Finale tricolore, Germani sotto 0-2


A Bologna equilibrio per due quarti, poi la Virtus scappa: martedì gara 3 in città

15 Jun 2025 - Corriere della Sera (Brescia)
Di Luca Bertelli
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Era tutto molto complicato già alla vigilia, in più la Germani ha perso Ndour in gara 1. Ci ha provato, specie nella prima metà della partita, senza mai demordere sino alla fine, ma ha pagato dazio a una Virtus Bologna cinica, che ha indirizzato la sfida nel terzo quarto dopo essere stata sotto a lungo. Alla fine ha vinto 75-65. 

Martedì gara-3 in un Palaleonessa esaurito: Brescia deve vincere per restare in corsa per lo scudetto. Domanda da un milione di dollari. Più orgogliosi per una squadra azzoppata che dà l’anima e soccombe, oppure più arrabbiati per la sensazione strisciante (e bruciante) di non poter giocare al meglio una finale che il campo sta dimostrando molto più aperta di quanto si pensasse? La Germani non è stata perfetta nemmeno stavolta. E non poteva esserlo, senza Ndour (infortunato) e con le guardie titolari (Della Valle e soprattutto Rivers, quasi irritante) altalenanti. 

Eppure era ancora in partita nell’ultimo quarto, dopo essere svicolata sul -12 a causa di un parziale devastante della Virtus, un 15-0 a cavallo di secondo e terzo quarto, che è stato esiziale per le speranze bresciane. Poeta ci ha provato con quel poco che aveva, con un quintetto spesso bonsai, sovrastato a rimbalzo e mai troppo incisivo nel tiro dalla distanza, nonostante un Ivanovic tornato nella sua versione migliore. Persino in lunetta, numeri alla mano (sette errori), si poteva e doveva fare molto meglio in una gara bruttina, che ha ricordato le finali degli anni Ottanta e Novanta in cui si vinceva con la difesa e non con l’attacco. 

Nella propria metà campo, la Germani ha dato il meglio, con molto cuore e con acume tattico, nonostante la superiorità dei lunghi virtussini. In attacco è partita bene, ha tenuto botta per buona parte del secondo quarto, poi la flessione: troppi palloni sono stati regalati nei momenti-chiave, con Rivers spaesato come nella semifinale con Trapani. E anche Bilan, pur con molte attenuanti, non è mai stato un fattore.

Oltre a Ivanovic, sono state l’esperienza e l’orgoglio di Dowe e Burnell (21 punti, il migliore) a tenere viva Brescia quando poteva sprofondare: sul già raccontato 44-32 di inizio terzo quarto, il naufragio sembrava imminente. Invece questa squadra, come sempre, ha imbarcato acqua senza affogare e senza farsi divorare dall’ansia: sono qualità che restano il reale marchio di una stagione, comunque vada a finire, indimenticabile. La Germani era finita anche sul -13, poi in silenzio e a piccoli passi si è riportata sul -3 (53-50) verso la fine del terzo periodo, illudendo tutti. Qui è arrivata la mazzata: Akele, decimo uomo nelle rotazioni di Dusko Ivanovic e titolare inamovibile a Brescia sino all’anno scorso, ha segnato la «bomba» del +6. La gara era ancora aperta ma le energie erano finite, specie quelle nervose. Bologna ha vinto 75-65, senza dilagare, ma la differenza-canestri nei playoff non conta. Le partite vinte, sì: ora la Virtus è avanti 2-0, per prendersi lo scudetto gliene serve un’altra. Adesso però, da martedì sera (20.30), la serie si sposta al Palaleonessa, già esaurito da due giorni. Per la prima volta, in città, si gioca una partita-scudetto. Perché non vincerla e regalarsene un’altra? C’è un giorno in più di riposo da sfruttare, serva ai giocatori per recuperare energie e ai tifosi per ritrovare la voce. Si può (ancora) fare.

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5200 - Gli spettatori che si aspettano al Palaleonessa martedì per gara-3: il palazzetto è già esaurito da due giorni.

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