Vingegaard SCHOCK


Giro dei Paesi Baschi: il danese, re in giallo nel 2022 e 2023, vola fuori strada e fa trattenere il fiato. Via in ambulanza con l’ossigeno, la prima diagnosi esclude guai peggiori. Il Tour de France è in bilico, ma ancora possibile

CADUTA TREMENDA: JONAS SI FRATTURA LA CLAVICOLA E ALCUNE COSTOLE

5 Apr 2024
La Gazzetta dello Sport
di Ciro Scognamiglio @CIROGAZZETTA

Ospedale Txagorritxu, altrimenti noto come Araba University Hospital. A Vitoria, Paesi Baschi, Spagna. È lì che Jonas Vingegaard ha passato la notte dopo che il bollettino medico diffuso alle 8 della sera dalla sua squadra, la Visma-Lease a Bike, ha paradossalmente fatto tirare un sospiro di sollievo visto che ha riferito di «frattura di una clavicola e di diverse costole» mentre si era temuto per la perforazione di un polmone. E meno peggio, sicuramente, di quello che era sembrato dopo aver visto le immagini raggelanti della caduta in cui era stato coinvolto il re degli ultimi due Tour de France nel corso della quarta tappa del Giro dei Paesi Baschi (ora si chiama Itzulia Basque Country). Sono finiti a terra almeno una dozzina di corridori – compresi Roglic ed Evenepoel, di cui parliamo a parte – ma è stato il danese a preoccupare subito maggiormente. Sia perché era rimasto sul fianco senza muoversi a bordo strada, sia perché quando è salito in ambulanza aveva la maschera dell’ossigeno. Momenti di terrore puro, anche se Vingegaard è sempre rimasto cosciente. Se la diagnosi resterà questa – nel recente caso del compagno Wout Van Aert, per esempio, la frattura dello sterno era emersa ufficialmente all’indomani – la partecipazione al prossimo Tour, che comincia tra 85 giorni (29 giugno) è ancora possibile. Sarà corsa contro il tempo.

Ricostruzione 

Ecco che cosa è successo. Sono le 16.30 e il basco Mikel Landa è in testa al gruppo dei migliori nella discesa dell’Alto de Olaeta, quando al traguardo di Legutio mancano 38 km. Curva a destra, Mikel sta facendo l’andatura per il suo capitano, Remco Evenepoel, in seconda posizione. In terza c’è Natnael Tesfatsion, ed è proprio l’eritreo della Lidl-Trek a perdere il controllo della ruota anteriore e a finire per terra. Non è chiaro se i due si tocchino o no, comunque anche Remco esce di strada. Alle spalle di Tesfatsion, a circa 60 all’ora secondo quanto riferito da Matteo Sobrero, succede di tutto e si capisce subito che ad avere la peggio è proprio Jonas Vingegaard, quinto in classifica al mattino, finito vicino a una canalina di scolo delle acque vicino alla strada: potrebbe aver colpito anche un cartello, in una zona priva di protezioni con parecchio cemento e alcuni grossi massi oltre a erba e alberi. La maglia è strappata sulla schiena, mentre i sanitari della corsa escludono traumi alla testa ma riferiscono che Vingegaard ha qualche problema di respirazione e satura poco, da qui la necessità della maschera dell’ossigeno. Servono venti minuti per stabilizzarlo, mentre la corsa viene sospesa per ragioni di sicurezza: le ambulanze sono impegnate tutte sul luogo dell’incidente e ci metteranno diversi minuti prima di partire. Semmai stupisce quanto succede dopo, sia perché il social ufficiale della gara mostrerà il video della caduta con una musica drammatica di cattivo gusto, sia soprattutto per il fatto che si decide di far arrivare il gruppo al traguardo ad andatura turistica, ma di far comunque disputare il successo di tappa (andato al sudafricano Meintjes) tra i sei fuggitivi, senza considerare i tempi per la generale.

Retroscena 

Ma perché è successo proprio lì? In tal senso va segnalato il messaggio-social di Mikel Bizkarra, 34enne pro’ basco di lungo corso dell’Euskaltel, che conosce molto bene la zona: «Su questa strada ci sono molte radici di alberi sotto l’asfalto che rendono il percorso molto sconnesso. Non si vedono, ma senza accorgersene si rimbalza e se non si ha una buona presa sul manubrio è “facile” saltare in aria». E Mattias Skjelmose, il danese della Lidl-Trek nuovo leader della corsa dopo il ritiro di Primoz Roglic, lo ha confermato: «La strada era molto accidentata». Non ha invece trovato conferma la voce secondo la quale lo stesso Vingegaard si fosse mostrato perplesso, in tempi non sospetti, a proposito della sicurezza di alcune discese inserite nel percorso del Giro dei Paesi Baschi.

Contrasto 

La giornata è stata a dir poco convulsa, e non sono mancate neppure polemiche a margine. Vedi quella di Adam Hansen, l’ex pro’ australiano che ora è il presidente del sindacato mondiale dei corridori e che si è espresso così su X: «Per rispetto dei ciclisti caduti in un incidente e delle loro famiglie a casa, il CPA non è d’accordo che la televisione continui a riprenderli mentre sono a terra. Gli atleti mi hanno contattato chiedendomi se possiamo regolamentare questo comportamento e noi li sosteniamo. Vi prego di prestare attenzione». Di certo, il fatto che Jonas Vingegaard si ritiri da una competizione è un evento rarissimo: dal 2020 fino al mercoledì di questa settimana, su 221 giorni di gara, solo tre volte aveva abbandonato, ma mai in una corsa di più giorni (Lombardia 2020; Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi 2022). Il tutto prima di una maledetta curva a destra in discesa, di una bicicletta che scappa, di un pesante impatto che - è bene ribadirlo - aveva fatto temere conseguenze ben peggiori. Forza Jonas, ti aspettiamo. Ti aspettano tutti.

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