Bentornato James


RE AI MONDIALI 2014 POI IL REAL E LA CRISI RODRIGUEZ È RINATO E LA COLOMBIA VOLA

Il fantasista oggi compie 33 anni È tornato al top, ha portato in finale nella Coppa America i suoi Cafeteros e sfiderà Messi

12 Jul 2024 - La Gazzetta dello Sport
Di Filippo Maria Ricci CORRISPONDENTE DA MADRID
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James Rodriguez compie oggi 33 anni. Età da resurrezione, e quello ha fatto l’ex madridista, tirandosi su da ceneri che sembravano averlo soffocato per sempre. Oggi le candeline, domenica a Miami la finale di Copa America di Leo Messi.James Rodriguez In carriera 2 Champions, 2 Mondiali per club, 1 Europa League, 2 Supercoppe.

Torneo top 

Era difficile da immaginare, soprattutto in questa forma. Il ct della Colombia, l’argentino Néstor Lorenzo che passò per Bari alla fine degli anni '80 senza grande gloria, era stato criticato per aver inserito nella lista dei convocati per il torneo americano James Rodríguez. Che vive ai margini del grande calcio da tempo e che in questa Copa América ha rimediato in 3 partite su 5 il trofeo assegnato al miglior giocatore e ha offerto ai compagni 6 assist, record eguagliato nella storia del torneo. E ha trascinato la Colombia alla sua terza finale della storia. La prima fu nel 1975, persa a Caracas col Perù, la seconda nel 2001, vinta in casa contro il Messico in un’edizione funestata da problemi organizzativi legati alla minaccia terroristica, con l’Argentina che si rifiutò di partecipare. James aveva 10 anni e vide trionfare una nazionale modesta, l’interista Ivan Cordoba era l’unico della rosa tesserato in Europa, sognando di poter emulare le gesta dei suoi idoli.

Il sogno 

È a un passo dal coronamento del sogno, con la Colombia impazzita. Perché la nazionale di Lorenzo non perde da 28 partite e perché alla finale di Copa America non arrivarono nemmeno Asprilla, Rincón e Valderrama, simboli della generazione dorata del calcio colombiano. Il Paese è in festa, James è commosso: nemmeno lui si aspettava che le cose potessero andare così bene. Se vi chiedete dove gioca l’ex madridista, la risposta è il San Paolo brasiliano, allenato da un altro argentino, Luis Zubeldia, che non dà tanto spazio a James, proprio no. James è finito in Brasile dopo un periplo tra Europa e Medio Oriente prima glorioso e poi tristino. «Sono 13 anni che aspettavo questo momento» ha detto James prima di commuoversi e abbandonare l’intervista televisiva al termine della semifinale vinta contro l’Uruguay, mercoledì notte a Charlotte, nella Carolina del Nord. Gli anni che gioca in nazionale. Contro i “charrua” l’ennesimo assist, per Lerma, e la vittoria contro il "Loco" Bielsa per conquistare la sfida contro Messi e Di Maria, che andò via dal Madrid quando ci arrivò lui, pagato 80 milioni di euro da Florentino Pérez che se ne era innamorato al Mondiale brasiliano quando la Colombia arrivò ai quarti, miglior prestazione nella storia cafetera, e fu eliminata dal Brasile. James Rodríguez si prese la Scarpa d’Oro con i suoi 6 gol, uno meraviglioso all’Uruguay che gli valse il Premio Puskás di quell’anno insuperabile. E mai più ripetuto.

Il legame con Carlo 

James aveva battuto record di precocità vincendo l’unico titolo della storia del Banfield in Argentina, poi per 5 milioni era passato al Porto e per 45 al Monaco. Quindi il trasferimento “galáctico” al Bernabéu. A Madrid, James ha scoperto la movida: la cosa gli è costata il matrimonio con la sorella del portiere Ospina e gli ha condizionato la carriera. Nonostante l’incontro con l’allenatore che più gli ha voluto bene: Carlo Ancelotti. Che lo volle con sé in prestito al Bayern (al Madrid Benítez e Zidane non lo amavano, così come il deluso Florentino) e poi anche all’Everton, che sembrava un po’ un grigio capolinea per entrambi. Ancelotti si è ribellato riprendendosi Madrid, James ci ha messo di più, ma alla fine ha fatto lo stesso riprendendosi la nazionale che aveva saltato il Mondiale in Qatar, delusione storica. Ecco, il Qatar: James ci era finito, all’al-Rayyan, ad appena 30 anni, dopo l’Everton e prima dell’Olympiacos, un anno secco come il clima di Doha. Quindi il San Paolo. Poco spazio, poca magia. «James ha bisogno di giocare» ha detto Lorenzo, e glielo ha dato. Il “Diez” l’ha ripagato con un torneo a cinque stelle. Passione, emozione, assist e lacrime: James è tornato, Messi è avvisato.

***

Rissa in tribuna Nunez contro i fan colombiani

Al termine della semifinale tra Colombia e Uruguay si è scatenata una rissa colossale sulle tribune che ha coinvolto anche i giocatori della Celeste, con Darwin Nunez e Maxi Araujo in prima fila. I tifosi “cafeteros” hanno invaso il settore in cui erano sistemate le famiglie dei giocatori uruguayani, che vedendo in pericolo parenti, mogli e figli piccoli si sono fiondati a menar le mani. «I nostri familiari rischiavano, è stato un disastro», si è sfogato Gimenez.

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