettivo per otto settimane, Remco Evenepoel tornerà in bicicletta tra un mese mentre per Jay Vine la prognosi resta riservata. Il boss del Tour, Christian Prudhomme, discolpa gli organizzatori (che pure giovedì non avevano segnalato la pericolosità del tratto in cui è caduto anche Evenepoel) e propone cartellini gialli e rossi per i corridori più indisciplinati. Il sindacato tace.

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