Visentini ha detto stop: «Ho tenuto duro dodici anni, poi basta»
https://www.youtube.com/watch?v=DzxCx3KfQ7Q
INTERVISTA di RICCARDO MAGRINI A ROBERTO VISENTINI
da Il Veglione del Tritello, Radio Toscana
Riccardo Magrini: «Allora, come promesso, a Radio Toscana, al veglione del Tritello l’ospite è d’eccezione, veramente un ospite eccezionale perché Roberto Visentini non parla con nessuno da anni nell’ambiente del ciclismo».
- Ciao Roberto
«Ciao, ciao, ciao…».
- Come stai, intanto?
«Benissimo».
- Aaaahh, benissimo perché senza bicicletta si sta benissimo…
«Meglio di quando correvo».
- Ecco. Ascolta, Roby. Tu hai vinto un Giro d’Italia alla grandissima e poi ne potevi vincere anche altri, qualcuno te l’han rubato, ma io non voglio parlare di questo… Io voglio, con curiosità… Mi piacerebbe sapere come hai fatto a diventare un corridore.
«Non lo so nemmeno io. Sì perché io ho cominciato a 14 anni a correre, il primo anno ho vinto 15 corse da esordiente, poi son passato allievo di primo anno ne ho vinte una decina, poi allievo secondo anno altre dieci e poi sono passato dilettante, ho vinto mondiale, campionato italiano, campionato italiano a cronometro. E poi, a diciannove, son passato professionista».
- Tu eri un fenomeno, perché io mi ricordo, ero dilettante e tu facesti una corsa con me, non so se ti ricordi, eravamo in Liguria, allora c’eran i dilettanti di terza, non c’erano gli juniores.
«A diciassette anni…»
- Tu praticamente venisti a correre con gente più esperta, anche più grande di te…
«Sì, c’era gente di 23, 24 anni, anche…».
- E andavi forte, arrivasti sesto, mi sembra, o terzo…
«Arrivai terzo, in una preolimpica…».
- Bravo. Poi sempre stato un personaggio un po’ così. Intanto non stavi mai dentro il gruppo ma stavi dalle parti, mi ricordo bene, facevi tribolare…
«Destra o sinistra, mai in centro. O di qua o di là…»
- Ma quanto sforzo facevi? Perché prendevi un sacco d’aria…
«Eh, è vero, è vero… Me lo dicevan tutti, però il mio carattere era quello di stare lì, di vedere dove andavo, ecco… E allora, sai…»
- E c’hai visto sempre bene, dove andavi, perché comunque…
«No, vedevo, vedevo, anche troppo…».
- Vedevi anche troppo avanti. Tu sei sempre stato un po’ un naif. Come mai, per esempio, non sei più venuto a vedere una corsa. Ti hanno invitato o ti hanno cacciato?
«Sì, mi invitano sempre però son demoralizzato da tutto lì l’ambiente, basta, basta…».
- Non ti piace?
«Non mi piace, no, no…»
- Senti, invece l’ambiente dello sci? Tu che eri uno sciatore, io ti invidiavo…
«A me piacciono tutti gli sport. Al di fuori del ciclismo».
- Ecco, bene… (risata…)
«Eh eh...». (ride)
- Sei un fenomeno. Ma perché, ecco, questo rifiuto verso uno sport che t’ha fatto grandissimo, t’ha fatto conoscere al pubblico, hai avuto tantissimo sportivi…
«Ho fatto i risultati perché mi son sempre preparato bene, ho fatto la vita da atleta, perché per niente non viene niente… E poi era un ambiente che non andava bene col mio carattere. Eravamo troppo diversi, sempre. E allora ho tenuto duro dodici anni, poi basta».
- Ma io mi son sempre trovato bene con te in gruppo. Si rideva, si scherzava…
«Eh ma sai, non è questione… Nessun corridore, perché io sono amico di tutti i corridori, è il retro dei corridori… I direttori, i manager… è tutta gente non affidabile».
