Trionfo di Bertoglio al «Giro»
Emozionante duello tra una muraglia di neve e di folla
Sui tornanti dello Stelvio lo spagnolo ha tentato invano di strappare all'italiano i 41" di vantaggio: Bertoglio non lo h mollato di un metro.
Terzo è giunto Perletto, quarto Conti, quinto Panizza e sesto Gimondi
di Gino Sala
l'Unità, domenica 8 giugno 1975
l'Unità, domenica 8 giugno 1975
Dal nostro inviato - PASSO DELLO STELVIO
Il cinquattotesimo Giro d'Italia è di Fausto Bertoglio per 41" su Francisco Galdos.
La differenza di ieri sera non è mutata. Qui, al Passo dello Stelvio, lo spagnolo Galdos e il bresciano Bertoglio terminano la loro fatica appaiati, rispettivamente al primo e al secondo posto dell'ultima tappa. Invano Galdos ha cercato di staccarel'avversario sui tornanti del passo più alto d'Europa, fra due pareti bianche che restringevano il passaggio delle vetture e che gli addetti alla sicurezza del traffico livellavano con pale allo scopo di evitare valanghe. Ma c'era bel tempo, la buona sorte ha protetto Torriani, tutto è fulato liscio, e in quel varco, il sole brillava nello sguardo di Bertoglio che rimasto solo con Galdos s'è comportato con la calma dei forti.
Alla partenza da Milano, il ventseienne Fausto Bertoglio era un gregario, una spalla di Battaglin, e oggi il Giro lo decreta campione. E' una grossa sorpresa, si capisce, è la crescitafisiologica e psicologica di un corridore al terzo anno di professionismo che in alcune occasini aveva lascito intravvedere notevoli possibilità. I suoi precedenti successi sono pochi: le cronoscalate di Monte Campione e di Varese-Campo dei Fiori, una frazione della cronostaffetta degli Abruzzi davanti a Gimondi, poi il cambio di squadra, concordato con Cribiori, consapevole di non poter sacrificare il promettente ragazzo al bizzarro De Vlaeminck e in questo Giro, l'esplosione, il trionfo, l'apoteosi dello Stelvio.
Bertoglio ha 26 anni, il suo paese è Vigilio di Concesio, la sua familgia è numerosa (cinque sorelle e tre fratelli), il padre pensionato è un ex fonditore di uno stabilimento di Gavardo, e a proposito della sua meritata, meritatissima conquista, lasciateci ricordare il pronostico di Enrico Guadrini che ancora prima del Ciocco (quando Bertoglio ha indossato la maglia rosa) invitò il sottoscritto a scrivere per l'Unità che il Giro l'avrebbe vinto Fausto.
Cala il sipario, il Giro smobilita, il gironale ha fretta per la grande tiratura domenicale, Milano e Roma chiamano il Passo dello Stelvio e dbbiamo rinviare discorsi e discorsetti su vari argomenti. Avremo comuqnue modo di puntualizzare su questa manifestazone piena di difetti, di storture, di gravi deficienze ch sottolineao il disordine, l'ipocrisia, l'irresponsabilità di determinati ambienti, di un ciclismo che abbisogna della ramazza, per non dire del bisturi.
Strada facendo, noi abbiamo doverosamente denunciato nello spirito di una critic costruttiva, molti (i più) hanno taciuto legando il carro dove volevano i padroni. Torriani, ogni mattina, aveva l'uomo che gli portava l'Unità. Un giorno, l'organizzatore ha detto al sottoscritto: «Mi vuoi ammazzare?». «No, vorrei semplicemente che tu non fossi un protetto; vorrei correggerti ed elogiarti invece di continuare a rimarcare le tue colpe, non punite», ho risposto.
Domani ne riparleremo, e per concludere eccovi i dettagli dell'ultima corsa che lascia Alleghe in un mattino dai toni vivaci e affronta subito il passo S. Pellegrino con una sortita di Oliva, Lnzafame, Vannucchi e Osler i quali transitano nell'ordine a quota 1918: il vantaggio (22") è breve, e basta un pezzetto di discesa per riunire la fila. Poi, il Costalunga, e anche la seconda scalata è tranquilla, identica alla prima. Ancora Oliva in testa per difendere il suo primato nella graduatoria del «grimpeur», e nella scia dello spagnolo Santoni, Guadrinl e Rodella. Il gruppo spegne immediatamente il fuochereilo, giù verso Bolzano, e dopo la lunga picchiata, un bel tratto di pianura in cui l'unico spunto è quello di Favaro, Calvi e Lasa per il traguardo regionale di Merano, una breve evasione, un breve permesso.
E' una giornata luminosa, limpidissima, in lontananza la neve sembra polvere di stelle, e l'arrampicata dello Stelvio (una quindicina di chilometri con pendenze variabili dal nove al diciotto per cento) è prossima. La gente sosta in attesa dell'emozionante epilogo, carovane di appassionati tono giunte da lontano per l'importante week-end ciclistico, centinaia e centinaia di cartelli incitano Bertoglio e Glmondl, ed eccoci al segnale, allo squillo di tromba dello Stelvio, al gran finale.
La stradina s'inerpica, i primi movimenti sono di Perurena (bloccato da Battaglin) e di Pozo che guadagna una trentina di secondi su Giuliani, Conti, De Vlaeminck, Bellini, Panizza, Gimondi, Bergamo, Bertoglio, Galdos, Perletto, Battaglin, Fabbri, Lasa, Riccomi, Lopez Carril e Houbrechts. E Baronchelli? Baronchelli perde via via terreno e affonderà.
E attenzione: scatta Galdos, rispondono Bertoglio, Panizza e Bergamo i quali acciuffano Pozo. Molla Bergamo dopo aver lavorato parecchio per Bertoglio, molla Pozo, quando mancano dieci chilometri salta la catena a Panizza, mentre si fa sotto Conti. E avanti con Bertoglio e Galdos che si guardano, che si studiano, che staccano Perletto. Ed è una lotta, un duello serrato fra l'iberico e il bresciano. Il bresciano deve sentire le voci che vengono da cima Coppi, il bresciano è appiccicato alla ruota del rivale.
Gianni Motta che ha seguito le fasi culminanti, scende di macchina e assicura: «Ce la fa, ha l'occhio bello, la pedalata sciolta». Al telone dell'ultimo chilometro. Galdos ha perso la partita. Galdos vince a quota 2757, Bertoglio vince il Giro. I due concludono incollati, o quasi. Perletto è buon terzo a 1'17". Conti quarto a 2'25" Panizza quinto a 2'40" quindi Gimondi a 3'08", De Vlaeminck a 3'55" seguito da Bellini, Riccomi e Bergamo. Per Baronchelli è il crollo, un crollo rimarcato da un ritardo di circa dieci minuti. Il ragazzo è distrutto: sperava di rifarsi e invece è precipitato.
Fausto Bertoglio ride e piange, come Franceschinl e Fontana, come l'intero «clan» della Jolljceramica. E' un momento di felicità e di commozione, è un sabato, è una data che Bertoglio scriverà a caratteri cubitali nel suo calendario di ciclista.
GINO SALA
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