Draft NBA, l'arte del possibile

Il Draft non è una scienza esatta, ma guai ai dirlo agli scienziati NBA. Devono pescare dentro o fuori lotteria giocatori-franchigia o merce pregiata da scambiare per puntare al titolo. E si giocano la carriera passando da ragazzini appena usciti dal college, o scremati dal mercato globale che la NBA contemporanea tanto dimostra di apprezzare.

E poi è la cerimonia in sé un evento, officiato da Adam Silver al secondo draft da Commissioner della lega che ha ereditato dal suo mentore David Stern. 

La prima scelta assoluta sarà una lotta tra i due migliori centri usciti dal college: Karl-Anthony Towns di Kentucky e Jahlil Okafor, neocampione NCAA con Duke. E a contenderseli saranno Minnesota con la uno e i Lakers con la due. 

Phila chiama con la tre, New York con la 4 e puntano a rifare il backcourt: ai Sixers piace il play mancino D'Agleo Russell, di Ohio State; i Knicks hanno già provinato Justise Winslow, guardia tiratrice da Duke.

Anche loro, come Towns e Okafor, perfetta istantanea dei tempi: one-and-done, li chiamano. Un anno di college e via, fatti e finiti o no eccoli al gran salto nella NBA.

Fa eccezione Frank "The Tank" Kaminski, che il college l'ha finito da Giocatore dell'anno secondo Sports Illustrated,

Ma c'è anche chi il college lo ha saltato del tutto, come Emmanuel Mudiay: fisico scolpito nella pietra e testa già da pro. Scappato dalla guerra in Repubblica Democratica del Congo e riparato in Texas, a 18 anni è andato una stagione in Cina per mantenere il parentado. 

Dall'Europa arriva invece lo sfrontato talento di Mario Hezonja, tiratore croato di Dubrovnik già ammirato nel Barcellona in Eurolega; e sempre in Spagna, nel Siviglia, ha già fatto onde il lettone Kristaps Porzingis. Per molti il prossimo Pau Gasol o il nuovo Bargnani. 

Ecco, Andrea numero uno al Draft lo è stato: nel 2006. E gli è pesato. Per quest'anno, invece, niente italiani. Fontecchio della Virtus Bologna ha rinunciato e Hackett, che Dallas voleva già due anni fa, non ha più l'età. 

Ma senza arrivare alla storico Michael Jordan numero 3 del 1984 dietro Olajuwon e Bowie; nel 2007 Belinelli fu scelto da Golden State con la 18 e due anni dopo, nel 2009, con la 9 arrivò Curry, l'MVP dei Warriors oggi campioni NBA. Quindi no, il Draft non è una scienza esatta. E' solo l'arte del possibile.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO

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