Bastianelli: «Wiebes fa paura, ma Balsamo e "Pater" possono vincere»
Marta Bastianelli era il capitano designato della nazionale italiana femminile per la prova su strada degli European Games di Minsk. Campionessa d'Europa nel 2018 e vinitrice del Fiandre nel 2019, per non compromettere il grande obiettivo stagionale, il mondiale di Harrogate, il 18 giugno ha dovuto dare forfait a causa di una tendinopatia al ginocchio destro (con borsite) dovuta a un affaticamento muscolare. Due giorni dopo, la sofferta decisione è appena rientrata dalla visita specialistica dal professor Mariani a Villa Stuart, a Roma, quando la sentiamo al telefono per chiederle della gara di sabato e delle compagne che dovranno correrla senza il loro capitano. Quella che in cui sarebbe stata lei una delle favorite.
- Marta Bastianelli, tu che ci corri contro e in gruppo le vedi tutto l’anno, quali sono le avversarie più pericolose? Se fossi stata in corsa, tu avresti tenuto d’occhio chi?
«Sicuramente l’Olanda. Non so se ci sarà…».
- Marianne Vos ci sarà. Le hanno messo punti di sutura in faccia, ma ci sarà.
«Ah, ecco: lei quindi è una di quelle guerriere che non molla. Sì, lei potrebbe essere un buon punto di riferimento. Come Amy Pieters, perché è uscita bene dal Giro d’Inghilterra, ha anche vinto una tappa. Nel Belgio non c’è Jolien D’Hoore [bronzo olimpico nell’omnium a Rio2016, nda], nell’Olanda non c’è Kirsten Wild [nel 2019 vittoria alla Gand-Wevelgem, più 2 ori (omnium e madison), un argento (scratch) e un bronzo (corsa a punti) al mondiale di Pruszków, nda], comunque lì già è buono, che una velocista in questo momento una delle più forti al mondo [farà la pista, nda]. Io credo che l’Olanda sia il grande punto di riferimento, poi magari ci può sempre essere quell’individualità del giorno. Una fuga “bidone” che magari si sottovaluta e poi va all’arrivo. Nel ciclismo c’è anche questo. Però credo che l’Olanda, come sempre, sia da tenere d’occhio. Con Marianne [Vos], Pieters… Anna Van der Breggen non so come sta. Credo rientri alle gare in quest’occasione. È stata un po’ di tempo fuori, quindi magari anche lì, lei è soltanto un po’ per gestire, ma nient’altro…».
- E che mi dici della Finlandia con la Lepìstö e della Germania, che Salvoldi reputa «una discreta squadra anche se non avrà Brennauer»?
«Brennauer è un buon punto di riferimento per la Germania, ti avrei detto quella però sapevo che non ci sarebbe stata, quindi la Germania non mi fa paura. Non mi fa paura neanche Lotta Lepìstö, perché è un’atleta fortissima ma per vincere le gare ha bisogno di una grande squadra. Quindi lei in Trek, quando corre con la squadra, magari la spunta, perché proprio la portano proprio lì per vincere. A volte invece con la nazionale, sai, quelle poche persone che ti corrono vicino e non ti possono dare una grande mano… Credo che come individualità ne abbiamo, però queste sono anche gare in cui si corre in poche e quindi è sempre un po’ difficile gestire. Noi ci possiamo difendere sia sulle fughe sia sulla volata finale. Da tenere d’occhio un’atleta molto forte per la volata, l’ha dimostrato anche nelle ultime gare, dove in qualche gara è riuscita a batterla Elisa Balsamo e in qualche gara no, ed è la giovane dell’Olanda, la Pieters».
- E invece Alice Barnes, l’inglese, ti fa paura?
«No. Oddio, magari può essere pure che venga fuori, però non la vedo molto… Nelle ultime gare non l’abbiamo vista molto, molto forte».
- E invece ti fa paura Wiebes, che è una ’99 e quindi giovanissima…
«Wiebes, sì: giovane e forte. In volata è una bellissima atleta. L’Olanda potrebbe correre per lei per la volata. E invece da fughe attenzione alla Pieters: sicuramente tenterà una fuga, a Chantal Blaak, vabbè, a tutte… E alla Vos». [ride, nda]
- Tu prevedi più una fuga o un arrivo fra poche?
«Potrebbe essere un arrivo da fuga ma ristretta, o comunque in volata, magari non in tante. Se l’Olanda farà l’ultimo giro forte, si scremerà il gruppo e di conseguenza non arriveranno in molte in volata, proprio per la Wiebes».
- Salvoldi ha detto che, mancando tu, e quindi la punta alternativa a Balsamo, l’Italia non correrà davanti ma di rimessa, marcando individualmente le olandesi.
