Patrick Lefevere, l’ultimo dei grandi dirigenti del ciclismo


Claudio Ghisalberti (a sinistra) con Patrick Lefevere (a destra)



di Claudio Ghisalberti

La decisione era nell’aria, mancava solo l’ufficialità: Patrick Lefevere si è dimesso dalla carica di Ceo della Soudal Quick-Step. Dal 1° gennaio il capo della più vincente squadra di ciclismo della storia non sarà più lui. Il suo posto verrà preso da Jürgen Foré, nel team da inizio anno e attuale Coo. Foré, un brevissimo passato da ciclista, farà parte di un consiglio di amministrazione composto dall’azionista di maggioranza Zdenek Bakala e da Auret Van Zyl, a lungo consulente legale del team.

LE PAROLE DI PATRICK

“È un momento che cambia la mia vita, lascio un ruolo a cui ho dedicato così tanto tempo ed energie. Il ciclismo è uno sport che ancora oggi mi appassiona profondamente, ed è stato un grande onore guidare questa bellissima squadra e creare tanti ricordi speciali. Ma sentivo che era il momento giusto per questo cambiamento. Quando ho iniziato a lavorare con Jürgen un anno fa, era con l’obiettivo di facilitare la transizione per quando avrei lasciato la mia carica. Ho visto come le sue relazioni con i nostri sponsor e partner, così come con gli stakeholder interni del team, siano cresciute negli ultimi 12 mesi e so che con l’arrivo di Jurgen come Ceo e con il sostegno del consiglio di amministrazione, questo team ha un futuro brillante”.

PERCHE’ LASCIA

Lefevere compirà 70 anni il 6 gennaio e qualche problema di salute ce l’ha. Problema che non gli ha impedito finora di vivere a tutta velocità inseguendo, o meglio “godendosi tutte le cose belle della vita”, per dirla con parole sue. Però ora ha bisogno di tirare un po’ il freno o, perlomeno, mollare un po’ l’acceleratore. In termini tecnici “farà parte della nuova struttura in qualità di membro onorario del consiglio di amministrazione”. In pratica si dedicherà “solo” alla gestione degli affari più importanti, che siano i contratti dei corridori più importanti o quelli con gli sponsor più rilevanti. Non bisogna tra l’altro dimenticare che Patrick detiene circa il 20% delle quote della Decolef Lux, la società di gestione del team belga. Il restante 80% è nelle mani di Bakala.

CHI E’ LEFEVERE

Patrick è il “capo” come lo chiamano amici e i suoi uomini. In Belgio, dove il ciclismo è una religione, conta quasi come Filippo, il re. È il Merckx dei dirigenti. L’ultimo di una grande stirpe di team manager del ciclismo, inteso come unico sport che travalica l’odiosa e ipocrita definizione di “vecchio e nuovo ciclismo”, cui hanno fatto parte Manolo Saiz, Roberto Amadio, Bjarne Riis, Giuseppe Saronni, Johan Bruyneel. L’ultimo dei mohicani. E che siano ormai tutti fuori da questo piccolo mondo di strada è solo un danno per il ciclismo.

Se si ha la sorte, e l’onore, di potersi sedere al tavolo con lui come amico è come andare in università a lezione da un luminare. Imperdibile. Bisogna aprire le orecchie e prendere appunti perché c’è solo da imparare. E da divertirsi, perché gli aneddoti – non solo legati alle due ruote – non mancano mai. Però, devi anche conoscere il ciclismo perché quando ti chiede un parere ti pesa, ti misura, ti valuta.

L’ultimo capolavoro di Patrick pochi mesi fa. Il passaggio di Remco Evenepoel alla Red Bull era cosa fatta. Certa, sicura. Il bicampione olimpico sarebbe stato ricoperto d’oro e soldi, tanti soldi, tanti milioni di euro, sarebbero arrivati anche alla dirigenza della Soudal per stracciare il contratto in essere. Ma Patrick ha resistito alla tentazione, ha detto no, ha convinto il suo campione, l’ultimo in ordine di tempo di una lista incredibile, a restare. Senza Remco la Quick-Step, come tutti chiamano la squadra, forse non avrebbe avuto più senso. Ma anche Remco, in un’altra squadra, sarebbe un corridore diverso. Probabilmente meno fenomeno.

LA SUA VISIONE

Lefevere ha fondato una squadra leggendaria, quella che ora è Soudal Quick-Step, nel 2003, combinando la sua visione dello sport del ciclismo con una conoscenza dell’economia e degli affari che ha acquisito come contabile, per costruire quella che sarebbe diventata la squadra di maggior successo nel ciclismo professionistico. Sotto la sua guida, la squadra ha raggiunto quasi 1.000 vittorie, tra cui 22 Monumenti, la Vuelta di Evenepoel e 124 tappe nei grandi giri, 3 medaglie d’oro olimpiche, 19 ori ai Campionati del Mondo e 4 Campionati Europei, oltre a innumerevoli altre gare. Oltre a puntare a risultati eccezionali, Lefevere ha favorito un’atmosfera familiare e una base di lealtà all’interno della squadra, che è quasi unica in uno sport di natura così transitoria. La squadra si è guadagnata il soprannome di “The Wolfpack”, il “branco di lupi” in quanto famosa per il suo spirito di squadra e disposta a correre come collettivo, con i corridori pronti a combattere l’uno per l’altro. A riprova dell’atmosfera all’interno della squadra basta esaminare l’elenco del personale: molti di loro sono stati fedeli al team sin dai primi giorni della sua esistenza.

Comunque c’è da scommettere che a bordo strada delle grandi corse lo vedremo ancora. Capelli bianchissimi e occhi azzurri, sagoma imponente, voce profonda. A passare un “bidon”, una mantellina, o semplicemente a fare il tifo per i suoi campioni, Patrick ci sarà. Sempre.

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