- Roberto, te sei sempre stato uno che non le ha mai mandate a dire…
«No, per niente. Con la fatica che abbiamo fatto, ho sempre detto tutto quello che dovevo dire».
- Una curiosità. Io ricordo, questa, se me la puoi concedere, io vorrei sapere cosa gli hai detto, se si può, senza parolacce, a Roche quella sera dopo che ti aveva un po’ tradito, diciamo così…
«Ah, ma non gli ho detto niente. Gli ho detto che s elo trovavo a quattr’occhi lo ammazzavo…».
(Magrini ride…)
- E lui è scappato, però…
«È scappato via, è andato via, non s’è fatto vedere. Solo che mi spiaceva far vent’anni di galera… Altrimenti lo facevo fuori». (scherza…)
- Ricordo quando arrivasti, io ero direttore sportivo con la Magniflex.
«Sì, sì, mi ricordo…».
- Mi ricordo, avevo Santaromita che era lì davanti a te e gli dissi: “Scusami, Antonio, ma quando mai ti inquadrano a te in televisione, fermati. Con Roberto, magari, un’inquadratina te la danno…”. Con tutto il rispetto per Antonio Santaromita…
«Ma sì, ma quelle lì sono cose che… Quando hai finito la benzina, l’hai finita e basta, non vai più avanti».
- E lì, effettivamente, poi dopo, al traguardo, eri imbufalito. Io mi ricordo, ti vidi proprio deluso ma come giustamente hai accennato ora.
«Da quella volta ho detto basta. La mia carriera è finita, basta. Non voglio più veder corridori, direttori sportivi, meccanici, massaggiatori. Basta, finita».
- E lì ti sei sentito tradito…
«Basta, basta, basta. Non fa parte dello sport».
- Senti, ti ringrazio per avermi detto queste cose perché, effettivamente, per me è un gradissimo piacere oltre che un onore averti ai nostri microfoni.
«È un piacere perché è una vita che ci conosciamo e ci siam sempre rispettati. Siam persone oneste noi, capito?».
- Il Ferrari, mi dicevi che l’avevi venduto da un po’, eh?
«Ma sì, son tutte palle, quelle… uno può anche girare in elicottero però quando devi far sette ore sotto la pioggia e la neve sono cazzi…».
- Quanto però ti giravano quando ti dicevano: “…eh, però, Visentini c’ha il Ferrari, gli piace far la bella vita…”
«Ma io li lasciavo dire, tanto i risultati si vedevano in corsa, eh…».
- Che corridore che eri…
«Quando correvamo ce n’erano che potevano permettersi la Ferrari e l’elicottero… Tantissimi, non ero solo io, allora…».
- Quello, sicuro. Eh be’, però, ora hai una bella famiglia…
«Stiamo bene».
- Hai un figlio che fa architettura… Che fa tua figlia?
«Restauro. Non “restauro” di biciclette vecchie, eh…».
(ridono…)
- Va bene, Roberto ti ringrazio della tua disponibilità.
«Quando passi, chiamami«.
- Io quando passo da Salò, vengo a trovarti di sicuro.
«Ma con chi vuoi eh, capito?».
- Ti ringrazio tantissimo, Roberto.
«Sempre ben accetto. Pochi ma buoni».
- Un abbraccione, ciao Roberto. Ciao.
«Ciao. Grazie. Ciao. Ciao».
Riccardo Magrini: «Che piacere, ragazzi, che piacere. Veramente ho un grande piacere aver sentito Roberto Visentini. Anche perché non si dà a nessuno. Effettivamente, questo lo considero un grande scoop di questa puntata de “Il Veglione del Tritello”. Siamo in clima Giro d’Italia, abbiamo parlato del Giro d’Italia in tutte le sfaccettature e l’abbiamo preso anche da uno che ha vinto un Giro d’Italia, nel 1986, e poi un grandissimo campione. E con quest’ultime parole di Roberto Visentini vorrei chiudere la puntata. Vi do l’appuntamento alla prossima domenica, da Riccardo Magrini su radio Toscana: “Ferma il bullismo” anche da “Il Veglione del Tritello”».
Commenti
Posta un commento