«Sì. È quello non che abbiamo sempre fatto però è una buonissima tattica. Ogni atleta prende il riferimento di un’avversaria, in modo che tu stessa atleta non sbagli perché comunque è un compito ben preciso e riesci di più a gestire la gara. E a non andare dietro a tutte le fughe così che tu possa magari arrivare un po’ più “fresca”. Sì, credo che comunque noi ce la possiamo giocare bene».
- Un tuo giudizio flash sulle tue compagne. Martina Alzini, che altrimenti avrebbe corso solo la pista, prenderà il tuo posto nella prova su strada.
«È un’atleta abbastanza discreta che poi sta crescendo, è una giovane che ha corso anche con me nella Cipollini. È una bravissima atleta e ha molto margine di miglioramento».
- Elisa Balsamo.
«È un’atleta forte. Una giovane promettente, veloce, può dire la sua anche nelle gare che sono miste, quindi con poca salita ma una gara ondulata come potrebbe essere quella di sabato».
- Non soffre troppo i dislivelli, vero?
«No, non tantissimo. Ovvio che le salite lunghe, magari, è normale che... Però nelle gare così, può dire la sua».
- Marta Cavalli.
«Cavalli, anche, è una giovane abbastanza forte. È una giovane che lavora tanto per la squadra. E si mette a disposizione. E potrebbe essere un’atleta forte per una fuga».
- Letizia Paternoster.
«Letizia è un po’ un “cavallo matto” [ride, nda], oltre a essere una mia compagna nelle Fiamme Azzurre, e quindi abbiamo un bellissimo rapporto, perché lei… La chiamiamo un po’ così perché è un’atleta che magari ecco ti può trasformare la gara in un momento. È un’atleta che in quel giorno ti può andar forte in una salita di 20 km e un altro giorno ti può vincere una gara tutta piatta, quindi è un’atleta molto “variabile”. Non abbiamo proprio un punto di riferimento, però è un’atleta veramente forte».
- Per il Ct Salvoldi, non essendoci più tu, è lei «la più talentuosa di questo gruppo».
«Ha molto talento. Con Elisa Balsamo saranno il futuro dell’Italia. Lo dico non perché è la mia compagna, lo dico proprio da atleta».
- Giulia Confalonieri
«La “Confa”, anche lei, è una semi-veterana, perché comunque si sta invecchiando anche lei, diciamo così… [ride, nda] È un’atleta di riferimento per l’Italia perché quando le si dice di fare un lavoro, lo compie sempre. E quindi è una buona gregaria. Anche lei in caso di fuga potrebbe essere una buona atleta per giocarsi il podio».
- Miriam Vece.
«Lei fa pista. Io la conosco come pistard, credo sia un’atleta che si impegna tantissimo, l’ho sempre vista allenarsi tanto, tanto, prendere tante sconfitte, ma credo che il fatto che abbia vinto l’Europeo sua stato per lei una vittoria talmente importante che l-abbia portata ad impegnarsi su questo lavoro al cento per cento».
- Il tuo pronostico: dovessi scommetrere un euro, su chi punteresti? Un nome secco.
«Oddio, mi metti in difficoltà. Io purtroppo ho in esta, ma anche se avessi corso io, ho in testa questa Wiebes. Mi fa un po’ paura questa ragazza, perché è forte. Però io spero in un’italiana. E una Balsamo o una “Pater” si possono giocare la vittoria».
- Non mi hai ancora detto niente di Dino Salvoldi. Un giudizio sul Ct, palmarès a parte: quello lo conosciamo tutti.
«Noi abbiamo… e non lo dico perché [è il Ct, perché io poi sono una molto diretta]… è il tecnico più forte al mondo. Perché poi tra l’altro ci vediamo poco e lavoriamo poco insieme proprio per il fatto delle gare e che riesca a far fare gruppo nel momento veramente importante della stagione – abbiamo vinto tutte le gare più importanti – credo che quello sia proprio il massimo della dirigenza».
- Qual è il vostro segreto come nazionale femminile, non deludete mai in qualsiasi manifestazione. Se un segreto c’è…
«È questo che ti dicevo: è quello che lui ci trasmette. Il fatto dell’importanza della maglia azzurra. E quindi quando corriamo insieme, ci “dimentichiamo” che veniamo da gruppi sportivi differenti, che veniamo da squadre differenti dove corriamo tutto l’anno e magari capita anche che neanche ci stiamo simpatiche… Perché comunque le amicizie sono fuori del ciclismo, lo sappiamo bene. Nel ciclismo siamo delle atlete che sono professionali per quello che facciamo e per il lavoro, siamo colleghe quindi rispettiamo i nostri ruoli. Credo che lui sia veramente in grado e capace di far sì che noi diventiamo una cosa sola nelle gare che ci servono, quelle più importanti nella stagione».
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