Caccia ai REcord
FOTO MILAVEC - Inseparabili. Un tenerissimo momento di Tadej Pogačar con la fidanzata Urska Zigart, professionista con la Jayco-AlUla: vivono a Montecarlo e partono insieme per ogni allenamento
POGACAR, LOMBARDIA DA POKER - OBIETTIVO: COPPI E MERCKX
Lo sloveno vince la classica dal 2021 Dopo Giro, Tour e Mondiale vuole eguagliare il Campionissimo e il 1972 d’oro del Cannibale. Evenepoel permettendo...
«Ho voglia di correre e divertirmi.
Il ciclismo è vittima del suo passato,
ma la gente deve credere in noi»
IL DUBBIO
«Sempre gelosie e sospetti, lo so. Mettere a rischio la salute per 10 anni di carriera vuol dire buttare la vita,
e io non voglio»
12 Oct 2024 - La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio INVIATO A CAVENAGO BRIANZA (MB)
Tra i contemporanei è parecchio complesso trovare qualcuno che possa impensierirlo, e allora tocca tirare in ballo i giganti della leggenda se il soggetto è Tadej Pogacar. Fausto Coppi e Eddy Merckx, è al loro fianco che il numero uno al mondo idealmente pedala per eguagliarli e magari superarli: succederà pure oggi, al Lombardia. Quel Lombardia che lo sloveno vince da tre anni di fila, e del poker consecutivo è stato capace solo il Campionissimo tra il 1946 e il 1949. E se trionfasse, lo metterebbe al fianco – nella stessa annata – a Giro d’Italia, Tour de France, Liegi e Mondiale, per restare ‘solo’ agli appuntamenti-simbolo della strada: per trovare qualcosa di simile bisogna rifarsi all’Eddy Merckx 1972, che oltre alla doppietta Giro-Tour fu capace di imporsi a Sanremo, Liegi e Lombardia. «Sinceramente – ha detto ieri il 26enne della UAE-Emirates dalla base di Cavenago Brianza – non sto contando le vittorie che sto facendo. Ma ho ancora voglia di correre, di godermi il momento, di divertirmi, a maggior ragione al Lombardia che è una corsa bellissima. Desidero cercare di chiudere l’annata alla grande, sono pronto a dare tutto per l’ultima volta quest’anno».
Numeri
Le cifre raccontano di 9704 chilometri percorsi in 57 giorni-gara, con 24 successi. Ma non bastano le cifre a descrivere il livello che ha raggiunto Tadej Pogacar, mai visto così forte e superiore ai rivali: chi cerca di tenerne il ritmo, vedi di recente Andrea Bagioli al Mondiale oppure Matteo Jorgenson sul San Luca all’Emilia, finisce per saltare per aria. Immaginare oggi un duello lungo i 255 chilometri tra Bergamo e Como è difficile, anche considerando qualche assenza dell’ultima ora come quelle di Primož Roglić e di Tom Pidcock (escluso dalla Ineos-Grenadiers: potrebbe passare al team Q36.5, ormai è separato in casa): l’alternativa principale resta Remco Evenepoel, ma bisogna lavorare un po’ di fantasia viste le ultime prestazioni del belga mentre la Colma di Sormano, a poco più di 40 chilometri alla conclusione, sembra il momento perfetto per cominciare ad assistere all’ennesimo show di Pogacar. «Al Mondiale ero sicuro di vincere solo alla fine, alla Strade Bianche invece avevo avuto modo di prepararmi. Sprintare contro gli altri è più adrenalinico», ha detto il simbolo della UAE-Emirates, che pure nella storia del Lombardia è andato in crescendo: nel 2021 e nel 2022 batté in volata (a due, ndr) rispettivamente Masnada e Mas, l'anno scorso arrivò in solitaria.
