Caitlin Clark, il fenomeno del basket
Il Manifesto
Sabato 11 Gennaio 2025
Pagina 18
WNBA » LA PLAYMAKER DELLE INDIANA FEVER DI INDIANAPOLIS CHE ACCENDE IL TIFO E FA IL TUTTO ESAURITO NEGLI STADI
LUCA MANES
Se la rivista statunitense Time l’ha incoronata atleta dell’anno alla tenera età di 22 anni e Forbes la ritiene tra le 100 donne più potenti del pianeta, forse rimangono pochi dubbi su quanto Caitlin Clark stia rivoluzionando il basket femminile a stelle e strisce e non solo. Perché la Clark ormai è un fenomeno globale, un esempio da seguire per milioni di ragazzine appassionate dello sport inventato da James Naismith nel 1891. La ragazza, che gioca nel ruolo di playmaker, è dotata di un tiro fenomenale e di una tecnica di base che ha pochi eguali al mondo, tanto che le sue doti di passaggio sono ormai proverbiali. Però è rimasta umile, almeno così raccontano i media di settore, che parlano anche di una grande fede cattolica legata alle origini siciliane della famiglia. Nata e cresciuta a Des Moines, nello stato della corn belt dell’Iowa, ha frequentato l'omonimo college, dove fin dagli esordi ha iniziato a mettere il suo marchio sul mondo della palla a spicchi degli USA. A proposito di basket universitario, qui comincia la prima delle pietre miliari che la contraddistinguono: due delle tre partite di pallacanestro più viste in tv negli Stati Uniti negli ultimi sei anni sono state sue partite del college. La Clark ha attirato più spettatori di LeBron James e Stephen Curry, tanto per capirci.
Scontato che sia diventata la prima scelta della lega professionistica femminile, la WNBA, e, visto il carattere e il background personale, che sia stata anche ben contenta di andare a giocare per le Indiana Fever. Ovvero si sia ritrovata a sfornare assist e inanellare tiri in un altro Stato della corn belt – che quindi per ritmi di vita è del tutto simile allo Iowa – ma soprattutto dove la pallacanestro è una religione (e Larry Bird è stato il suo profeta indiscusso). Insomma, meglio Indianapolis che i grandi palcoscenici di New York o Los Angeles. L’impatto sulla franchigia, come dicono oltre oceano, è stato immenso fin da subito: le Fever sono passate da una media di 4.100 spettatori a partita a uno stratosferico 17.200.
Quando va in trasferta, Clark gioca davanti a un’arena sempre con il cartello del tutto esaurito, tanto che ben cinque squadre WNBA hanno traslocato in palasport più grandi per le gare che vedevano protagonista la sua squadra.
Quasi pleonastico sottolineare come abbia sbriciolato record su record sia a livello professionistico che di college – all’università è diventata la miglior marcatrice della storia, ovviamente. Per comprendere ancor di più la portata dell’avvento della Clark in uno degli sport più popolari dell'orbe terracqueo bastano due ulteriori «notiziole»: i post sui social dedicati a lei hanno ottenuto un numero di visualizzazioni e interazioni nel mondo inferiore soltanto ai già citati "King" James e Curry e uno studio ha stimato che la percentuale di aumento di interesse per la WNBA sia paragonabile a quello registrato per la NBA quando arrivò Michael Jordan. Scusate se è poco.
Eppure in questa storia di successo c’è un dato che stona e anche parecchio: sebbene lo sport femminile negli Stati Uniti stia crescendo in maniera esponenziale – il calcio è un altro caso di scuola – i salari delle atlete professionistiche sono ben lungi dal raggiungere la tanto agognata parità di genere. Se le prime scelte rispettivamente del 2024 e del 2023 della NBA, Zaccharie Risacher e Victor Wembanyama, nella loro stagione d'esordio hanno incassato 12 milioni di dollari, a Caitlin Clark è stato staccato un «misero» assegno di 76.535 dollari.
È palese che ci sia un bel pezzo di strada ancora da fare, con la premessa confortante per le dirette interessate che se sempre più sponsor volgeranno lo sguardo verso lo sport femminile il futuro potrebbe essere roseo.
Nel frattempo Clark pensa a vincere con la sua squadra, dopo aver fatto incetta di premi individuali. Con le Hawkeyes di Iowa aveva perso la finale nazionale nel 2023, mentre con le Fever nella stagione d'esordio si è fermata ai quarti di finale dei play off. Chissà, nei prossimi mesi potrebbe invertire questo trend di sconfitte con qualche tiro impossibile alla Steph Curry. Uno che, ça va vans dire, è un suo grande estimatore.
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