Au revoir, De Gaulle. Il mito dell’unità nazionale dissolto
Oggi (6 luglio 2024), il Tour arriva a Colombey-Les-Deux-Églises. La Grande Boucle, ricorda l'incontro storico del Presidente con la maglia gialla Gastone Nencini, il quarto italiano dopo Bottecchia, Bartali e Coppi ad arrivare a Parigi trionfatore.
Colombey-Les-Deux-Églises, 16 luglio 1960
Il direttore del Tour, Jaques Goddet presenta il leader della corsa al Presidente della Repubblica Francese, il generale De Gaulle: <<Presidente le presento la maglia gialla l'italiano Gastone Nencini>>, il Presidente precisa <<no, il fiorentino Gastone Nencini, Monsieur Nencini, complimenti lei ha vinto il Tour, Parigi è ormai vostra, Bonne chance>>. Con queste parole, De Gaulle investe di dignità regale il Leone del Mugello!
A Colombey Nella città dove soggiornava il Generale,
ieri è passato (non a caso) pure il Tour, i “simboli” servono
7 Jul 2024 - Il Fatto Quotidiano
Leonardo Coen
Ieri il Tour è arrivato a Colombey-les-deux-églises, traguardo non casuale, in queste ore di palpabile tensione, di Francia sospesa sull’orlo dell’abisso, di rabbia e delusione. Colombey è un luogo di memoria condivisa , poiché era il “buen retiro” di Charles De Gaulle, e quella di ieri è molto più di una coincidenza, è rievocare in modo bipartisan la lezione del Generale. Per il Rassemblement National, la sua figura evoca l’uomo forte, “opposto al settarismo e al dogmatismo” (Jordan Bardella dixit). Il fronte repubblicano condensa invece la leggendaria franchezza del Generale in tre piccole, pragmatiche parole: “Evitare il peggio”. Poiché, spiega il settimanale economico Challenges , incombe “il tempo di tutti i pericoli”.
Quali? Caos. Ingovernabilità. Dissoluzione della Quinta Repubblica. Mercati in subbuglio. Olimpiadi di Parigi a rischio: c’è chi ne propone il rinvio, i terroristi potrebbero approfittare della crisi politica, quale immagine daremo al mondo del nostro lacerato Paese? Gli scenari più folli circolano che è un piacere, al pari delle future alchimie parlamentari. La realtà è che il voto sarà ancora ostaggio del risentimento popolare diffuso omogeneamente attorno alle città e nelle zone rurali, in “una nuova geografia sociale” come afferma Christophe Guilluy, autore di La France périphérique e di Les Dépossédés. Una Francia maggioritaria e periferica che “è diventata il cimitero della vecchia classe media”.
La frattura va ben oltre le dinamiche di partito e di fronti. È in atto una trasformazione epocale e i contendenti promettono di avere le soluzioni per gestirla. Ma i francesi sono disillusi. Metà di loro sono consci che il Paese si trova dinanzi ad “uno dei più grandi pericoli dalla Liberazione”. “Quando l’estrema destra prende il potere – gridano i manifesti delle sinistre – non lo rende più”. Un fotomontaggio polarizza il concetto, Bardella che fa pendant con Pétain, sotto i volti di 9 leader della destra internazionale: Trump, Putin, Orban, Salvini, Meloni...
Ma torniamo al Tour: il 16 luglio 1960, la corsa si fermò proprio a Colombey (anche allora un sabato: coincidenza?) per omaggiare De Gaulle: era la penultima tappa, venne neutralizzata per qualche minuto, il Generale con la moglie stava trascorrendo il week end nella proprietà della Boisserie e Gastone Nencini, la maglia gialla, affiancato dal campione di Francia Henry Anglade, ebbe l’onore di essergli presentato. Fu un bagno di folla.
Oggi, si teme persino un bagno di sangue. Non solo metaforico. Il ministro degli Interni Gérald Darmanin, a chiusura della brevissima campagna elettorale, ha confermato (su BFMTV-RMC) che c’erano state 51 aggressioni di candidati, supplenti o militanti.
Il che ci porta immediatamente all’esasperazione che alimenta la protesta “di chi si sente escluso”. Di chi si sente scavalcato dagli immigrati, il nemico di comodo delle destre...
Il malcontento è, dall’estrema destra all’estrema sinistra, indirizzato contro il macronismo, contro un modello di società che “non marcia più”, dice Guilluy, con uno Stato che ha un debito pubblico di 740 milioni di euro al giorno, “le classi popolari hanno capito che non ci saranno compensazioni, che si è raggiunto un limite”, che avranno sempre di meno. Così, l’aver aumentato i comuni con “point de présence” del Fisco, da 1977 a 3mila, è visto non come giustizia fiscale ma come nuove pressioni in un momento di crisi, “vogliono tassare noi cittadini francesi...”, mentre molte risorse vengono, secondo questo sentire comune, sprecate per “gli altri”. Gli immigrati.
Non stupisce, quindi, che vi sia la nostalgia di un nuovo De Gaulle, di uno “che fa”, a spazzar via le macerie dei fallimenti attribuiti a Macronia. Molti dei 1094 candidati ancora in lizza (per 409 duelli, 90 triangolari e 2 quadrangolari, 222 candidati si sono ritirati), hanno rammentato la “grandeur” perduta. Sindrome vittimistica trasversale, non solo riconducibile a RN o agli estremisti di sinistra. Lo storico Emmanuel Todd lo ha così sintetizzato: “Siamo all’ora della zerocrazia”. Dei dilettanti allo sbaraglio. In questo, il Rassemblement National ha la maggioranza assoluta... di candidati al governo senza alcuna esperienza specifica. Una temeraria armata Brancaleone. Le ricette economiche di RN sono poco credibili (oppure inquietanti: nazionalizzazione delle autostrade, privatizzazione dei media pubblici). Come sempre, qualcuno pronto a saltare sul carro dei probabili vincitori c’è. Pare che il professor Nouriel Roubini, consulente turco-iraniano-americano (studi ad Harvard e Bocconi) abbia contattato gli avvocati associati dello studio August Debouzy perché lo mettessero in contatto con L’RN. Le sue reiterate ed azzeccate previsioni sulle recessioni degli ultimi anni gli hanno fatto guadagnare il soprannome di “Docteur Catastrophe”...
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30 MILA AGENTI E LASTRE PER SARACINESCHE
MISURE di sicurezza imponenti in vista dei possibili raduni di piazza che questa sera dopo il voto sono attesi a Parigi. L’eliseo ha schierato un esercito di 30.000 uomini, ma tutti si organizzano come possono. I negozi del centro hanno blindato le vetrine con l’aiuto di apposite ditte che forniscono lastre di metallo su misura. Molti distributori bancomat sono stati smontati. Una protezione speciale è stata chiesta dai negozi di cellulari, i più colpiti nei disordini al termine delle manifestazioni.
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