L'insostenibile differenza tra Wenger e Conte


Ecco, se c'è un'istantanea che meglio fotografi le diverse filosofia e organizzazione di Conte e Wenger, quella dell'1-0 del Bournemouth assolve allo scopo. 

Un gol così, una squadra davvero "di Conte" difficilmente lo avrebbe preso. Lui che dal mago alsaziano era stato a studiare - a proprie spese - quando Antonio era ancora un aspirante (grande) allenatore.

Sullo 0-0, dimenticato da un Bellerin del tutto fuori posizione, Charlie Davis si sbracciava liberissimo a chieder palla come non capita nemmeno fra gli amatori. Bravissimo Stanislas a pescarlo, e ancora di più Davis per controllo-finta-rientro-e-tiro.

Con Pochettino da una parte e Conte dall'altra situazioni così difficilmente ne vedremo nel derby londinese che chiuderà la ventesima di Premier: al White Hart Lane il Chelsea capolista cerca contro il Tottenham la quattordicesima vittoria consecutiva.

Una striscia iniziata, guarda un po', dopo la sconfitta all'Emirates contro l'Arsenal, quando fu la squadra di Conte ad andar sotto con un gol "alla Wenger", con il povero Gary Cahill esposto alle devastanti velocità di gambe e di pensiero di Sànchez.

Da quel 3-0 è nato il vero Chelsea di Conte, con difesa a tre, fuori senatori gloriosi quanto logori come Ivanovic, dentro gente con gamba da rilanciare come Moses su tutta la fascia destra e davanti praterie di libertà a Willian e Hazard a sostegno di Diego Costa unico riferimento centrale.

Con questo 3-4-3 i Blues ne hanno vinte tredici in fila. Il record di Premier è un passo, e appartiene all'Arsenal - di Wenger - che lo inanellò a cavallo tra le ultime tredici giornate della stagione 2001/02 e la prima del 2002-03. 

Caso raro in cui a tifare che rimanga un'esclusiva Gunners saranno anche i cugini Spurs.
PER SKY SPORT 24, CHRISTIAN GIORDANO
3 gennaio 2017

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