La sensibilità che dà forma al ciclismo: intervista a Marco Canola



Marco Canola della Nippo-Vini Fantini-Faizanè cerca la stagione della svolta.

Quando Gelindo Bordin la mattina del 2 ottobre del 1988 vinceva la medaglia d’oro nella maratona a Seoul, Marco Canola non era ancora venuto al mondo. Era più che un’idea: sarebbe nato da lì a poche settimane.

Mentre Marco Pantani affrescava impervie vie di montagna stringendo con le mani la parte bassa del manubrio, Marco Canola lo seguiva e lo ammirava davanti alla televisione insieme a suo nonno.

Poco prima che Marco Canola passasse professionista, restava affascinato dagli scatti di Philippe Gilbert che in quegli anni avrebbe iniziato a costruire una carriera che ancora oggi stimola e influenza numerosi corridori in gruppo.

Per Canola, tre nomi, tre ispirazioni; Bordin: “Siamo cugini, e rimane una figura importante all’interno della mia famiglia“; Pantani: “Corridore senza schemi, ineguagliabile“; e Gilbert: “Unico sugli strappi, quando passai tra i professionisti fu incredibile correre vicino a lui“.

Vicentino classe ’88, Canola professionista lo vuole diventare sin da bambino, quando in sella a una Bianchi con il cambio sul telaio faceva girare senza sosta le sue gambe: "Anni dopo averla venduta sono andato a recuperarla e ora ce l’ho a casa".

Scattista (“Ma da dilettante ero forte un po’ ovunque“), più da salite brevi (“Se poi le trovo nel finale posso far valere il mio spunto veloce“) che da salite lunghe (“Fino a otto o dieci chilometri però riesco a difendermi“), Marco Canola corre con il ricordo del padre scomparso: “Troppo presto. Non avere avuto lui al mio fianco quando sono passato professionista resta uno dei miei grandi crucci, però quando pedalo lo porto sempre con me“.

Sensibile quando si parla di incontri tra differenti culture, siano esse italo-americane : “L’avventura negli Stati Uniti con la United HealthCare è stata forse un passo indietro professionalmente, ma mi ha dato tantissimo sotto altri punti di vista: ho girato il mondo, incontrato persone e luoghi differenti e ho imparato una lingua che prima non conoscevo", oppure con lo sguardo a oriente: "I miei compagni di squadra giapponesi sono dei personaggi incredibili, quando arrivano qui non conoscono nulla di ciclismo, fanno fatica a muoversi in gruppo, fanno scelte tempestive in corsa e gli devi spiegare come funziona questo mestiere, ma hanno un grande pregio: sanno ascoltare e assimilare; a fine stagione li trovi trasformati. E poi è bellissimo l’incontro fra la nostra cultura e la loro".

Acuto quando si tratta di descrivere due suoi giovani coéquipier: “Osorio è un talento incredibile, quello che mi ha colpito di più è la sua capacità di correre in gruppo, di stare coperto: ha la testa del veterano. Leonardi è qualcosa in più di uno sprinter puro, può crescere molto e far valere il suo spunto veloce anche in arrivi più duri e nelle classiche: entrambi hanno un grande futuro“.

E se il futuro per lui vuol dire World Tour: "Ho perso tempo anni fa e sono grato alla Nippo-Vini Fantini-Faizané per l’opportunità che mi sta dando, ma l’anno prossimo voglio andare a correre nel World Tour: ho trent’anni, è arrivato il momento“. Ma prima c’è un compito da sbrigare: “Voglio lasciare un bel ricordo a questa squadra e qualche vittoria di peso".

Passato e presente sono legati con un filo lungo come le strade che vengono battute dal Giro d’Italia: “Punto forte sulla prima settimana del Giro: vincere di nuovo una tappa sarebbe un sogno, ma potrebbe non bastarmi. Vorrei andare forte nella cronometro iniziale, difendermi dagli specialisti e poi vestire la Maglia Rosa per un giorno“.

Le ambizioni, Canola, le misura con tenacia e delicatezza cercando la consacrazione anche con la maglia azzurra: “Sogno di correre Olimpiade e Mondiale, un gusto unico indossare la maglia della Nazionale e poter conquistare una medaglia. Quest’anno il Mondiale mi si adatta, siamo un gruppo forte, molto unito, poi starà a me meritare la convocazione“.

Quando vinse in Olanda nel 2017 lo fece di prepotenza: “Quel giorno andavo davvero forte, non vincevo da tempo, portai via la fuga a sessanta chilometri dall’arrivo e poi sul traguardo un urlo di rabbia, liberatorio“; quando invece nel 2014 si fece conoscere alla platea vincendo la tappa di Rivarolo Canavese al Giro, tutto fu lieve: "Attimi difficili da descrivere, quando chiudo gli occhi rivedo quel momento, appena tagliato il traguardo per qualche frazione di secondo, che sembravano infiniti, le emozioni mi sollevarono da terra, ripensai a tutti i miei sacrifici, a mio padre e alla gioia che gli stavo dando perché lui di sicuro da qualche parte c’è, pedala con me e ha visto quella corsa".

Se il Giro e il finale di stagione sono i suoi obiettivi, la prima parte di questo 2019 è in agrodolce: “Sono partito più forte di quello che credevo, in Spagna mi sono piazzato a ridosso dei migliori, resistendo in salita anche con diversi scalatori". Alla Strade Bianche è stato il miglior italiano, sedicesimo, provando senza successo anche l’aggancio con il gruppo che poi si giocò la vittoria. Il giorno dopo, le fatiche hanno riempito i muscoli e a Larciano non è riuscito a migliorare il secondo posto dell’anno scorso.

La delusione per l’esclusione della sua squadra dalla Milano-Sanremo è un fardello: "Io e Lobato abbiamo dimostrato in questi anni di essere adattissimi alla corsa, ci siamo rimasti male", ma avrà modo di smaltire l’amarezza, magari gettando corpo e spirito nel restauro di una vecchia Lambretta in garage: “È un arte, mi rilassa, e insieme alle auto d’epoca e alla cucina è la mia grande passione“.

Ripristinare un vecchio due tempi può dare la carica, azzerare i cattivi pensieri e permettere di sognare un traguardo prestigioso, ripensando ai momenti in cui le emozioni ti trascinano sul traguardo e ti sollevano sull’asfalto o magari immaginandosi di baciare il terreno a compimento di una grande vittoria come trentuno anni fa fece Gelindo Bordin all’Olimpiade. “Amare il ciclismo rende tutto più semplice.”


Data di nascita: 26/12/1988
Nickname: Il Capitano

BEST RESULTS

In maglia #OrangeBlue
2017 - Japan Cup & Criterium Japan Cup
2017 - Volta Limburg
2017 - Tour of Japan - tappe 2-3-5
2017 - Tour of Utah - tappa 7

Altre vittorie:
2014 - Giro d’Italia - tappa 13
2014 - Maglia di miglior scalatore alla Tirreno-Adriatico

BIO
Il leader del team #OrangeBlue, dopo due grandi stagioni tra i professionisti, rilancia i suoi obiettivi per incrementare il bottino delle sue vittorie. Corridore completo, giovane e vincente, è pronto a prendersi tutte le responsabilità di un capitano.

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