Pensieri
Si chiama dominio, questo. «Una cosa che può capitare, nello sport e non solo», l’opinione di Pogačar a cui ieri è stata riportata una recente dichiarazione – al giornale La Depeche du Midi – di Christian Prudhomme, il direttore del Tour. «Se un giorno venisse a sapere che Pogacar si dopava, ne sarebbe sorpreso, deluso, disgustato?», la domanda. «Dato il passato non troppo lontano del ciclismo, l’interrogativo non è illegittimo. Non ho una risposta». Tadej ha parlato a lungo del tema: «Il ciclismo è vittima del suo passato, ma sarebbe stupido mettere a rischio la propria salute per 10 anni di carriera. Ci saranno sempre gelosie e sospetti, non posso farci nulla. Storie di dominio ce ne sono ovunque, negli affari come nello sport. Dura qualche anno, finché non arriva un nuovo talento. Se metti a rischio la tua salute per 10 anni di carriera, è come buttare via la tua vita: non voglio correre il rischio di ammalarmi. Invece tanti, che magari neppure conosciamo, dunque non necessariamente chi vinceva, ora sono malati, hanno problemi di salute fisica o mentale, a causa di ciò che hanno fatto con i propri corpi negli ultimi 20 o 30 anni». Il tema sul tavolo è quello della fiducia: «Non so cosa possiamo amo fare per riconquistarla. Dobbiamo solo correre le nostre gare e sperare che la gente cominci a credere in noi. Forse tra qualche generazione la gente dimenticherà il passato, dimenticherà Armstrong e quelle epoche. Io vi dico che il ciclismo che conosco osco io è uno degli sport più belli.. E si cerca di stare il più in salute possibile, non il contrario».
***
IL PERCORSO
Niente Ganda per la frana Al suo posto c’è il Selvino E cambia l’arrivo a Como
Piogge e smottamenti, nuova salita nella prima parte Rischio esondazione del lago: salta il LungoLario Dislivello 4700 m: sul Ghisallo c’è il premio Todisco
Tre chilometri in più – 255 invece di 252 – e dunque un percorso modificato rispetto a quello annunciato a settembre, a causa del maltempo: ecco, dunque, come sarà il Lombardia che oggi va in scena per la 118a volta (nessuna grande corsa italiana si è disputata più volte: la Milano-Sanremo è a 115 e il Giro d’Italia a 107). I primi cambi saranno nella parte iniziale, in seguito alle forti piogge degli ultimi giorni che hanno causato frane e allagamenti. Al km 37,5 la corsa, superato il centro abitato di Cene, girerà verso Albino, e non verso Gazzaniga come da tracciato originale, per affrontare da Nembro l’ascesa del Selvino (11,1 km, dislivello di 619 metri: pendenza media 5,6%, massima 9%) che sostituirà il Passo di Ganda (9,2 km) Il tracciato inizialmente previsto verrà ripreso al km 57, subito dopo lo scollinamento del Selvino. Pure il finale, a causa del rischio esondazione del lago di Como, ha subito delle modifiche: il traguardo non sarà sul Lungo Lario Trento, come in passato quando la gara si era conclusa a Como, ma in viale Felice Cavallotti (i corridori ci svolteranno all’interno dell’ultimo chilometro).
Chiave
La sostanza non cambia: il Lombardia resta il Monumento più duro, anche più della Liegi-Bastogne-Liegi perché tra Bergamo e Como si scalano quelle salite lunghe che in Belgio non si possono trovare. E restano Valpiana, Ghisallo (dal versante meno impegnativo di Asso e Magreglio, con la discesa su Regatola di Bellagio), Colma di Sormano e San Fermo della Battaglia. La grande novità è la scalata della Colma di Sormano da Nesso, cioè dal lago. Che possa essere il punto chiave lo conferma Vincenzo Nibali, che conosce benissimo la zona e ha vinto il Lombardia nel 2015 e nel 2017 : «Un’ascesa che fa male, molto impegnativa — le parole dello Squalo, che oggi non si perderà il gran finale —. Senza dimenticare che poi c’è la discesa verso Asso e Canzo, per nulla semplice perché caratterizzata da molti tornanti che non lasciano spazio ad eventuali azioni di rientro». A chi passerà per primo sul Ghisallo andrà il premio dedicato a Pier Luigi Todisco, il giornalista della Gazzetta morto il 7 ottobre 2011 mentre in bici stava andando al lavoro: era innamorato del ciclismo, e il Ghisallo era la sua salita preferita.
***
TADEJ POGACAR 1° nel 2021, 2022, 2023
È nato il 21/9/1998 a Komenda (Slo): 1.76 per 65 kg, è alla Uae Emirates. Già 87 vittorie, con Giro, 3 Tour, Fiandre, 2 Liegi, 3 Lombardia e Mondiale. Nel 2024 ha vinto:
- STRADE BIANCHE
- LIEGI-BASTOGNE-LIEGI
- GIRO D’ITALIA
- TOUR DE FRANCE
- MONDIALE
Commenti
Posta un commento